Papa Francesco dopo l’Angelus ha citato due storie. La prima, finita sui media di tutto il mondo. È quella di Ryan, il bambino marocchino caduto in un pozzo, una vicenda che ricorda la tragedia di Vermicino in cui morì Alfredino Rampi. La seconda, sconosciuta ai più, di un giovane migrante ghanese, morto di tumore, che la comunità del Monferrato ha aiutato a tornare nel suo Paese prima che fosse troppo tardi. Il S. Padre ha anche ricordato l’odierna Giornata per la Vita, quella contro le mutilazioni femminili e quella contro la tratta che si celebrerà martedì. Ecco le parole del Pontefice:
Ferite profonde
Cari fratelli e sorelle, Oggi si celebra la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Sono circa tre milioni le ragazze che, ogni anno, subiscono tale intervento, spesso in condizioni molto pericolose per la loro salute. Questa pratica, purtroppo diffusa in diverse regioni del mondo, umilia la dignità della donna e attenta gravemente alla sua integrità fisica. E martedì prossimo, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, si celebrerà la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Questa è una ferita profonda, inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana.
Tante ragazze – le vediamo sulle strade – che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città. Pensiamoci sul serio. Davanti a queste piaghe dell’umanità, esprimo il mio dolore ed esorto quanti ne hanno la responsabilità ad agire in modo deciso, per impedire sia lo sfruttamento sia le pratiche umilianti che affliggono in particolare le donne e le bambine.
La Giornata per la Vita
Oggi, in Italia, si celebra anche la Giornata per la Vita, sul tema “Custodire ogni vita”. Questo appello vale per tutti, specialmente per le categorie più deboli: gli anziani, i malati, e anche i bambini a cui si impedisce di nascere. Mi unisco ai Vescovi italiani nel promuovere la cultura della vita come risposta alla logica dello scarto e al calo demografico. Ogni vita va custodita, sempre! Noi siamo abituati a vedere, a leggere sui media tante cose brutte, notizie brutte, incidenti, assassinii… tante cose. Ma io vorrei oggi menzionare due cose belle.
La storia di Ryan
Una, nel Marocco, come tutto un popolo si è aggrappato per salvare Ryan. Era tutto il popolo lì, lavorando per salvare un bambino! Ce l’hanno messa tutta. Purtroppo, non ce l’ha fatta. Ma quell’esempio – oggi leggevo sul Messaggero-, quelle fotografie di un popolo, lì, aspettando per salvare un bambino… Grazie a questo popolo per questa testimonianza!
E quella di John
E un’altra, che è successa qui in Italia, e non uscirà sul giornale. Nel Monferrato: John, un ragazzo ghanese, 25 anni, migrante, che per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità, cosa avrebbe voluto fare, [ha risposto:] “Tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire”.
Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Questo ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, ci sono dei “santi della porta accanto”. Grazie per queste due testimonianze che ci fanno bene.
I saluti
Saluto tutti voi, romani e pellegrini! In particolare, quelli provenienti dalla Germania, dalla Polonia e da Valencia (Spagna); come pure gli studenti universitari di Madrid – sono rumorosi, questi spagnoli! – e i fedeli della parrocchia San Francesco d’Assisi in Roma. Un saluto speciale alle religiose del gruppo Talitha Kum, impegnate contro la tratta. Grazie! Grazie per quello che fate, per il vostro coraggio. Grazie. Vi incoraggio nel vostro lavoro e benedico la statua di Santa Giuseppina Bakhita. E a tutti auguro una buona domenica. E Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.