Navarro e Giovanni Paolo II, memorie di un portavoce

Pubblicate le “note personali” del direttore della Sala stampa vaticana. Il curatore: “Capiva bene l’importanza della comunicazione”

Navarro
Il curatore Diego Contreras, Lina Petri, Giovanni Grasso, Valentina Alazraki, padre Federico Lombardi e Francesco Rutelli (C) Acali / Exaudi

Per 22 anni Joaquin Navarro Valls è stato portavoce del Papa. Un ruolo unico e un punto di vista privilegiato sulla storia della Chiesa e del mondo. Un’eredità importante che ora viene in qualche modo raccontata nel libro “I miei anni con Giovanni Paolo II – Note personali” (Mondadori), presentato lunedì 5 giugno nell’aula magna della Pontificia università della S. Croce. Una pubblicazione postuma per rispettare la volontà dell’autore, come spiega ad Exaudi il curatore Diego Contreras, professore di Analisi e Pratica dell’Informazione nella Facoltà di Comunicazione della stessa università. Un libro che racconta un pezzo di storia con una prospettiva molto intima.

“Durante i 22 anni del suo servizio Navarro prendeva appunti, anche se non di tutti gli eventi. Ma alla fine si tratta di circa 600 pagine. Non sapeva esattamente cosa ne avrebbe fatto ma gli sembrava giusto, poiché era stato testimone di tanti fatti da una posizione unica. Un editore americano gli chiese di scrivere un libro di memorie. Firmò un precontratto, pensando di riuscire in qualche settimana a prepararlo, poi si rese conto che era impossibile e rinunciò al milione di dollari che gli era stato proposto. Non gli dedicò più tempo. Noi della Facoltà di comunicazione, dove Navarro ha insegnato come professore visitante, perché credeva molto nella comunicazione della Chiesa, ci siamo offerti non di scrivere con lui il libro, perché sarebbe stata una cosa troppo personale, ma di rendere pubblicabili quegli appunti. E lui accettò”.

Tuttavia la pubblicazione avviene solo ora…

“Sì. Il nostro lavoro è stato selezionare, ordinare, a volte sintetizzare o migliorare la redazione degli appunti, talvolta presi al volo. Abbiamo aggiunto anche note sulle persone citate ma i testi sono quelli originali. Il libro corrisponde a un testimone che voleva aiutare a presentare la figura di Giovanni Paolo II da un punto di vista diverso, più dietro le quinte. Non è un libro delle avventure di Joaquin, non è un diario, si limita al periodo in cui è stato portavoce. Era consapevole di cosa stesse vivendo e riteneva opportuno che se ne lasciasse una traccia, anche con l’incertezza di non sapere cosa ne avrebbe fatto.

Dopo che aver lasciato la Sala Stampa voleva tornare alla medicina, il suo primo amore (negli ultimi anni lavorò al Campus Biomedico, ndr). E non voleva che le sue memorie fossero pubblicate mentre era vivo. Diceva ‘a chi può interessare?’. Inoltre era il momento della riforma della comunicazione della S. Sede e non voleva porsi come modello. Marc Carroggio (professore della Pusc e portavoce dell’Opus dei, ndr) lo convinse che invece era importante. Lo scorso autunno abbiamo parlato con il fratello Rafael e abbiamo convenuto che il tempo trascorso era sufficiente per rispettare la volontà dell’autore e abbiamo dato il via alla pubblicazione”.

Qual è l’eredità di Navarro per i professionisti della comunicazione?

“Era una persona che credeva nella comunicazione, aveva un fine senso giornalistico e della comunicazione istituzionale, pertanto sapeva quali erano i bisogni dei giornalisti e allo stesso tempo voleva che l’istituzione comunicasse. A volte soffriva quando non gli arrivavano le informazioni necessarie… Capiva perfettamente l’importanza per la società e per la politica dell’informazione giornalistica. Credeva, senza ingenuità, nel giornalismo e che le istituzioni possono comunicare la loro realtà nel modo giusto”.

E un ricordo dal punto di vista umano?

