Sant’Isaia nacque in una nobile tribù d’Israele intorno al 770 aC, inviato da Dio per rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore in adempimento della promessa fatta da Dio a Davide. Un tempo la tradizione diceva che sarebbe vissuto più di un secolo e che le sue profezie coprivano circa cinquant’anni della storia di Israele, ma la critica testuale cattolica moderna afferma che furono gli eredi del suo spirito che, attraverso varie integrazioni, diedero l’attuale forma finale al primo testo originale.
La chiamata di Dio arriva in una visione
Le vie del Signore sono infinite, così come sono infinite le modalità con cui ci chiama a servirlo: nel caso di sant’Isaia, Dio viene in visione per affidargli la sua missione. Il futuro profeta vede il Signore seduto su un grande trono nel Tempio, circondato da cherubini, uno dei quali prende un carbone ardente dall’altare e con esso tocca la bocca di Isaia, “purificandolo” dal peccato. Allora Dio stesso prende la parola e manda Isaia a predicare la verità al popolo eletto. (Is 6,1-13).
Il carisma profetico
Gli oracoli profetici attribuiti al primo Isaia iniziano intorno al 740 aC, sotto il regno di Ozia: Isaia annuncia la caduta di Israele in un periodo storico che coincide con l’avanzata dell’impero assiro verso occidente. (Is 1-5) Gli oracoli narrati nella prima parte del libro di Isaia custodiscono i regni di Ioatan, Achaz, Ezechia e infine Manasse. Quando Ezechia, ad esempio, si allea con gli egiziani contro il crescente potere degli assiri, Isaia si oppone a loro e profetizza la distruzione del regno, esortando i governanti a non cercare alleanze tra loro, ma a rivolgersi solo a Dio. (Is 28-32) Il libro profetico di Isaia è composto da 66 capitoli divisi in tre parti. Nella seconda parte del libro, detta “della consolazione”, non solo Isaia non viene mai nominato, ma le vicende narrate sono di due secoli dopo. Oltre a ciò, la bellezza e la chiarezza dei testi ha fatto pensare agli esegeti che più che previsioni di eventi futuri si tratta di ulteriori rielaborazioni teologiche di eventi passati. (È 40-55). In diverse parti del libro si parla anche della venuta del Messia liberatore (Is 32,1-5; 61,1-3), prefigurandone la nascita e le sue opere (Is 2,1-5; 7,10- 17,9,1-6; 11,1-9; 28,16-17) e fino alla passione e morte. (Is 42,1-4;49.1-6;52.13-15).
Morte come martire
Quando il regno di Giuda passa nelle mani di Manasse, Isaia è preoccupato: il nuovo re è empio e crudele, perché è caduto nell’idolatria. Il Signore allora manda il profeta a chiamarlo ad adorare l’unico vero Dio e a pentirsi dei suoi peccati. Siamo nell’anno 681 a.C. Manasse, però, non ascolta Isaia e, secondo i vangeli apocrifi, lo condanna a una morte atroce: per questo il santo profeta è venerato in molti luoghi anche come martire.