Si è conclusa a Cremona la 71ª Settimana Liturgica Nazionale sul tema “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome”. Quattro giorni di lavori e riflessioni per cercare la strada da percorrere per ridare centralità alla liturgia e soprattutto alla Messa domenicale nella vita dei fedeli. Un invito che era stato esplicitamente rivolto dal S. Padre in un messaggio ai partecipanti Le relazioni proposte hanno posto al centro della riflessione l’assemblea liturgica come luogo di comunione, di condivisione e di incontro con il Risorto presente nella storia. Come ha detto il vescovo di Crema Daniele Gianotti nella relazione conclusiva, bisogna proporre “una liturgia vissuta con verità, dignità e bellezza”.
La celebrazione della Messa che ha aperto la quarta mattinata della Settimana Liturgica è stata presieduta dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni. Hanno concelebrato l’Eucaristia i vescovi Maniago (Castellaneta), presidente del Centro di Azione Liturgica che ogni anno propone questo appuntamento nazionale di formazione e approfondimento liturgico, Gianotti (Crema) e Lafranconi (emerito di Cremona). Con loro, i sacerdoti iscritti al convegno e diversi presbiteri diocesani.
Il Messale strumento di unità
Nelle relazioni dell’ultimo giorno monsignor Angelo Lameri, docente di Liturgia presso la Pontificia Università Lateranense, ha provato ad analizzare lo «stretto legame che esiste tra Messale ed assemblea liturgica, la quale, lasciandosi provocare da questo strumento, è chiamata ad approfondire il rapporto che la lega alla Parola». Nella lettura proposta da Lameri, infatti, «soltanto in questo modo è possibile raccogliere l’invito conciliare a una vera riforma liturgica, secondo cui l’assemblea è parte attiva della celebrazione. Ed è il Messale stesso a porsi come strumento di unità: esso è testimone dell’obbedienza della Chiesa alla volontà del suo Signore, e dunque educa i fedeli a vivere, insieme, nello stesso modo».
Liturgia per interiorizzare la Parola
Monsignor Gianotti, delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Liturgia e la Catechesi, nella sua relazione finale ha cercato di costruire una sintesi degli interventi delle giornate precedenti con un taglio propositivo. «Guardare al futuro – secondo il vescovo di Crema – significa ragionare sulla missionarietà della Chiesa, che è già dinamica propria della celebrazione liturgica. Essa, infatti, è un atto pubblico, che rispecchia la vita della comunità e, a partire dalla stessa, ogni fedele è invitato ad interiorizzare la Parola portandola nel quotidiano». In quest’ottica diventa naturale la proposta di «una liturgia vissuta con verità, dignità e bellezza, con riti adattati alle comunità che li celebrano, così che ogni risorsa possa essere valorizzata e coinvolta in prima persona».
«Il cammino delle nostre comunità non si conclude di certo oggi – ha sottolineato il vescovo Maniago – perché il convenire dei credenti intorno alla Parola e all’Eucaristia continua nel tempo. Ciò che termina oggi è la nostra presenza nella diocesi di Cremona, che ringrazio, insieme alla quale abbiamo non solo riflettuto, ma vissuto il mistero della presenza di Dio nella storia». Non è mancato, da parte del vescovo diocesano, monsignor Napolioni, «un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti, insieme ad un sincero augurio al CAL di poter proseguire quel pellegrinaggio che è iniziato ormai settantuno anni fa, e che permette alle varie comunità del nostro territorio nazionale di riconoscersi come unica Chiesa».
Prossimo appuntamento a Salerno
L’evento ha coinvolto numerosi fedeli provenienti da tutt’Italia. La possibilità di partecipare sia in presenza che a distanza, ha dato modo ad oltre duemila persone di entrare in contatto, in vari modi, con i relatori e le riflessioni proposte, dando così un respiro effettivamente ampio all’intera manifestazione.
La prossima Settimana Liturgica Nazionale è in programma nell’agosto del 2022 nell’arcidiocesi di Salerno. Monsignor Andrea Bellandi, arcivescovo della città campana, ha inviato il proprio saluto ai presenti con un videomessaggio in cui si è detto «grato per l’occasione e felice di poter ospitare un evento tanto significativo per la Chiesa italiana».