“La prima volta che l’ho incontrato in sala stampa, quando sono arrivato come giornalista da Madrid, fu molto cortese, per me era già un mito e ho trovato una persona molto alla mano. In quel momento pensai di chiedergli se lui, che era testimone di tanti eventi, stesse pensando di scrivere qualcosa ma mi vergognai e non gli chiesi nulla! Però ricordo perfettamente l’accoglienza e la simpatia con cui sapeva metterti a tuo agio nonostante la differenza di ruoli”

Il saluto del cardinale Parolin

Durante la presentazione, il rettore della Pusc, prof. Luis Navarro, ha letto un saluto del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in cui ha ricordato la “grande umanità”, il “notevole spessore umano”, di un “competente e apprezzato comunicatore” nonché la “dedizione alla Sede apostolica” e il rapporto con Giovanni Paolo II.

Alazraki: Navarro è stato ‘il’ portavoce

A moderare l’incontro è stata Valentina Alazraki, giornalista messicana “decana” dei vaticanisti, che con Navarro ha collaborato, prima ancora che divenisse portavoce, alla Stampa estera, lui presidente e lei segretaria. “Ricordo che stava conducendo una conferenza con il presidente della Fiat Gianni Agnelli e gli passarono un biglietto: ‘Il S. Padre ti aspetta a pranzo’. Fremeva per arrivare in tempo… e in quel pranzo il Papa gli chiese come avrebbe cambiato la comunicazione della Chiesa. È un libro su Giovanni Paolo II, non di Joaquin – ha detto – La comunicazione è imprescindibile per la società e anche per la Chiesa. Navarro non era “un” portavoce ma “il” portavoce”.

Navarro, “un cattolico giornalista”

E a proposito di portavoce, quello del Presidente della Repubblica Mattarella, Giovanni Grasso, ha ricordato come Navarro fosse “non un giornalista cattolico ma un cattolico giornalista. Ha capito l’importanza della comunicazione molto prima della politica e ha incarnato la figura del portavoce moderno con largo anticipo”.

Quei baci a Giovanni Paolo II

Alla presentazione sono intervenuti anche il successore di Navarro, padre Federico Lombardi, e Lina Petri, stretta collaboratrice del giornalista spagnolo. Al di là degli aspetti legati alla figura di Navarro, sono emersi molti dettagli personali. Lombardi ha sottolineato “i due punti del libro in cui dice di aver dato un bacio al Papa. Dimostra il grandissimo rispetto ma anche la profondità di rapporti grazie a cui diventa addirittura spontaneo dare un bacio al Papa. Un libro emozionante che arriva a far partecipare i giornalisti all’entusiasmo di compiere un’azione positiva attraverso la comunicazione”.

Quando Navarro rinunciò alle ferie

Lina Petri fu segnalata dallo stesso Navarro a Benedetto XVI come possibile successore alla guida della Sala Stampa. Fu il Pontefice a chiedergli se una donna potesse dirigere la comunicazione. “Eravamo dei privilegiati, un piccolo gruppo molto battagliero, elastici nel cambiamento. Navarro era bravo a trovare il lato positivo in ogni persona e sapeva motivarci, anche con gli incontri in occasione di feste o compleanni”.


Tra gli aneddoti, ha raccontato dell’estate successiva alla frattura del femore di Giovanni Paolo II, avvenuta alla fine di aprile del 1994. Il Papa rimase ricoverato un mese e poi dovette camminare a lungo con un bastone. “Quell’anno – ha detto Petri – Navarro rinunciò alle ferie per stare con il Pontefice e don Stanislao. Diceva che tutti se n’erano andati e non gli sembrava giusto lasciarli da soli a Castel Gandolfo. Gli portò un bastone che tuttavia dopo qualche tempo qualcuno accorciò, rendendolo inutilizzabile. Navarro tornò nel negozio a comprarne un altro ma il proprietario lo riconobbe e non si fece pagare”.

Romanità

Infine, l’ex sindaco di Roma all’epoca del Giubileo del 2000, Francesco Rutelli, ha sottolineato il modo in cui il Papa “trasmetteva in modo irresistibile la sua fede, mi ha cambiato la vita”. Ha anche reso omaggio all’impegno formativo e sociale dell’Opus Dei nella città e alla “romanità” che S. Josemaria Escrivà desiderava per tutti i membri dell’Opera, di cui Navarro faceva parte, come simbolo del legame con il successore di Pietro.