Voti e speranza

Riflessioni sulle elezioni del 2024, speranza per l’unità nazionale e sfide che attendono gli Stati Uniti

Foto de Dan Dennis en Unsplash

Dopo una competizione elettorale unica, il popolo ha parlato, la maggioranza ha parlato e abbiamo un nuovo presidente eletto negli Stati Uniti d’America: Donald Trump, il 47esimo presidente, che eserciterà, per la seconda volta, il governo nazionale alla guida della Casa Blanca e i destini della nostra nazione.

Dico campagna “unica” perché è stata una disputa serrata, feroce, molto serrata per la presidenza. Secondo i sondaggi, ma oggi lascia a tutti un sapore agrodolce. Acrimonia, perché non è stato il dibattito elettorale più esemplare che abbiamo avuto come nazione, né per gli americani né per il resto del mondo.

Perché è stata una frenesia pubblicitaria soffocante, con apparizioni dei due candidati ovunque, su tutti i media e a tutte le ore; con un immenso spreco di denaro che dimostra l’impossibilità antidemocratica dei futuri candidati di accedere a incarichi di governo se non dispongono di una tale quantità di macchinari e risorse e, inoltre, una campagna elettorale non caratterizzata dalla presentazione seria e impegnata dei programmi di governo ma, al contrario, da rimostranze, violenze, errori, discorsi xenofobi, squalifiche, insulti, ecc.

La cosa bella sta nel fatto che, nonostante tutto quanto sopra, oggi confermiamo che il gioco democratico è avvenuto. Gioco democratico secondo il quale i cittadini e il popolo possono eleggere liberamente i propri governanti.

Ma, come hanno dimostrato innumerevoli sondaggi e analisi politiche, i postumi di questa campagna elettorale ci ritrovano con una nazione divisa e polarizzata, con più incertezze che risposte e con molto da sistemare negli eventi politici nazionali.

Oggi tutti gli americani, democratici e repubblicani, leader di partito e governanti, devono leggere – tra lo spoglio dei voti e i loro risultati – quali sono i gridi e le speranze degli americani, quali sono i valori e gli ideali che guidano la dimensione politica dei cittadini e delle comunità di questa nazione.

La vittoria del nuovo presidente e del Partito repubblicano è schiacciante – sia nel collegio elettorale che nel voto popolare, alla presidenza e al Congresso – e noi tutti speriamo che il presidente eletto e tutti i leader repubblicani siano all’altezza della fiducia che hanno in essi si depositano le sfide e le speranze che la nostra società nordamericana ha nel presente e nel futuro, sia al suo interno che nei confronti dell’intera comunità delle nazioni.


Tutti sogniamo leader al potere che abbandonino i loro interessi particolari nel perseguimento del bene comune, soprattutto i più vulnerabili e bisognosi della nostra società.

Ci auguriamo tutti che la voce del popolo espressa nei voti il ​​giorno delle elezioni del 2024 apra percorsi di solidarietà e di pace nazionale e internazionale. Si aprano strade di unità in questa Nazione, il cui motto lo esige: “E pluribus unum”, affinché tutti siamo uno; affinché nel rispetto gli uni degli altri e delle differenze non ci dividiamo né ci allontaniamo, ma, al contrario, ci incontriamo e progrediamo.

Tutte le questioni che fanno parte dell’agenda nazionale sono suscettibili di essere riviste e valutate ed è positivo che sia così. Tuttavia, quelli di noi che lavorano sulla questione della salute, protetta dalle norme dell’Affordable Care Act (ACA) popolarmente e colloquialmente noto come “Obamacare”, speriamo che la nuova amministrazione si prenda cura e preservi – in detta revisione – tutto ciò di positivo che l’attuale Legge contiene, soprattutto in relazione all’attenzione e ai benefici che Obamacare ha tratto nei confronti delle persone e delle comunità più trascurate e vulnerabili della nostra città e dell’intera nazione, una popolazione priva di risorse e, quindi, incapace di accedere a assicurazione medica ad alto costo nella nostra società.

Il presente e il futuro di questa grande nazione sono costruiti da tutti noi e insieme. I nostri migliori valori umani e religiosi devono essere incarnati nelle nostre azioni e parole quotidiane, in atteggiamenti e azioni permanenti che contribuiscono a prenderci cura del nostro sistema politico, democratico e del progresso economico, sociale e culturale della nostra nazione.

Riconosciamo la necessità di mettere ordine nei nostri confini e nei movimenti migratori verso la nostra nazione. Questo compito deve essere portato avanti senza xenofobia, senza pregiudizi sociali, senza discorsi violenti e squalificanti e, tanto meno, senza l’uso ingiusto e lo sfruttamento lavorativo di coloro che sono considerati “manodopera a basso costo”.

È evidente a tutti e non possiamo dimenticare che il progresso e il presente di questa nazione affonda le sue radici storiche nei milioni di uomini e donne che, nelle successive ondate migratorie e provenienti da ogni angolo della terra, hanno contribuito e oggi contribuiscono con la loro vita e i loro migliori sforzi e sacrifici per rendere gli Stati Uniti una grande patria e una terra di molti, di tutti: “E pluribus unum”.

Auguriamo al presidente e ai nuovi governanti e legislatori eletti per guidare il destino del nostro amato Paese “buon vento e buon mare”, perché il loro successo nel compito governativo deve risultare nel successo e nel beneficio di tutti.