Pellegrino penitente, di pace e di speranza. Così si definisce il Santo Padre nel videomessaggio indirizzato al popolo dell’Iraq alla vigilia della partenza per l’atteso viaggio nella terra di Abramo, in programma dal 5 all’8 marzo. Ecco il testo diffuso dalla Sala Stampa vaticana:
“Cari fratelli e sorelle in Iraq, assalam lakum! (pace a voi!) Tra pochi giorni finalmente sarò tra voi! Desidero tanto incontrarvi, vedere i vostri volti, visitare la vostra terra, antica e straordinaria culla di civiltà.
Vengo come pellegrino, come pellegrino penitente per implorare dal Signore perdono e riconciliazione dopo anni di guerra e di terrorismo, per chiedere a Dio la consolazione dei cuori e la guarigione delle ferite. E giungo tra voi come pellegrino di pace, a ripetere: ‘Voi siete tutti fratelli’. Sì, vengo come pellegrino di pace in cerca di fraternità, animato dal desiderio di pregare insieme e di camminare insieme, anche con i fratelli e le sorelle di altre tradizioni religiose, nel segno del padre Abramo, che riunisce in un’unica famiglia musulmani, ebrei e cristiani.
Cari fratelli e sorelle cristiani, che avete testimoniato la fede in Gesù in mezzo a prove durissime, attendo con trepidazione di vedervi. Sono onorato di incontrare una Chiesa martire: grazie per la vostra testimonianza! I tanti, troppi martiri che avete conosciuto ci aiutino a perseverare nella forza umile dell’amore.
Avete ancora negli occhi le immagini di case distrutte e di chiese profanate, e nel cuore le ferite di affetti lasciati e di abitazioni abbandonate. Vorrei portarvi la carezza affettuosa di tutta la Chiesa, che è vicina a voi e al martoriato Medio Oriente e vi incoraggia ad andare avanti. Alle terribili sofferenze che avete provato e che tanto mi addolorano, non permettiamo di prevalere. Non arrendiamoci davanti al dilagare del male: le antiche sorgenti di sapienza delle vostre terre ci orientano altrove, a fare come Abramo che, pur lasciando tutto, non smarrì mai la speranza; e fidandosi di Dio diede vita a una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Cari fratelli e sorelle, guardiamo le stelle. Lì è la nostra promessa.
Cari fratelli e sorelle, ho tanto pensato a voi in questi anni, a voi che molto avete sofferto, ma non vi siete abbattuti. A voi, cristiani, musulmani; a voi, popoli, come il popolo yazida, gli yazidi, che hanno sofferto tanto, tanto; tutti fratelli, tutti. Ora vengo nella vostra terra benedetta e ferita come pellegrino di speranza.
Da voi, a Ninive, risuonò la profezia di Giona, che impedì la distruzione e portò una speranza nuova, la speranza di Dio. Lasciamoci contagiare da questa speranza, che incoraggia a ricostruire e a ricominciare. E in questi tempi duri di pandemia, aiutiamoci a rafforzare la fraternità, per edificare insieme un futuro di pace. Insieme, fratelli e sorelle di ogni tradizione religiosa.
Da voi, millenni fa, Abramo incominciò il suo cammino. Oggi sta a noi continuarlo, con lo stesso spirito, percorrendo insieme le vie della pace! Per questo su tutti voi invoco la pace e la benedizione dell’Altissimo. E a tutti voi chiedo di fare lo stesso di Abramo: camminare nella speranza e mai lasciare di guardare le stelle. E a tutti chiedo per favore di accompagnarmi con la preghiera. Shukran! (Grazie!)”.