Sfidare il paradigma tecnocratico: verso un’intelligenza artificiale centrata sull’uomo

Udienza ai partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, che ha luogo a Roma, presso il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, dal 20 al 22 giugno 2024 sul tema “L’Intelligenza Artificiale e il paradigma tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura per la natura e un mondo di pace”.

Il Papa ha messo in guardia sull’importanza di non sottomettersi al potere tecnocratico e forse di riconsiderare l’uso del termine “intelligenza” per riferirsi a ciò che non lo è. Con queste parole ha pronunciato il suo intervento di chiusura dell’annuale Convegno Internazionale della Fondazione Centesimus Annus, dedicato per l’occasione all’Intelligenza Artificiale. Inoltre, ha offerto alcuni suggerimenti per continuare a riflettere su un tema di grande attualità, che determinerà il futuro dell’economia, della civiltà e della stessa umanità.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Gentili Signore e Signori,
Eminenza, Eccellenze, cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Saluto e ringrazio la Presidente, Signora Anna Maria Tarantola, e saluto tutti voi che partecipate all’annuale Conferenza Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice. Quest’anno il tema è “L’Intelligenza Artificiale e il paradigma tecnocratico: come promuovere il benessere dell’umanità, la cura per la natura e un mondo di pace”.

È un tema che merita particolare attenzione, perché l’IA influenza in modo dirompente l’economia e la società e può avere impatti negativi sulla qualità della vita, sulle relazioni tra persone e tra Paesi, sulla stabilità internazionale e sulla casa comune.

Come sapete, ho trattato dello sviluppo tecnologico nell’Enciclica Laudato si’ e nell’Esortazione apostolica Laudate Deum, e dell’IA nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno e, pochi giorni fa, nell’intervento al G7.

Apprezzo che la Centesimus Annus abbia dato ampio spazio a questa materia, coinvolgendo studiosi ed esperti di diversi Paesi e discipline, analizzando le opportunità e i rischi connessi allo sviluppo e all’utilizzo dell’IA, con un approccio trasversale e soprattutto con uno sguardo antropocentrico, e avendo ben presente il pericolo di un rafforzamento del paradigma tecnocratico.

L’analisi multidisciplinare è fondamentale per cogliere tutti gli aspetti attuali e prospettici dell’IA, i vantaggi che può apportare in termini di produttività e crescita e i rischi che può comportare, per individuare le corrette modalità etiche di sviluppo, utilizzo e gestione.

Nel Messaggio per la scorsa Giornata della Pace ho voluto parlare di algoretica, per indicare l’assoluta necessità di uno sviluppo etico degli algoritmi, in cui siano i valori a orientare i percorsi delle nuove tecnologie.

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Nel discorso al G7 ho evidenziato gli aspetti critici dell’Intelligenza Artificiale, sottolineando che essa è e deve rimanere uno strumento nelle mani dell’uomo. Come altri utensili-chiave nel corso dei millenni, anche questo attesta la capacità dell’essere umano di andare oltre sé stesso, la sua “ulteriorità”, e può apportare grandi trasformazioni, positive o negative. In questo secondo senso, l’IA potrebbe rafforzare il paradigma tecnocratico e la cultura dello scarto, la disparità tra le nazioni avanzate e quelle in via di sviluppo, la delega alle macchine di decisioni essenziali per la vita degli esseri umani. Ho dunque affermato l’assoluta necessità di uno sviluppo e di un utilizzo etico dell’IA, invitando la politica ad adottare azioni concrete per governare il processo tecnologico in corso nella direzione della fraternità universale e della pace.

In tale contesto, la vostra Conferenza contribuisce ad accrescere la capacità di cogliere gli aspetti positivi dell’IA e di conoscere, mitigare e governare i rischi, dialogando con il mondo della scienza per individuare insieme i limiti da porre all’innovazione se questa va a danno dell’umanità.

