“In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!”. È l’ennesimo, accorato appello di Papa Francesco per la fine della guerra in Ucraina. Nel nono anniversario della sua elezione al soglio di Pietro, il S. Padre ha usato parole insolitamente dure per condannare “l’inaccettabile aggressione armata”. Ha anche chiesto di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Infine, ha ribadito che “chi appoggia la violenza” profana il nome di Dio. Parole in evidente contrasto con le ripetute dichiarazioni di sostegno all’invasione russa dell’Ucraina pronunciate dal Patriarca ortodosso Kirill. Parole che, sul piano diplomatico, riportano indietro di anni le relazioni così faticosamente costruite fino ad ora tra Roma e Mosca.
Le parole del S. Padre
Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!
Aumentare la preghiera
Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace.