“Siate sentinelle che sognano e annunciano un mondo diverso e non più diviso”

Il Papa ai Partecipanti all’Assemblea della R.O.A.C.O. e alla Conferenza dei Giovani

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla 96.ma Assemblea Plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (R.O.A.C.O.) e alla Youth Conference.

Dopo aver consegnato il discorso preparato per l’occasione, il Papa ha rivolto alcune parole di saluto ai presenti all’incontro.

Pubblichiamo di seguito il discorso del Santo Padre:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

sono lieto di incontrarvi a conclusione dei lavori della vostra Sessione plenaria. Saluto l’Arcivescovo Claudio Gugerotti, i Rappresentanti Pontifici, i Superiori e gli Officiali del Dicastero e, attraverso di voi, cari rappresentanti delle agenzie, quanti nelle diverse regioni rendono possibile la vostra generosità. La generosità solidale è spesso l’unica risposta concreta all’ingiustizia e al dolore che opprimono tanti esseri umani. Vi ringrazio, amici, perché vi dedicate a una solidarietà fattiva, che aiuta a risanare le ferite ed è come una carezza sul volto di chi soffre. Una carezza che restituisce speranza nel trambusto dei conflitti.


È tremendo, oggi, il contrasto con il disegno di Dio: disegno di pace, di fraternità e concordia per tutti. Disegno che invita a smettere di combattersi a vicenda e a unire piuttosto le forze per lottare contro la fame e le malattie. La Bibbia ci parla dei progetti di pace di Dio (cfr Ger 29,11), ma ci mostra anche, dall’inizio, la violenza del fratello sul fratello: Caino e Abele, l’uccisione dell’innocente. Dio, che scacciò Caino, impedì tuttavia che fosse ucciso (cfr Gen 4,1-16). È il primo atto di giustizia e di misericordia. Quanto fa bene, prima di tutto a noi cristiani, ascoltare a cuore aperto questa Parola sacra, per lasciarsi illuminare e guidare non dai propri disegni, ma da quello misericordioso di Dio, che vuole abbracciare e salvare tutti gli uomini, tutti i fratelli di Gesù!

In questo incontro della ROACO avete posto al centro le attese dei giovani delle Chiese Orientali. È una scelta saggia: ascoltare insieme, dalla loro bocca, i desideri che portano nel cuore. I giovani vogliono essere protagonisti del bene comune, che dovrebbe essere la “bussola” dell’agire sociale. Cari giovani qui presenti, voi vivete in terre dove restaurare il bene comune è condizione essenziale per sopravvivere. Siate sentinelle di pace per tutti, profeti che sognano e annunciano un mondo diverso e non più diviso!

Nell’Esortazione Apostolica Ecclesia in Medio Oriente, su cui, a dieci anni dalla pubblicazione, la ROACO ha recentemente organizzato un grande incontro a Cipro, Benedetto XVI incoraggiava i giovani «a coltivare continuamente l’amicizia vera con Gesù attraverso la forza della preghiera» (n. 63). Questa è per i cristiani la fonte primaria dell’agire: la fede viva nel Signore che ha dato la vita per i fratelli. Se partiamo da qua, dall’amore crocifisso e risorto, sarà più facile rigettare non solo i particolarismi, ma anche il trionfalismo, e rifiutare una solidarietà esibita per farsi belli ed essere rilevanti. Sì, il cuore trafitto di Dio ci libera da una carità pensata come un mestiere, un calcolo di puro filantropismo, una burocrazia di bontà o, peggio, un reticolato di interessi politici. È la croce, supremo coinvolgimento di Dio nella sofferenza dell’umanità, che indica ai cristiani, in modo particolare ai giovani, l’autenticità che cercano, il coraggio di testimoniare, la forza per superare l’individualismo e l’indifferenza che oggi vanno per la maggiore, e far crescere la compassione. Com-passione: una parola che sta al cuore della nostra fede, perché ci mostra l’amore di Dio che si coinvolge totalmente nelle sofferenze dell’uomo.

Fratelli e sorelle della ROACO, voi vi coinvolgete nel terreno arido del dolore per far germogliare semi di speranza. Penso al vostro recente impegno per contribuire a sanare le ferite del terremoto in Turchia e Siria, in mezzo alle quotidiane sofferenze di popoli duramente provati. Spero si possa veramente continuare ad aiutare quelle popolazioni; tante promesse sono state fatte, ma risulta ancora difficile servirsi dei normali sistemi bancari per inviare aiuti alle vittime. Vi ringrazio per il grande impegno con cui soccorrete l’Ucraina per sostenere sfollati interni e rifugiati. Ai vostri sforzi per quel caro Paese qualche anno fa ho voluto unire il mio con l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” e poi con altri costanti interventi. Ma vorrei cogliere anche questa occasione per invitare tutti a non fare mancare concreta vicinanza, vicinanza di preghiera e di carità, al martoriato popolo ucraino. Nella Plenaria appena conclusa, accanto alla consueta attenzione a Terra Santa e Medio Oriente, vi siete focalizzati su progetti di aiuto in Iran, Turchia ed Eritrea. Gli enormi tesori umani e naturali che Dio ha donato a quelle belle terre possano essere valorizzati e portare un po’ di serenità ai loro abitanti.

Carissimi, vi rinnovo la gratitudine per il vostro servizio. Benedico ciascuno di voi e il vostro lavoro. E voi, per favore, continuate a pregare per me.