Il fallimento di Tupperware: un lamento per un’era di donne dimenticate

Riflessioni sul valore delle madri che hanno sostenuto la società da casa e sul significato dietro ogni Tupperware perduto

Pexels

Questa settimana ho letto con tristezza che Tupperware è in bancarotta. Mi sembra che questo fallimento rifletta qualcosa di più del semplice declino di un’azienda: è il simbolo di uno stile di vita oggi vituperato, ma che merita un riconoscimento storico. Era una società dove una grande percentuale di madri non lavorava fuori casa, lavorava intensamente tra le mura domestiche, colmando lacune e bisogni sociali che oggi, in loro assenza, devono essere coperti dallo Stato.

Queste donne preziose si sono prese cura delle generazioni successive – figli, nipoti – e delle generazioni precedenti – genitori, zii, nonni. Erano loro che conservavano i biscotti speciali per i visitatori in un Tupperware in fondo all’armadio. Comprarono i primi stampi in silicone per la torta della domenica e seppero distinguere quali plastiche erano adatte al congelatore o al microonde. Donne che hanno perso i loro Tupperware preferiti, quelli che avevano scelto con tanto amore, perché spesso non tornavano a casa quando i figli portavano, la domenica, lo stufato di carne o le lenticchie avanzate nella loro nuova vita, all’università o dai genitori proprie case. Non era solo il cibo che mandavano in quei contenitori, ma anche un pezzo di casa, un abbraccio sotto forma di lenticchie o di spezzatino.

Queste donne, quando si incontravano alle riunioni di Tupperware, condividevano le loro ricette, gli usi delle nuove plastiche rivoluzionarie e, inoltre, la solitudine della cucina, una solitudine raramente riconosciuta. Quegli incontri erano pieni di pioggia, idee e motivazione. E non si sono scambiati solo ricette di cucina, ma anche idee per il lavoro più importante: prendersi cura della famiglia. So che è stato così, perché sono stato, ho partecipato a quelle riunioni e le ho persino tenute a casa mia.

Il fallimento della Tupperware coincide con una settimana in cui ho sentito, più volte, la parola “mantenute” usata in modo nauseante per riferirsi a quelle donne, quelle madri che hanno dato tutto. A chi usa questo termine voglio ricordare quanto costa mettere al mondo un figlio. Se effettui una ricerca su Google, il prezzo della maternità surrogata vedrai che varia tra 50.000 e 200.000 euro, a seconda del paese.


Quanto costa un lavoratore domestico che lavora otto ore al giorno? Guadagna circa 900 euro al mese, purché il suo orario di lavoro non superi le 20 ore settimanali. Se devi collocare una persona anziana in una casa di cura, i prezzi variano tra 1.500 e 2.045 euro al mese.

Pensa a quelle donne della tua vita, a quelle che hanno partecipato alle riunioni di Tupperware, e osa chiamarle “mantenute”. Erano loro che mantenevano il Paese, che sostenevano una società che viveva come una famiglia.

Grazie per quegli anni condivisi, Tupperware, e grazie a tutte quelle donne, erroneamente chiamate “mantenute”.