La Pontificia Università Gregoriana ha promosso una giornata di studio dedicata alla biblioteca del beato Papa Giovanni Paolo I. Un convegno che ha visto la partecipazione di esperti del pontefice veneto in occasione della pubblicazione della quarta edizione di “Illustrissimi”, edizioni Messaggero di sant’Antonio, con l’imprimatur papale siglato pochi giorni prima della morte. Un’edizione critica curata da Stefania Falasca, vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo I e vicepostulatrice della causa, che ripropone 40 lettere immaginarie scritte da Luciani e pubblicate nel 1976. Un’opera che, ha affermato il segretario di Stato vaticano e presidente della Fondazione, cardinale Parolin, “viene considerata il suo testamento umano, spirituale e pastorale”.
La biblioteca, un’“officina di lavoro”
Il convegno, dal titolo “Il magistero di Giovanni Paolo I alla luce della sua biblioteca”, è stato incentrato su quella che era una vera e propria officina di lavoro per Luciani, che la portò sempre con sé nella sua esperienza pastorale. Dei circa 5000 volumi che la costituivano, oggi ne sono stati ritrovati un migliaio. Dopo la sua morte, infatti, la biblioteca è stata parzialmente dispersa. La parte più consistente si trova attualmente nella Biblioteca Diocesana “Benedetto XVI” di Venezia.
Protocollo tra Gregoriana e Fondazione
Nel suo saluto, il rettore della Gregoriana padre Lewis ha ricordato il percorso accademico di Luciani, che della Pontificia università fu studente. Oggi Gregoriana e Fondazione Giovanni Paolo I hanno firmato un protocollo di intesa. Lo scopo è favorire programmi di ricerca e valorizzarne i risultati. Questa intesa suggella una collaborazione che prosegue da molto tempo. Ora l’obiettivo è rendere fruibile l’enorme mole di documentazione di Papa Luciani.
Dentro la biblioteca grazie a un video
È stato presentato anche il bel video “Ex Libris Albino Luciani: la Biblioteca ritrovata”. Realizzato dalla giornalista Teresa Kuang Yi Tseng, mostra la biblioteca, i libri del beato e l’opera di catalogazione. Dal convegno è emerso come questo lascito di enorme valore culturale sia “testimone della santità del Papa e attraverso ciò che viene catalogato e studiato si possa capire di più la sua figura”. Non a caso, il prof. Bucarelli, direttore del dipartimento di Beni culturali della Chiesa della Gregoriana, ha ricordato che, durante beatificazione, la reliquia esposta a S. Pietro era un manoscritto che “dà il senso della sua vita, del suo pensare, del suo riflettere sulle cose da fare”. La giornata si è conclusa con un’Ave Maria recitata dal cardinale Parolin per quanto accade in questi giorni in Terra Santa.