Speranza
Motore dell'anima e faro nel cammino del Giubileo

«Spes non confundit», «la speranza non delude» (Rm 5,5). (…) (…) La speranza costituisce il messaggio centrale del prossimo Giubileo, che secondo un’antica tradizione il Papa convoca ogni venticinque anni. Queste parole della Bolla di indizione dell’Anno giubilare che stiamo vivendo ci invitano a riflettere sulla speranza.
Da un lato, la speranza è riconosciuta come uno stato affettivo che coinvolge le componenti della persona umana: la sfera somatica e quella emozionale, intimamente intrecciate. Infatti, secondo le attuali scienze sanitarie; Chi soffre di depressione spesso accusa una diminuzione delle proprie risorse immunitarie somatiche.
Secondo il professor Juan Manuel Burgos, nel suo libro: “Antropologia breve” (2010); Ogni persona è composta da tre componenti che ci permettono di comprendere il suo essere individuale, il suo sé: quella corporea, quella psichica e quella spirituale. La componente spirituale è costituita dalle facoltà dell’intelligenza e della volontà, con la sua proprietà eminente: la libertà personale. Attraverso il quale ognuno di noi è in grado di prendere decisioni che riguardano se stesso, in gran parte autodeterminandosi.
Secondo la conoscenza classica, l’attrazione provata verso un bene difficile da raggiungere, o un male difficile da evitare; Si chiama speranza. Chi ne è affetto, in un modo o nell’altro, si rende conto che vale la pena affrontare ciò che è immediatamente spiacevole, per poter poi godere di ciò che, in definitiva, è più prezioso.
La speranza come abitudine operativa, ovvero come disposizione stabile acquisita mediante la decisione personale di agire, è stata studiata soprattutto dal filosofo tedesco Josef Pieper (1904-1997). Un esempio è il compendio di alcune sue opere intitolato: “Le virtù fondamentali”. La speranza viene menzionata 205 volte. Pieper è considerato uno dei primi filosofi moderni ad esplorare l’idea di speranza nella vita umana, come ha affermato il suo studioso Bernard N. Schumacher nel suo libro del 2003, “A Philosophy of Hope: Josef Pieper and the Contemporary Debate on Hope”.
Seguendo Aristotele, nella sua Etica Nicomachea, si può notare che la speranza – la virtù – consiste in un giusto mezzo per agire, stabilito dalla retta ragione, nel modo in cui agirebbe una persona eticamente eccellente. La via di mezzo a cui si fa riferimento è quella tra due vizi opposti: la disperazione e la presunzione.
La disperazione, il vizio per eccellenza della speranza, è la disposizione abituale a rifiutare ciò che sembra difficile, insieme a tutto ciò che è necessario per realizzarlo; preferendo invece ciò che offre ricompense immediate.
La presunzione, invece, è l’abitudine di credere che i beni futuri siano molto facili da ottenere. Pertanto non sono necessari ulteriori sforzi per raggiungerli. Si tratta di un vizio eccessivo rispetto alla speranza, poiché affonda le sue radici nell’abitudine di non accorgersi delle difficoltà laddove realmente esistono.
Come abbiamo notato, la speranza è rivolta a ciò che deve venire, a ciò che non è ancora arrivato. Per essere adeguatamente preparati a raggiungere questo obiettivo, abbiamo bisogno di prudenza.
Prudenza ha origine dalle parole latine “pro” (prefisso che indica: avanti) e “videntia” (visione). Da qui: provvidenza, che si traduce in prudenza. Prudente è colui che sa discernere ciò che è necessario per procedere nel raggiungimento di ciò che gli conviene.
La prudenza è una disposizione dell’intelletto pratico che consiste nella capacità di raggiungere concretamente, mediante l’esecuzione di determinati atti concreti, quel fine buono che è oggetto di un’intenzione.
Sant’Isidoro di Siviglia, nelle sue celebri “Etimologie” (VIII, 2, 5), sostiene che la speranza — in latino: “spes” — deve il suo nome al fatto che è come il piede per camminare, per dirigersi verso la meta. Come dire: “è piede” (in latino: est pes). Dove “pie” significa “pes” in latino. Il contrario della speranza – continua Isidoro – è la disperazione, perché dove non ci sono piedi (deesse pedes) non c’è possibilità di camminare.
Evocando il Padre e Dottore della Chiesa, Isidoro di Siviglia (c. 560-636), venerato come patrono degli umanisti: filologi, filosofi, storici e geografi; Ci auguriamo di avere i piedi ben piantati per poter procedere con speranza in questo anno giubilare 2025.
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