“Don Bosco credeva tantissimo nei suoi ragazzi e il mondo deve credere di più nei giovani: sono gli adulti che verranno dietro di noi”. Nella frase con cui ha concluso il suo intervento il rettor maggiore dei salesiani, don Angel Fernandez Artime, ha sintetizzato le motivazioni e le finalità di un evento senza precedenti. La casa generalizia dei salesiani, in via Marsala, ha infatti ospitato la presentazione del Don Bosco Global Youth Film Festival. Una rassegna che ha coinvolto in brevissimo tempo giovani di tutto il mondo: 116 nazioni e 1686 film, della durata da 1 a 10 minuti, presentati al concorso. Cinque categorie, premi individuali e un montepremi complessivo di 100.000 euro. Numeri ragguardevoli e premiazione finale il 19 novembre a Torino, nel teatro di Valdocco, culla della realtà salesiana.
La genesi del festival
“L’idea del festival – ha spiegato don Artime – è tutta di don Harris (Pakkam, direttore del festival, ndr) che aveva già realizzato in India un evento simile con oltre 3000 film. Ma una cosa così vasta era più complessa… I giovani però sempre sorprendono con la loro creatività”. E in effetti, come ha affermato don Harris, l’impegno è stato enorme.
Cinque categorie, 36 premi
“È stato un cammino provvidenziale, eravamo una squadra piccola, senza grande esperienza… Abbiamo cominciato a pianificare tutto a dicembre. Abbiamo lanciato il sito a luglio, con la possibilità di partecipare fino al 15 ottobre. Cento giurati da tutto il mondo hanno svolto la fase preliminare, ogni film è stato valutato da 3 persone di tre continenti diversi. Poi siamo arrivati alla Grande Giuria che ha selezionati 110 film da cui si sceglieranno i 36 premi. Non è una qualità hollywoodiana, tanti hanno partecipato non per i premi ma per il bene dei giovani, è stata un’esperienza bellissima” ha concluso don Harris.
Eppure, alcuni dei filmati proiettati durante la presentazione hanno dimostrato che il livello raggiunto è stato notevole. Tanto che è emersa l’idea di una vera e propria scuola di cinematografia, legata alle istituzioni accademiche salesiane. A partire dalla Pontificia Università, dove già è operativa la facoltà di comunicazioni sociali.
Unire e coinvolgere i giovani di tutto il mondo
Ma l’accento, più che sugli aspetti tecnici, è stato posto su quelli motivazionali. Come ha ricordato don Gildasio Mendes, consigliere generale per la Comunicazione sociale dei salesiani, “l’iniziativa, messa in cantiere ai tempi del mio predecessore don Filiberto Gonzalez, sta molto a cuore al nostro rettor maggiore e viene riproposta per unire e coinvolgere i giovani di tutto il mondo”.
“Ogni film è un inno di speranza per una vita e un futuro migliore” ha aggiunto, sottolineando che il tema del festival si rifà al messaggio di don Artime del 2021 “mossi dalla speranza”: “un appello a tutta la congregazione per promuovere il protagonismo dei giovani, per far ascoltare e diffondere la voce dei giovani in tutti i continenti, in tutte le nostre opere – ha detto don Mendes – Un’idea nata nel periodo più critico della crisi sanitaria” che “cammina sulla visione del Papa” e sulle sue ripetute esortazioni ai giovani.
La lezione dei giovani
“Perché abbiamo sognato questa iniziativa? – ha detto il rettor maggiore dei salesiani – Sappiamo quanto sia stata pesante la pandemia, con il lockdown, problemi di lavoro ed economici per tanti nel mondo. E allora perché non pensare a qualcosa di bello, simpatico, grande? A Valdocco Don Bosco chiedeva ‘preparatemi un po’ di musica per la domenica per i ragazzi dell’oratorio’. Oggi avrebbe fatto lo stesso. La finalità del festival è dare la parola ai giovani del mondo. Li portiamo nel cuore e non è sempre facile. C’è qualcosa di bello che si muove. Spesso noi adulti diciamo ai giovani come devono vivere, loro ci hanno dimostrato che hanno la capacità di pensare, la parola per esprimersi, ed è la lezione più preziosa”.
Una lezione che il prossimo anno si annuncia ancora più vasta e strutturata.