Uccisi per aver nascosto gli ebrei
L’Anniversario del martirio della famiglia Ulma

Il 24 marzo ricordiamo l’anniversario della morte di una famiglia polacca, gli Ulma, che furono trucidati dai tedeschi per aver nascosto gli ebrei. La mattina di quel giorno, ottantun anni fa, cinque gendarmi tedeschi e diversi poliziotti si presentarono alla loro casa nel villaggio di Markowa e uccisero prima gli ebrei, poi Józef e Wiktoria (che era incinta) e infine i loro sei figli. Gli Ulma furono tra le migliaia di polacchi uccisi dai tedeschi per aver nascosto gli ebrei allora non dobbiamo meravigliarsi che i polacchi sono il gruppo più numeroso tra i Giusti tra le Nazioni onorati nel Memoriale Yad Vashem. Invece la Chiesa ha riconosciuto il martiro dell’intera famiglia: il 10 settembre 2023 è stata celebrata proprio a Markowa la Messa di beatificazione presieduta dall’inviato del Pontefice, il Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il card. Marcello Semeraro.
Józef e Wiktoria Ulma erano abitanti del villaggio di 4.500 abitanti di Markowa situato allora, cioè prima della guerra, nel Voivodato di Leopoli, l’attuale Voivodato di Podkarpacie. Nel 1939 Hitler cominciò la II guerra mondiale attaccando ed occupando la Polonia, nel 1941 i tedeschi decisero di eliminare gli ebrei e l’anno successivo svilupparono il “piano generale di sterminio” di 11 milioni di ebrei in Europa. In quel periodo nella Polonia occupata vivevano quasi 4 milioni di ebrei che corrispondevano al 10% della popolazione polacca. E per questo motivo i tedeschi organizzarono i campi di sterminio proprio nelle aree occupate della Polonia, tra cui il famigerato lager di Auschwitz. Anche se i polacchi stessi furono oggetto di persecuzioni, intrapresero una vera campagna di aiuto agli ebrei, condotta dalle organizzazioni e associazioni clandestine, tra cui il Consiglio per gli aiuti agli ebrei detto “Zegota” fondato già nel 1942.
Anche la Chiesa fu impegnata, organizzando aiuti materiali, nascondendo gli ebrei nelle case religiose e nei monasteri, incoraggiando ogni forma di aiuto, soprattutto attraverso l’esempio personale dei vescovi, dei sacerdoti e delle suore, che realizzavano in quei tempi bui e disumani l’idea dell’amore cristiano per il prossimo. Va ricordato un fatto importantissimo: gli occupanti tedeschi introdussero in Polonia una legge – unico caso in tutta l’Europa occupata – che puniva con la pena di morte qualsiasi aiuto dato agli ebrei. In quel periodo della “caccia all’ebreo”, alla fine del 1942, nonostante la povertà e rischiando la vita, gli Ulma diedero rifugio a otto ebrei.
Józef Ulma era un personaggio molto conosciuto in tutto il villaggio di Markowa perché era una persona dotata di molti talenti e intraprendente: fu il primo a gestire un vivaio di alberi da frutta, diffondeva tecniche di coltivazione, si occupava dell’apicoltura e dell’allevamento del baco da seta, che incuriosiva tutti nel villaggio. Ma Ulma era anche un buon cattolico impegnato in varie attività sociali: lavorava nell’associazione della gioventù cattolica dove era bibliotecario e fotografo. La fotografia era la vera passione di questo contadino “illuminato”. Grazie alle migliaia di fotografie che scattò e che si sono conservate fino ad oggi, abbiamo bellissime immagini sue e della sua famiglia. Józef scelse come moglie una ragazza del villaggio, Wiktoria Niemczak, di 12 anni più giovane di lui. Fu un matrimonio molto riuscito e felice.
A Markowa abitavano circa 120 ebrei. Nell’estate e autunno del 1942 i tedeschi ammazzarono la maggior parte degli ebrei del villaggio. Sopravvissero soltanto gli ebrei che già prima si erano nascosti nelle case dei contadini polacchi. Una delle famiglie che prese l’eroica decisione di nascondere degli ebrei fu appunto quella degli Ulma. Nella loro casa trovarono rifugio otto ebrei: cinque uomini della famiglia Szall e Golda e Layka Goldman con la piccola figlia. Józef Ulma era conosciuto per la sua simpatia verso gli ebrei. Prima di ospitarli a casa sua, aiutò un’altra famiglia a fare un nascondiglio in una valle della zona. Sicuramente Ulma prese la sua eroica decisione spinto dall’amore verso il prossimo e dalla compassione, essendo cosciente della sorte che veniva riservata agli ebrei catturati dai nazisti.
All’alba del 24 marzo 1944 i tedeschi, con la copertura della polizia, entrarono nella fattoria degli Ulma, che si trovava ai bordi del villaggio. Subito dopo si udirono gli spari: per primi furono fucilati gli ebrei. I gendarmi chiamarono i cocchieri polacchi che li accompagnavano ad assistere alla fucilazione per far vedere loro come venivano puniti i polacchi che nascondevano gli ebrei. Uno dei cocchieri, Edward Nawojski, spiegò come dalla casa furono fatti uscire Józef e Wiktoria Ulma che in seguito furono trucidati. Il testimone raccontò che “durante le esecuzioni si sentivano grida tremende, il lamento delle persone e le voci dei bambini che chiamavano i genitori fucilati. La scena era veramente raccapricciante”. Dopo l’esecuzione i gendarmi tedeschi cominciarono a discutere cosa fare con i bambini: decisero di ammazzarli. Uno dei gendarmi, un ceco germanizzato, fucilò personalmente i bambini. Il cocchiere, obbligato ad assistere al massacro, riferì queste parole pronunciate dal gendarme: “Guardate come finiscono i porci polacchi che nascondono gli ebrei”.
Nel 2003 la Chiesa cattolica ha cominciato nella diocesi di Pelplin il processo di beatificazione di 122 martiri polacchi della Seconda guerra mondiale, tra cui Józef e Wiktoria Ulma e i loro figli. Ma il 20 febbraio 2017, la Congregazione delle Cause dei Santi ha permesso all’arcidiocesi di Przemyśl di continuare la fase diocesana del processo della sola famiglia Ulma, tenendo conto che vivevano e subirono il martirio in quella diocesi. Va sottolineato che tanti cattolici polacchi, come proprio gli Ulma, aiutavano gli ebrei mossi da sentimenti religiosi e come gesto dell’amore cristiano verso il prossimo.
Il processo di beatificazione della famiglia Ulma è durato 20 anni. Il 10 settembre 2023, nello stadio di Markowa, con la partecipazione del Ministro della Cultura e del Patrimonio Nazionale, prof. Piotr Gliński, si è svolta la cerimonia di beatificazione della famiglia Ulma. La solenne Messa è stata presieduta dall’inviato papale, prefetto del Dicastero per la canonizzazione, il card. Marcello Semeraro. È stata la prima volta nella storia della Chiesa che un’intera famiglia veniva elevata agli onori di altari.
In Polonia il giorno del martirio della famiglia Ulma, il 24 marzo, è celebrato come Giornata nazionale in memoria dei polacchi che salvarono gli ebrei durante l’occupazione tedesca. Tale Giornata è stata istituita dal Parlamento polacco nel 2018 su iniziativa del Presidente Andrzej Duda per commemorare i polacchi che, rischiando la vita, salvavano gli ebrei. E come si legge nel Talmud “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.
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