Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza dell’Episcopato messicano (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale intitolato “Anno nuovo con speranza”.
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ASPETTO
Senza ignorare i gravi problemi del Paese e del mondo, ci sono tante brave persone che incoraggiano la nostra speranza. Non tutto è perduto!
Ad esempio, ci sono famiglie con risorse limitate che, in occasione di Natale e Capodanno, o nei giorni normali, preparano il cibo e lo regalano agli angoli delle strade a chi lì si guadagna da vivere vendendo qualcosa. Fanno lo stesso negli ospedali, con i parenti dei pazienti che soffrono tanti disagi. Una mia nipote, quando compiva gli anni uno dei suoi figli adolescenti, lo portò a regalare del cibo in alcuni angoli della nostra città. Questo è molto incoraggiante ed educativo. Con queste famiglie stiamo andando bene!
Di fronte alle migliaia di migranti che passano tra noi, desiderosi di raggiungere gli Stati Uniti, ci sono organizzazioni cattoliche e protestanti, e tante persone della società civile, che condividono con loro quanto possono. È vero che siamo sopraffatti, perché ormai siamo tanti; anche il governo è sopraffatto; ma molti fanno quello che possono per aiutare con cibo, acqua, alloggio, medicine e assistenza umanitaria. Queste persone salvano il Paese!
In occasione delle recenti festività natalizie, molte famiglie hanno vissuto insieme, si sono scambiate doni, hanno pregato, hanno partecipato alle celebrazioni liturgiche, e hanno anche invitato qualcuno che non aveva nessuno con cui godersi questi appuntamenti. Molti messicani residenti negli Stati Uniti sono tornati nella loro comunità per condividere con le loro famiglie e rafforzare le proprie radici. Quanto valgono queste famiglie!
Nelle comunità della mia regione, il governo ha schierato in gran numero soldati e poliziotti, per preservare la pace sociale, dopo i fatti di Texcapilla, dove i contadini si sono difesi dal gruppo criminale che li estorceva. Hanno smantellato le strutture dei loro falchi, costretto o assoldato giovani che avvertono i criminali che l’esercito si avvicina, così loro si nascondono e i militari hanno l’impressione che la regione sia in pace. Non è una soluzione definitiva, perché questi gruppi continuano a operare in altre comunità, poiché sono molto organizzati. Sono necessari più sistemi di intelligence per individuarli e privarli della forza di cui attualmente dispongono, date le armi pesanti di cui dispongono. Si sta facendo qualcosa per riportare la pace nella regione!
Alle celebrazioni liturgiche da me presiedute hanno partecipato numerose persone. I genitori e i nonni hanno portato i bambini, e non mancano i giovani che si impegnano anche nella loro parrocchia. Molte donne prestano servizio sia all’altare che portando la Santa Comunione ai malati e agli anziani. Sono comunità parrocchiali vive, che ci incoraggiano nella speranza!
Nove contadini del mio paese si sono organizzati per migliorare la loro produzione di peperoncino manzano (piccante) ed esportarlo negli Stati Uniti. Sono pagati in dollari e hanno fatto molto bene. Altri fratelli della stessa famiglia, i cui genitori li hanno allevati con grande sacrificio, coltivano e producono fiori di altissima qualità, come le orchidee, e li vendono in molte località del paese, addirittura esportandoli. L’organizzazione della comunità e della famiglia lascia ottimi dividendi. Se possibile!
DISCERNERE
L’episcopato messicano, nel Progetto Pastorale Globale 2031+2033, afferma: “Siamo felici e ringraziamo Dio per il dono della famiglia nel nostro popolo messicano. Questa realtà umana continua a essere motivo di speranza perché costituisce il luogo fondamentale dove si formano veri cittadini e cristiani per il nostro Paese. Quanto bene ci fa vedere la fedeltà, la dedizione, il lavoro quotidiano, l’amore del padre e della madre, delle nonne, degli zii e delle ragazze madri che allevano ed educano i figli” (49).
“Senza negare che nel cuore umano covano desideri di potere e di violenza, atteggiamenti egoistici e complicità con il male, affermiamo la bontà originaria e la capacità di conversione. Crediamo nella libertà e nella responsabilità umana come dono di Dio e che, sostenute dalla sua grazia e dalla forza del suo Spirito, ci permettono di fare il bene, aprendoci alla generosità e alla dedizione. Riconosciamo che sono molti di più i gesti quotidiani di compassione e di solidarietà che si realizzano nel profondo delle famiglie e delle comunità cristiane. Tutti sono segni di Redenzione e incoraggiano la speranza” (132).
“Ringraziamo Dio per questa nazione messicana alla quale amiamo e apparteniamo con orgoglio; Apprezziamo le grandi qualità che abbiamo come popolo: famiglia, giovane, solidale, inclusivo, disponibile, religioso, teologico, laborioso, accogliente, festoso, evangelizzatore, indigeno e meticcio. È qui che il Signore vuole esprimere il suo amore misericordioso e la sua vicinanza attraverso la sua Chiesa e proclamare con il nostro annuncio e la nostra testimonianza che c’è speranza e che dobbiamo innalzare il nostro cuore. Vogliamo mostrare che la speranza è la nostra certezza e il nostro cammino e ricordare che, nel corso della storia, il nostro popolo ha saputo superare momenti difficili dai quali è uscito più forte” (168).
“La nostra visione della realtà è permeata dalla sicura speranza di non camminare da soli. È vero che le forze e le miserie della nostra vita hanno a che fare con la fragilità delle nostre decisioni, ma anche e soprattutto con il Dio fedele che, nel suo Figlio, nostro Redentore, ci spinge avanti per condurci alla pienezza del suo Regno. San Giovanni Paolo II affermava con decisione nella Redemptor Hominis: «La risposta fondamentale ed essenziale… l’unica direzione dell’intelligenza, della volontà e del cuore è per noi questa: Gesù Cristo, Redentore dell’uomo; Cristo, Redentore del mondo. Vogliamo guardare a Lui, perché solo in Lui, Figlio di Dio, c’è la salvezza, rinnovando l’affermazione di Pietro “Signore, da chi andremo? Hai parole di vita eterna» (91).
ATTO
Radicati in Gesù Cristo, iniziamo quest’anno 2024 con l’obiettivo di costruire il nostro Paese nella giustizia, nella pace e nella fraternità. È possibile! Ci sono molte brave persone! Con questi sentimenti e la mia preghiera vi auguro un nuovo anno pieno di speranza.