Santa Virginia Centurione, 21 maggio

Vedova di Bracelli

Virginia Centurione nacque il 2 aprile 1587 a Genova (Italia).

Gaspare era un giovane ricco, erede di una famiglia illustre, ma incline alla vita disordinata e al vizio del gioco d’azzardo. Da quell’unione nacquero due bambine: Lelia e Isabel.

La vita matrimoniale di Virginia non durò a lungo. Gaspare Bracelli, nonostante il matrimonio e la paternità, non abbandonò il suo stile di vita dissoluto, fino a mettere a repentaglio la propria esistenza. Virginia, con silenziosa pazienza, preghiera e gentile attenzione, cercò di convincere il marito a intraprendere una condotta più moderata. Purtroppo Gaspare si ammalò, ma morì cristiano il 13 giugno 1607 ad Alessandria, assistito dalla moglie, che vi si era trasferita per curarlo.

Rimasta vedova a soli 20 anni, Virginia fece voto di castità perpetua, rifiutando la possibilità di risposarsi, come le aveva proposto il padre, e visse ritirata presso la suocera, dedicandosi all’istruzione e l’amministrazione dei beni delle sue figlie e il dedicarsi alla preghiera e alla carità.

Nel 1610 sentì più chiaramente la speciale vocazione a “servire Dio nei suoi poveri”. Sebbene fosse severamente controllata da suo padre e non trascurasse mai di prendersi cura della sua famiglia, iniziò a lavorare per i bisognosi. Li serviva direttamente, distribuendo metà del proprio reddito in elemosine, oppure tramite gli istituti caritativi dell’epoca.

Dopo aver convenientemente dato in matrimonio le sue figlie, Virginia si dedicò completamente alla cura dei ragazzi abbandonati, degli anziani e degli ammalati, e alla promozione degli emarginati.

La guerra tra la Repubblica di Genova e il Duca di Savoia, appoggiato dalla Francia, seminando disoccupazione e fame, indusse Virginia, nell’inverno 1624-1625, ad accogliere nella sua casa, prima una quindicina di giovani abbandonate, e poi, aumentando il numero dei profughi in città, a tutta la povera gente che poteva, soprattutto alle donne, provvedendo in tutto ai loro bisogni.

Dopo la morte della suocera, nel mese di agosto del 1625, non solo cominciò ad accogliere le giovani che arrivavano spontaneamente, ma girò lei stessa per la città, soprattutto nei quartieri meno rinomati, alla ricerca dei più bisognosi e a rischio di corruzione.

Per superare la crescente miseria, diede origine alle Cento Dame della Misericordia, protettrici dei Poveri di Gesù Cristo, associazione che, in unione con l’organizzazione locale delle “Otto Dame della Misericordia”, aveva il compito specifico di verificare direttamente , attraverso le visite domiciliari, ai bisogni dei poveri, soprattutto se erano solennemente poveri.

Intensificando l’iniziativa di accoglienza delle giovani, soprattutto nel tempo della peste e della carestia del 1629-1630, Virginia fu costretta ad affittare il convento vuoto di Montecalvario, dove si trasferì il 14 aprile del 1631 con il suo ostello che pose sotto la protezione della Madonna del Rifugio. Tre anni dopo l’Opera contava già tre case nelle quali risiedevano quasi 300 ricoveri. Per questo motivo la Virginia ritenne opportuno richiedere il riconoscimento ufficiale al Senato della Repubblica, che lo concesse il 13 dicembre 1635.

Le ostie della Madonna del Rifugio divennero per la Santa le sue “figlie” per eccellenza, con le quali condivideva cibo e vestiario, insegnava loro il catechismo e le formava al lavoro perché potessero guadagnarsi da vivere.


Proponendo di dare all’Opera una propria sede, dopo aver rinunciato all’acquisto di Montecalvario per i prezzi troppo alti, acquistò due case contigue sul colle di Carignano, le quali, con la costruzione di una nuova ala e della chiesa dedicata alla Madonna del Rifugio divenne la casa madre dell’Opera.

Lo spirito che animò l’Istituzione fondata da Virginia Bracelli era ampiamente presente nella Regola redatta negli anni 1644-1650. Stabilisce che tutte le case costituiscono l’unica Opera di Nostra Signora del Rifugio, sotto la direzione e l’amministrazione dei Protettori (nobili laici nominati dal Senato della Repubblica); viene riaffermata la divisione tra “figlie” con l’abito e “figlie” senza abito; ma tutte devono vivere – anche se non hanno i voti – come le monache più osservanti, in obbedienza e povertà, lavorando e pregando; Inoltre, devono essere disposti ad andare a prestare servizio negli ospedali pubblici, come se fossero obbligati per voto.

Nel tempo l’Opera si svilupperà in due Congregazioni religiose: le Suore di Nostra Signora del Rifugio del Monte Calvario e le Figlie di Nostra Signora del Monte Calvario.

Dopo la nomina dei Protettori (3 luglio 1641), che furono considerati i veri superiori dell’Opera, Virginia Bracelli non volle intromettersi ulteriormente nel governo della casa: si sottomise alla loro volontà e si attenne alle loro disposizioni, anche nell’accoglienza di ogni giovane bisognoso. Virginia visse come l’ultima delle sue “figlie”, dedita al servizio della casa: usciva mattina e sera a mendicare per provvedere al sostentamento dell’intera casa. Si interessava a tutti come una madre, soprattutto ai malati, prestando loro i servizi più umili.

Già negli anni precedenti era iniziata un’azione sociale risanatrice, volta a curare le radici del male e a prevenire le ricadute: i malati e i disabili dovevano essere ricoverati in centri a loro adatti; gli uomini utili dovevano essere iniziati al lavoro; le donne dovevano esercitarsi ai telai e nel taglio e nel cucito; e i bambini avevano l’obbligo di andare a scuola.

Man mano che le attività crescevano e gli sforzi raddoppiavano, Virginia vide diminuire il numero dei collaboratori attorno a sé, soprattutto donne borghesi e aristocratiche, che temevano di compromettere la propria reputazione trattando con gente corrotta e seguendo una guida che, seppur nobile e santa, apprezza un po’ di incoscienza nelle sue imprese.

Abbandonata dagli Ausiliari, sconfessata di fatto dai Protettori nel governo della sua Opera, ed occupando l’ultimo posto tra le sorelle nella casa di Carignano, mentre la sua salute fisica si indeboliva rapidamente, Virginia sembrò trovare nuova forza nella solitudine morale.

Il 25 marzo 1637 ottenne che la Repubblica assumesse la Vergine Maria come sua protettrice. Sollecitò insistentemente l’arcivescovo della città per l’istituzione delle Quarantore, iniziata a Genova verso la fine del 1642, e per la predicazione delle missioni popolari (1643). Intervenne per appianare le frequenti e sanguinose rivalità che, per futili motivi, nascevano tra famiglie nobili e cavalieri. Nel 1647 ottenne la riconciliazione tra la Curia arcivescovile e il Governo della Repubblica, in lotta tra loro per pure questioni di prestigio. Non perdendo mai di vista i più abbandonati, era sempre disponibile, indipendentemente dal rango sociale, per chiunque si rivolgesse a lei in cerca di aiuto.

Arricchita dal Signore di estasi, visioni, locuzioni interiori e altri speciali doni mistici, donò il suo spirito al Signore il 15 dicembre 1651, all’età di 64 anni. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II l’ha proclamata Beata, in occasione del suo viaggio apostolico a Genova, il 22 settembre 1985.

È stata canonizzata domenica 18 maggio 2003 da Papa Giovanni Paolo II.

Il pane dei poveri