Otto anni fa iniziava il pontificato di Francesco. La fumata bianca dal comignolo della Sistina annunciava l’elezione del primo Papa sudamericano, il primo gesuita, il primo a chiamarsi come il Poverello di Assisi. L’inizio di un pontificato diverso da quelli che lo avevano preceduto, quello di San Giovanni Paolo II e poi quello di Benedetto XVI, concluso con l’inattesa rinuncia comunicata poco più di un mese prima.
Sorprese
Un pontificato che ha regalato tante sorprese in questi otto anni. Tanti doni per la Chiesa e per i fedeli. Tre le encicliche: dopo Lumen Fidei, impostata di fatto dal Papa emerito, Laudato si’ e Fratelli tutti. Cinque esortazioni apostoliche, dalla Evangelii Gaudium, autentico documento programmatico del pontificato, alla Gaudete et Exultate, sulla chiamata alla santità, fino alle tre post sinodali: Amoris Laetitia, di cui fra pochi giorni ricorrono i cinque anni dalla pubblicazione, con un intero anno dedicato al suo approfondimento; Christus Vivit, dedicata ai giovani; e Querida Amazonia. Numerose lettere apostoliche, tra cui ricordiamo solo la Patris Corde dedicata a S. Giuseppe. E poi discorsi, omelie, viaggi, compreso l’ultimo, storico in Iraq.
Gesti indimenticabili
Quello di Francesco è un pontificato diverso nello stile, come è normale che sia, con una fortissima impronta pastorale che purtroppo molti si ostinano a non voler capire. Fin dal suo primo discorso ai giornalisti che avevano seguito il conclave in cui esclamò “Come mi piacerebbe una Chiesa povera, per i poveri!”. Parole seguita dai fatti e da gesti inusuali, come la decisione di rimanere a vivere a S. Marta che tanto colpì l’immaginario collettivo. Ma anche da iniziative indimenticabili, di portata enorme: il viaggio a Lampedusa, la veglia per fermare l’attacco americano in Siria che avrebbe potuto avere conseguenze incalcolabili, il Giubileo della Misericordia, la preghiera solitaria in piazza San Pietro all’inizio della pandemia. E ancora il rapporto con Benedetto, la canonizzazione di tre Papi, la riforma della Curia, la continua ricerca del dialogo con le altre religioni…
E’ un pontificato destinato a lasciare il segno, impossibile da riassumere in poche righe. Per il quale, tuttavia, i cattolici devono ringraziare e continuare a pregare, come chiede sempre Francesco, per una missione che ha infinite difficoltà, interne ed esterne alla Chiesa.
Gli auguri del Vicario…
Al Papa sono giunti gli auguri da tutto il mondo. Ecco quelli che gli ha indirizzato il cardinale Angelo De Donatis, suo Vicario per la Diocesi di Roma:
…e quelli della Cei
i Vescovi italiani ricordano con gioia l’ottavo anniversario dalla Sua elezione al soglio pontificio. Il nostro augurio si fa riconoscenza per il dono della Sua parola, arricchita da segni e
iniziative che orientano il cammino delle nostre Chiese verso una nuova tappa evangelizzatrice. Siamo consapevoli, come Lei ha avuto modo di ricordarci, che «la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro». Con se stessi, con Dio, con gli altri, con gli ultimi.