Veglia di preghiera per l’Italia

Organizzata da Rinnovamento nello Spirito Santo con la partecipazione del card. Gambetti

preghiera per l'Italia
Il cardinale Gambetti durante la veglia Credit: Daniela Di Domenico

Una veglia di preghiera per l’Italia: è l’iniziativa promossa dal Rinnovamento nello Spirito Santo che si è tenuta giovedì sera, al termine della Messa in Coena Domini, nella Basilica dei Santi Apostoli, nel cuore di Roma. Un forte momento di spiritualità e di condivisione fraterna nel segno della preghiera, per la rinascita di tutto il Paese, giunto dopo la conclusione della Via Crucis itinerante “Italia, lascia passare la Croce di Gesù!”, il giorno prima.

La veglia ha visto protagonisti i rappresentanti delle autorità ecclesiali, civili, politiche e sanitarie: il sindaco di Roma Virginia Raggi, il ministro per gli affari regionali Maria Stella Gelmini, il preside della facoltà di medicina dell’Università cattolica “Gemelli” Rocco Bellantone e il vicario del S. Padre per la Città del Vaticano cardinale Mauro Gambetti. La veglia ha alternato canti, momenti di preghiera e testimonianze.

Martinez: no alla fede tra parentesi

Ad introdurre l’iniziativa è stato il presidente del Rinnovamento, Salvatore Martinez: “Il nostro Paese non può mettere tra parentesi la propria fede e non può delegare al Cielo la responsabilità di ciò che accade sulla terra e che passa proprio dal coraggio che la fede deve suscitare, nella mente, nei cuori, nella volontà di ogni credente – ha detto – Niente più della preghiera è principio unificatore e pacificatore del reale, perché chi prega vede la storia con occhi nuovi, vede il prossimo come amico e non come un estraneo o un nemico. Chi prega ha una diversa intelligenza della realtà e gode dell’eredità di una saggezza antica, quanto antica è la Parola di Dio. Pregando, noi non siamo solo più forti interiormente, ma ritroviamo la misura del nostro essere cittadini, recuperiamo il senso del limite, il valore del Creato, la grazia della Provvidenza”.

Crisi spirituale

Martinez ha sottolineato che non si tratta solo della pandemia: “Non nascondiamocelo: il mondo vive una drammatica crisi spirituale, che è madre di tutte le altre crisi vigenti. Prima che morali, dobbiamo tornare ad essere donne, uomini spirituali. Non è tempo di essere distratti o attratti da ciò che ci fa rifuggire dall’impegno di costruire “una nuova civiltà dell’amore”, per dirla con San Paolo VI; “una nuova cultura del soprannaturale o della Pentecoste”, per recuperare la consegna di San Giovanni Paolo II al RnS; “un nuovo sviluppo sociale ancorato sullo spirituale“, per dare credito a Benedetto XVI; “una nuova fraternità universale, riconciliata e misericordiosa”, per dare ascolto all’invito reiterato di Papa Francesco”.

Rimettere Dio nelle vicende umane

“Il covid-19 reclama nuova passione, per Dio e per l’uomo – ha continuato – Urge reincludere Dio nelle nostre vicende umane; siamo andati avanti troppo allegramente e ora la coscienza collettiva chiede che si saldi il nostro debito di carità e di profezia. Sì, possiamo amare di più. Amarci di più e non lasciare senza amore tutto ciò che ci circonda. Ce lo hanno insegnato i nostri padri, specie i grandi padri della nostra Nazione”.

La preghiera di Raggi

Una preghiera per il bene comune, dunque. “Tutti noi, Amministratori, abbiamo bisogno di testimoniare un nuovo amore nel servizio alla gente, un rispetto maggiore per la difesa e la promozione della dignità della donna e dell’uomo – ha detto Virginia Raggi – Invochiamo su di noi e sulla nostra gente il perdono di Dio, per tutte le nostre non corrispondenze, per ogni svilimento dell’onestà e della carità sociale, per ogni nostra chiusura di cuore. Siamo chiamati a onorare i diritti dei più deboli e dei tantissimi impoveriti dal coronavirus, donne e uomini, anziani e bambini, che invocano considerazione e non la trovano, che attendono aiuto, provvidenza, giustizia e non le incontrano”.

