Egregio Direttore,

Desidero ringraziarvi per le gentili parole che mi avete rivolto in questo periodo di malattia, in cui, come ho avuto modo di dire, la guerra mi sembra ancora più assurda. La fragilità umana, infatti, ha il potere di renderci più lucidi su ciò che dura e ciò che passa, su ciò che ci mantiene in vita e ciò che ci uccide. Forse è per questo che tendiamo spesso a negare i confini ed evitare le persone fragili e ferite: hanno il potere di mettere in discussione la direzione che abbiamo scelto, come individui e come comunità.

Vorrei incoraggiare voi e tutti coloro che dedicano il loro lavoro e la loro intelligenza all’informazione, attraverso gli strumenti di comunicazione che oggi uniscono il nostro mondo in tempo reale: a percepire tutta l’importanza delle parole. Non sono mai solo parole: sono fatti che costruiscono gli ambienti umani. Possono unire o dividere, servire la verità o farne uso. Dobbiamo disarmare le parole, disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di calma, di senso della complessità.

Mentre la guerra devasta comunità e ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità. Le religioni possono anche sfruttare la spiritualità dei popoli per ravvivare il desiderio di fratellanza e di giustizia e la speranza di pace.

Tutto questo richiede impegno, lavoro, silenzio, parole. Sentiamoci uniti in questo sforzo, che la grazia celeste non cesserà di ispirare e accompagnare.

Francesco

Roma, Policlinico Gemelli, 14 marzo 2025