Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i pellegrini dell’Arcidiocesi di Ozamiz (Filippine).
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:
Eccellenza,
cari fratelli e sorelle, buongiorno a tutti!
Do il mio benvenuto a tutti voi, in particolare all’Arcivescovo Jumoad, mentre festeggiate il cinquantesimo anniversario dell’attuale Arcidiocesi di Ozamiz con un pellegrinaggio mariano in Europa. Grazie per la vostra visita!
È giusto celebrare il vostro Giubileo d’oro in questo modo, con un pellegrinaggio. Infatti, il pellegrinaggio ai santuari è una chiara espressione di fiducia in Dio. I pellegrini portano nel cuore la loro fede, la loro storia, le gioie, le ansie, le speranze e le preghiere personali. Penso alla storia biblica di Anna, la madre del profeta Samuele. Si recò al santuario di Silo con tristezza, ma allo stesso tempo con umile fiducia, per chiedere a Dio il dono di un figlio. Lì il Signore ascoltò la sua preghiera ed esaudì il suo desiderio (cfr 1 Sam 1,12-17). Nei santuari incontriamo il tenero amore del Padre che ha misericordia di tutti. E questa misericordia ci viene spesso manifestata attraverso la nostra santa Madre, Maria, che ci insegna ad accogliere Dio nella vita e che, proprio perché madre, sa porre le nostre necessità davanti a Gesù, come fece per gli sposi a Cana (cfr Gv 2,3-5). A me piace che il gesto di Maria, quello che la dipinge come è, è quello di indicare Gesù. A Cana, cosa ha detto? “Fate quello che Lui dirà”. Maria mai indica sé stessa, Maria indica il Signore, sempre indica il Signore. È un gesto di madre, e generoso, perché lei mai ha voluto mettersi al centro, sempreil Signore.
Mi rallegra, quindi, che il vostro sia un pellegrinaggio mariano e che possiate fare sosta e pregare in diversi santuari dedicati alla Madonna. È Maria, infatti, a mostrarci che essere discepoli di Gesù implica sempre ascoltare la sua parola, meditarla nel cuore (cfr Lc 2,19) e poi portarla agli altri, come impariamo quando va a visitare l’anziana parente Elisabetta (cfr. Lc 1,39-56). Possiamo dire che la Vergine Maria è stata la prima discepola missionaria. Spero che questo pellegrinaggio aiuti ciascuno di voi a essere come lei: discepoli missionari trasformati dall’incontro con il Signore e rinnovati nello zelo di testimoniare la sua presenza, la sua compassione e il suo amore.
Nello stesso tempo, cari fratelli e sorelle, auguro che gli altri eventi e celebrazioni previsti per il Giubileo ispirino tutti i membri della comunità arcidiocesana ad approfondire la consapevolezza della chiamata battesimale a vivere sempre come fedeli discepoli del Signore. In questo modo, nutrita dalla predicazione della Parola di Dio e dalla celebrazione dei Sacramenti, la Chiesa che è in Ozamiz potrà contribuire alla diffusione del Regno di Dio, Regno di giustizia, di unità e di pace.
A questo proposito, esorto le vostre parrocchie e comunità ad essere esemplari nel praticare le opere di misericordia e nell’essere vicini a tutti, specialmente alle famiglie, ai giovani, ai malati, agli anziani e ai poveri, con la carità di Gesù. Questo richiede anche di essere amministratori responsabili del creato, nella consapevolezza che la cura per l’altro e quella per la nostra casa comune sono intimamente legate (cfr Laudate Deum, 3). Mentre guardate al futuro, vi incoraggio a camminare insieme in solidarietà fraterna, ascoltandovi l’un l’altro e soprattutto ascoltando lo Spirito Santo, che guida la Chiesa nel discernere percorsi nuovi e creativi per l’annuncio del Vangelo.
Carissimi, contate sulla mia vicinanza spirituale mentre iniziate il vostro pellegrinaggio. Possano queste giornate essere occasione di grazia per ciascuno di voi e portare frutto nel desiderio di continuare il vostro cammino di fede. Vi affido all’amorevole intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, e assicuro la mia preghiera per voi, per le vostre famiglie e per il popolo di Dio nell’Arcidiocesi di Ozamiz. Vi benedico tutti di cuore e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.