Stephen Hawking, noto cosmologo, fisico e matematico, ha detto: «Lo sviluppo dell’IA completa potrebbe significare la fine della razza umana … decollerebbe da sola e si riprogetterà a un ritmo sempre crescente. Gli umani, che sono limitati dalla lenta evoluzione biologica, non potrebbero competere e verrebbero superati» (Intervista alla BBC). È questo che vogliamo?


La domanda di fondo che vi siete posti è questa: a cosa serve l’IA? Serve a soddisfare i bisogni dell’umanità, a migliorare il benessere e lo sviluppo integrale delle persone, oppure serve ad arricchire e aumentare il già elevato potere dei pochi giganti tecnologici nonostante i pericoli per l’umanità? E questa è la domanda di base.

La risposta dipende da tanti fattori e diversi sono gli aspetti da esplorare. Vorrei richiamarne alcuni, come stimolo per vostri ulteriori approfondimenti.

* Va approfondito il delicato e strategico tema della responsabilità delle decisioni prese utilizzando l’IA; questo aspetto interpella vari rami della filosofia e del diritto, oltre a discipline più specifiche.

* Vanno individuati gli opportuni incentivi e una efficace regolamentazione, da un lato per stimolare l’innovazione etica utile al progresso dell’umanità, dall’altro per vietare o limitare gli effetti indesiderati.

* Tutto il mondo dell’educazione, della formazione e della comunicazione dovrebbe avviare un processo coordinato, per accrescere la conoscenza e la consapevolezza di come usare correttamente l’IA e per trasmettere alle nuove generazioni, sin dall’infanzia, la capacità critica nei confronti di tale strumento.

* Vanno valutati gli effetti dell’IA sul mondo del lavoro. Invito i membri della Fondazione Centesimus Annus e quanti partecipano alle sue iniziative a farsi parte attiva, nei rispettivi ambiti, per sollecitare un processo di riqualificazione professionale e l’adozione di forme atte a facilitare il ricollocamento delle persone in esubero presso altre attività.

* Vanno esaminati attentamente gli effetti positivi e negativi dell’IA nel campo della sicurezza e della riservatezza.

* Vanno considerati e approfonditi gli effetti sulla capacità relazionale e cognitiva delle persone, e sui loro comportamenti. Non possiamo accettare che queste capacità vengano ridotte o condizionate da uno strumento tecnologico, cioè da chi ne detiene il possesso e l’uso.

* Infine – ma questo elenco non vuol essere esaustivo – occorre ricordare gli enormi consumi di energia richiesti per sviluppare l’IA, mentre l’umanità sta affrontando una delicata transizione energetica.

Cari amici, è sul fronte dell’innovazione tecnologica che si giocherà il futuro dell’economia, della civiltà, della stessa umanità. Non dobbiamo perdere l’occasione di pensare e agire in un modo nuovo, con la mente, con il cuore e con le mani, per indirizzare l’innovazione verso una configurazione centrata sul primato della dignità umana. Questo non va discusso. Un’innovazione che favorisca sviluppo, benessere e convivenza pacifica e che protegga i più svantaggiati. E ciò richiede un ambiente normativo, economico e finanziario che limiti il potere monopolistico di pochi e consenta allo sviluppo di andare a beneficio di tutta l’umanità.

Per questo auspico che la Centesimus Annus continui ad occuparsi di questa tematica. Mi congratulo per l’avvio della seconda ricerca comune tra la Fondazione e l’Alleanza Strategica di Università Cattoliche di Ricerca (SACRU) sul tema “Intelligenza Artificiale e cura della casa comune: un focus su imprese, finanza e comunicazione”, coordinata dalla Signora Tarantola. Per favore, tenetemi al corrente di questo!

E concludo con una provocazione: siamo sicuri di voler continuare a chiamare “intelligenza” ciò che intelligenza non è? È una provocazione. Pensiamoci, e chiediamoci se l’usare impropriamente questa parola così importante, così umana, non è già un cedimento al potere tecnocratico.

Vi benedico e vi auguro ogni bene per le vostre attività. Continuate a lavorare con coraggio, rischiate! E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!