“Continuando la nostra preghiera per la pace, faccio appello ai miei compatrioti affinché abbiano un cuore aperto e ospitale per i rifugiati dall’Ucraina che vorranno venire in Polonia a trovare rifugio dalla guerra”. Lo ha scritto l’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza Episcopale Polacca in un appello per i rifugiati dell’Ucraina.
Di fronte alle notizie di un ulteriore incremento della tensione in Ucraina, il presidente dell’Episcopato ha sottolineato che “ognuno ha diritto alla vita nella pace e in sicurezza. Ognuno ha diritto di cercare per sé e per i propri cari condizioni che gli garantiscano una vita sicura”.
Il presidente ha ricordato che negli ultimi anni la Polonia ha aperto le sue porte ai nuovi arrivati dall’Ucraina. “Abitano tra noi, lavorano insieme a noi, pregano nelle chiese polacche e studiano nelle scuole polacche”.
Mobilitata la Caritas
L’arcivescovo Gądecki ha chiesto che l’ospitalità per i rifugiati trovi la sua espressione concreta “nel supporto delle nostre organizzazioni caritative – Caritas Polska, Caritas diocesane e parrocchiali e altre associazioni”. Ha aggiunto che Caritas Polska ha preparato un programma di sostegno aggiuntivo per i rifugiati dall’Ucraina in caso di ulteriore incremento della tensione e delle ostilità.
Aiuti dall’Ordine di Malta
Sul campo, intanto, anche l’Ordine di Malta sta cercando di contribuire ad alleviare le sofferenze della popolazione. In questi giorni si è intensificato il flusso di profughi verso la Russia dalle regioni sotto il controllo dei separatisti. Condizioni di grande incertezza e disagio psicologico.
“La richiesta di aiuto psicologico e di corsi di primo soccorso va oltre le nostre capacità. È dal 2014 che conviviamo con il conflitto nel nostro paese, ma negli ultimi due mesi la situazione è notevolmente peggiorata”, racconta Pavlo Titko, direttore di Malteser Ucraina che, insieme a Malteser International, l’agenzia di soccorso internazionale dell’Ordine di Malta, garantisce dal 2015 sostegno psicologico agli sfollati nelle regioni di confine Luhansk e Donetsk.
“Soprattutto le persone che soffrono per lo sfollamento dalla loro terra, stanno rivivendo vecchi traumi. Molti di loro si chiedono: a che intensità di conflitto bisogna scappare, quali sono i criteri giusti per prendere questa decisione? Inoltre, la questione principale che emerge, sempre durante la terapia e le sessioni di gruppo, è: Come mi comporto con i bambini? Come gli spiego che forse potremmo dover lasciare la nostra casa? Come gli parlo della guerra?”, racconta Titko.
Condizioni economiche difficili e Covid-19
Inoltre, le condizioni economiche in Ucraina stanno peggiorando. Quasi ogni giorno il costo della vita continua ad aumentare. “Le persone non sanno cosa aspettarsi: in molte di quelle che assistiamo registriamo depressione e un crescente timore per il futuro. Dopo sette anni di paura, le persone sviluppano ansia patologica”, spiega Titko.
Inoltre, sebbene la paura della guerra stia sostituendo la forte preoccupazione per il Covid-19, il numero di infezioni in Ucraina rimane alto.
Lo scorso anno, Malteser International ha fornito sessioni individuali o di gruppo a 6.491 sfollati, telemedicina psichiatrica e psicoeducazione rispettivamente a 235 e 4.907 persone in Ucraina.