Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Partecipanti ai Capitoli Generali di: Chierici di San Viatore, Chierici Regolari Minori (Caracciolini), Ordine dei Minimi, Suore Agostiniane del Divino Amore, Suore Riparatrici del Sacro Cuore e al Capitolo Provinciale della Provincia Cristo Re delle Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret.
Il Papa ai “Il futuro della Chiesa è nelle vostre mani e voi rappresentate la ricca diversità della vita consacrata. Oggi rifletteremo su due aspetti essenziali per la crescita personale e comunitaria: la bellezza e la semplicità. Queste due virtù sono fondamentali per vivere con autenticità la nostra vocazione e gioia, e ci aiuterà a costruire un futuro migliore per la Chiesa e il mondo”.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:
Grazie dell’incontro. Ci sono i Minimi; i Chierici Regolari Minori, Suore Agostiniane del Divino Amore, i Chierici di San Viatore, Suore Riparatrici del Sacro Cuore e le Missionarie di Sant’Antonio Claret.
Io farò una domanda prima di incominciare. Quanti novizie o novizi avete voi? Quanti? … Pregate, pregate. Ma come fate? Da dove vengono? [Rispondono]: “Da Asia, Africa e America Latina”. Eh, il futuro è lì. È vero. Voi? [Rispondono]: ”Otto”. Va bene. Voi? [Rispondono]: “17”. Guarda, e come fate? E voi? [Rispondono]: “12”. Ma, dobbiamo raddoppiare i numeri eh! Grazie della visita. A me piace domandare questo, perché è domandare per il futuro della vostra congregazione.
Rappresentate istituti e ordini religiosi diversi e di varia fondazione, le cui origini vanno dal sedicesimo al ventesimo secolo: Minimi, Chierici Regolari Minori, Suore Agostiniane del Divino Amore, Chierici di San Viatore, Suore Riparatrici del Sacro Cuore e Missionarie di Sant’Antonio Maria Claret. Nella vostra varietà, siete un’immagine viva del mistero della Chiesa, in cui: «a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito Santo per il bene comune di tutti» (1Cor 12,7), affinché nel mondo risplenda in tutta la sua luce la bellezza di Cristo. Non a caso i Padri della Chiesa definivano il cammino spirituale dei consacrati e delle consacrate: «filocalia, ossia amore per la bellezza divina, che è irradiazione della divina bontà» (San Giovanni Paolo II, Esort. Ap. Vita consecrata, 19). E questa strada, quanto lontana è dalle lotte interne, tante volte – no? –, da interessi che non siano quelli dell’amore. Vorrei perciò fermarmi a riflettere con voi su due aspetti della vostra vita che molto hanno a che fare con tutto questo: la bellezza e la semplicità.
Primo: la bellezza. Davvero le vostre storie, in circostanze, tempi e luoghi diversi, sono storie di bellezza, perché in esse traspare la grazia del volto di Dio: quella che nei Vangeli vediamo in Gesù, nelle sue mani raccolte in preghiera nei momenti di intimità col Padre (cfr Mt 14,23), nel suo cuore pieno di compassione (cfr Mc 6,34-44), nei suoi occhi accesi di zelo quando denuncia ingiustizie e soprusi (cfr Mt 23,13-33), nei suoi piedi callosi, segnati dalle lunghe marce con cui ha raggiunto anche le periferie più disagiate ed emarginate della sua terra (cfr Mt 9,35).
Le vostre fondatrici e i vostri fondatori, sotto l’impulso dello Spirito Santo, hanno saputo cogliere i tratti di questa bellezza, e corrispondervi in modi diversi, secondo i bisogni delle loro epoche, scrivendo pagine meravigliose di carità concreta, di coraggio, di creatività e di profezia, spendendosi nella cura dei deboli, dei malati, dei vecchi e dei bambini, nella formazione dei giovani, nell’annuncio missionario e nell’impegno sociale; pagine che oggi sono affidate a voi, perché continuiate l’opera da loro iniziata.
L’invito, allora, nei vostri lavori capitolari, è a “raccogliere il loro testimone” – tocca a voi prenderlo e andare avanti -, e a continuare come loro a ricercare e seminare la bellezza di Cristo nella concretezza delle pieghe della storia, mettendovi prima di tutto in ascolto dell’Amore che li ha animati, e lasciandovi poi interrogare dalle modalità con cui vi hanno corrisposto: da ciò che hanno scelto e da ciò a cui hanno rinunciato, magari con sofferenza, per essere per i loro contemporanei specchio terso del volto di Dio.
E questo ci porta al secondo punto: alla semplicità. Ciascuno di loro, in circostanze diverse, ha scelto l’essenziale – ha scelto l’essenziale, eh! – e ha rinunciato al superfluo, lasciandosi forgiare giorno per giorno dalla semplicità dell’amore di Dio che risplende nel Vangelo. Sì, perché l’amore di Dio è semplice e la sua bellezza è semplice, non è una bellezza sofisticata, no. È semplice, è alla mano. Preparandovi ai vostri incontri, perciò, chiedete anche voi al Signore di essere semplici, personalmente e anche semplici nelle dinamiche sinodali del cammino comune, spogliandovi di tutto ciò che non serve o che può ostacolare l’ascolto e la concordia nei vostri processi di discernimento; spogliandovi di calcoli, di ambizioni – ma l’ambizione, per favore, è una peste nella vita consacrata; state attenti a questo: è una peste –, invidie – è brutta l’invidia in una vita comunitaria; l’invidia a me piace vederla come la “malattia gialla”, una cosa brutta –, pretese, rigidità e qualsiasi altra brutta tentazione di autoreferenzialità. Saprete così leggere insieme, con sapienza, il presente, per cogliere in esso i «segni dei tempi» (Cost. past. Gaudium et spes, 4) e prendere le decisioni migliori per il futuro.
Come religiose e religiosi, del resto, voi abbracciate la povertà proprio per svuotarvi di tutto ciò che non è amore di Cristo e per lasciarvi riempire dalla sua bellezza, fino a farla traboccare nel mondo (cfr Lett. Enc. Laudato si’, Preghiera per la nostra terra), in qualunque luogo il Signore vi mandi e verso qualunque fratello o sorella Egli ponga sul vostro cammino, specialmente attraverso l’obbedienza. E questa è una missione grande! È una missione grande. E il Padre la affida a voi, membra fragili del corpo del suo Figlio, proprio perché attraverso il vostro “sì” umile appaia la potenza della sua tenerezza, che va oltre ogni possibilità, e che permea la storia di ciascuna delle vostre comunità. E non lasciare la preghiera, una preghiera dal cuore; non lasciare i momenti davanti al tabernacolo parlando con il Signore, parlando al Signore e lasciando che il Signore parli a noi. Ma la preghiera dal cuore: non quella dei pappagalli, no, no. Quella che viene dal cuore e che ci fa andare avanti nella strada del Signore.
Care sorelle, cari fratelli, vi ringrazio per il bene grande che fate nella Chiesa, in tante parti del mondo, e vi incoraggio a continuare la vostra opera con fede e generosità! Pregate per le vocazioni. È necessario che voi abbiate successori che portino avanti il carisma. Pregate, pregate. E state attenti nella formazione: che sia una buona formazione. Vi benedico, prego per voi e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.