Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha pronunciato nel pomeriggio di ieri, in collegamento da remoto, alla “Clinton Global Initiative 2023″:
Discorso del Santo Padre
Grazie, signor Presidente, per avermi invitato alla riunione. La ringrazio molto.
È importante diffondere una cultura dell’incontro, una cultura del dialogo, una cultura dell’ascolto e della comprensione.
È necessario condividere i nostri punti di vista su come contribuire al bene comune e come non trascurare le persone più vulnerabili, come i bambini, che, attraverso la Fondazione “Bambino Gesù”, sono all’origine del nostro incontro.
Sappiamo tutti che stiamo vivendo un cambiamento epocale. Solo insieme possiamo uscirne migliorati. Solo insieme possiamo guarire il mondo dall’anonimato, dalla globalizzazione e dall’indifferenza.
Lei, signor Presidente, ha fatto riferimento alle numerose sfide di oggi: il cambiamento climatico, le crisi umanitarie che colpiscono i migranti e i rifugiati, l’assistenza all’infanzia e tante altre.
A queste ne aggiungerei un’altra, il vento di guerra che soffia in tutto il mondo, alimentando – in quello spirito di guerra – quella che ho spesso definito “la terza guerra mondiale a pezzi e bocconi”, che ora ci coinvolge tutti.
È necessaria una grande e comune assunzione di responsabilità. Nessuna sfida, nessuna difficoltà è troppo grande se la affrontiamo a partire dalla conversione personale di ciascuno di noi, dal contributo che ciascuno di noi può dare per superarla e dalla consapevolezza di essere parte di uno stesso destino. Nessuna sfida può essere affrontata da soli – da soli – ma solo insieme possiamo farlo, come sorelle e fratelli, figli di Dio.
Per questo incoraggio sempre tutte le donne e gli uomini di buona volontà – e voglio farlo anche qui – e dico loro: non arrendetevi – non arrendetevi di fronte alle difficoltà; perché le difficoltà fanno parte della vita. E il modo migliore per affrontarle è sempre quello di cercare il bene comune, ma mai da soli, sempre insieme.
Le difficoltà possono far emergere il meglio o il peggio di noi. È qui che sta la sfida. Dobbiamo combattere l’egoismo, il narcisismo e la divisione con la generosità, l’umiltà e il dialogo; l’unità è sempre meglio del conflitto.
È tempo di trovare il cambiamento verso la pace, il cambiamento verso la fraternità. È tempo che cessino le armi, che si torni al dialogo e alla diplomazia. È tempo che cessino i disegni di conquista e di aggressione militare. Per questo ripeto: no alla guerra – no alla guerra.
È tempo di lavorare insieme per fermare la catastrofe ecologica, prima che sia troppo tardi. Per questo ho deciso di scrivere un nuovo documento, a dieci anni dall’Enciclica Laudato Si’.
Fermiamoci finché siamo in tempo, per favore – fermiamoci finché siamo in tempo.
È anche tempo di affrontare insieme le emergenze migratorie, ricordando che non stiamo parlando di numeri, ma di persone: uomini, donne e bambini. Quando parliamo di migrazioni, pensiamo agli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi. È tempo di pensare ai più giovani, ai bambini, alla loro istruzione, alle loro cure.
Come lei sa, signor Presidente, questo incontro ha origine da un piccolo grande progetto che mi sta molto a cuore. Riguarda i bambini e la loro salute.
In Italia, a Roma, vicino al Vaticano, c’è un ospedale molto speciale: l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Nel mondo è conosciuto come l’ospedale del Papa, ma per me non è per questo che è “unico”. È ovvio che il nostro piccolo grande ospedale non può risolvere i problemi dei bambini malati di tutto il mondo; vuole però essere un segno, una testimonianza di come sia possibile – in mezzo a tanti sforzi – coniugare la grande ricerca scientifica, finalizzata alla cura dei bambini, con l’accoglienza gratuita di chi ha bisogno. Scienza e ospitalità, che raramente si incontrano nello stesso campo.
Tre anni fa – in piena emergenza Covid – ho battezzato due gemelle siamesi, Ervina e Prefina, unite in testa, che i medici del Bambino Gesù hanno separato con un’operazione complicatissima; venivano dal Centrafrica, dove probabilmente sarebbero morte, e ora stanno bene; lo stesso hanno fatto altre coppie di gemelle e tanti bambini di Paesi poveri. E tutto “pro-bono”.
L’ospedale accoglie i bambini. Ecco perché qui in Vaticano, sul nostro eliporto, atterrano spesso elicotteri con bambini portati d’urgenza da varie parti del mondo.
In questi terribili mesi di guerra, l’Ospedale Bambino Gesù ha curato più di duemila piccoli pazienti ucraini, fuggiti dal loro Paese insieme a genitori e parenti.
Nel campo della salute, oggi più che mai, la prima e più concreta forma di carità è la scienza: la capacità di guarire, che però deve essere accessibile a tutti. Il Bambino Gesù è quindi un segno concreto della carità e della misericordia della Chiesa.
Ci sono malattie assicurabili, ma non ci sono bambini incurabili. Sia chiaro: ci sono malattie assicurabili, ma non ci sono bambini inguaribili.
Questa è la caratteristica dell’Ospedale Bambino Gesù, questo è il loro sogno, che può essere anche il vostro. Se lo desiderate.
Grazie Presidente, grazie a tutti voi e vi auguro una buona giornata. Grazie.
2 risposte:
Sono preoccupato per entrambi, i bambini e il cambiamento climatico.
Per favore, per quanto riguarda il cambiamento climatico, agiamo prima che sia troppo tardi.