Il ministro: superare le divisioni

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Maria Stella Gelmini, Salvatore Martinez e Virginia Raggi Credit: Daniela Di Domenico

Sulla stessa linea Maria Stella Gelmini: “Non possiamo nascondere i tanti disastri che la pandemia ha generato. Siamo stati travolti da mille necessità e abbiamo conosciuto, noi per primi, la fragilità del potere e le contraddizioni di una politica spesso inadeguata alle emergenze che si sono determinate. Riconosciamo i nostri limiti, i nostri errori e sentiamo il bisogno di superare egoismi, divisioni e un uso strumentale del potere, cose che scandalizzano e che non ci fanno avanzare nel servizio al bene comune e nella custodia della moralità pubblica. Questa sera vogliamo invocare da Dio, per tutti i politici, una nuova passione di servizio, in special modo a vantaggio di tutte quelle categorie davvero a rischio di sopravvivenza”.

Il sacrificio dei sanitari

“Mai, come in questo anno di pandemia, gli Stati del mondo hanno dato al “diritto alla salute” primazia su ogni altro diritto, pubblico e privato – ha affermato il prof. Bellantone – Mai, come in questo tempo, il potere scientifico e le istituzioni socio-sanitarie hanno regolato la vita delle Nazioni e la capacità decisionale delle Istituzioni politiche. Ci siamo trovati catapultati dentro attese e responsabilità inimmaginabili; talvolta non abbiamo saputo aiutare la gente come avremmo voluto o potuto. Signore, Ti chiediamo perdono se non abbiamo saputo adempiere alla nostra missione”.


Poi il ricordo del “sacrificio dei giusti, dei nostri colleghi medici, 345 solo nel nostro Paese, che, infettati dal virus, hanno perso la vita per prestare servizio ai malati”. E in particolare l’ultimo della lista, Tolmino Rossi, che era anche Coordinatore diocesano del Rinnovamento nello Spirito a Fermo. “Invochiamo la Tua misericordia su tutte le famiglie colpite da lutto a causa del coronavirus – ha concluso il medico – Ti presentiamo tutti i nostri ammalati, i più anziani, i più soli, i più bisognosi tra loro: possano ricevere la grazia della Tua guarigione”.

Gambetti: la richiesta di perdono

“Tutti fratelli, ci ricorda continuamente Papa Francesco – ha detto il cardinale Gambetti – Siamo chiamati a costruire una nuova fraternità umana, perché “nessuno si salva da solo”, nessuno può farcela da solo, nessuno può più bastare a se stesso. La pandemia, se fosse stato necessario, ce lo ha insegnato, mettendo a nudo tutte le nostre umane debolezze. Dio, Padre di ogni misericordia, volgiamo a Te i nostri cuori stanchi, provati, arrabbiati, delusi, confusi, amareggiati, preoccupati, feriti”.

E ha concluso la sua preghiera: “Perdonaci, Signore Gesù, per tutte le nostre mancanze di fede, di speranza, di carità. Perdona la Tua Chiesa, quando vanifichiamo la Tua passione e morte aderendo al peccato, che Tu hai inchiodato sulla croce, lasciando che prevalga sulla grazia, incuranti della Tua risurrezione, che ci ha resi più che vincitori dinanzi al male, al maligno, alla morte. Rinnova in noi lo stupore per il Vangelo, la fiducia in tutte le promesse di vita nuova che ci hai lasciato in eredità. Signore, Ti preghiamo: nel tempo della pandemia e in ogni stagione, rendici sempre audaci testimoni della risurrezione”.

Una testimonianza toccante

Infine, tra le testimonianze, particolarmente commovente la storia di Maria Pia Landini, che a 8 anni, nel giro di sei mesi, ha perso il fratellino e i genitori. Poi si è sposata con Antonio, all’inizio non credente e convertitosi dopo l’ennesimo lutto, la perdita del primogenito Tommaso a 21 anni. Un cammino in comune nel Rinnovamento. Poi l’irruzione del covid: Antonio è morto dopo 18 giorni di agonia e proprio il giorno prima della veglia si sono tenuti i suoi funerali. “Il mio cuore è trafitto dal dolore, ma in Dio è l’unica mia fonte di pace, così che io non abbia a sentirmi abbandonata e sopraffatta” ha concluso la signora Maria Pia.