Santa María de la Almudena: I miracoli della Vergine

Patrona dell’arcidiocesi di Madrid

© Cope

Sul giornale politico e letterario La Nación di giovedì 13 novembre 1873 si leggeva: «Anno 1620. Gregorio Meliton, dei servi di Filippo III, cade da un balcone e viene attribuito a un miracolo della Vergine dell’Almudena. , chiunque ne sia uscito illeso.

Questo anniversario riecheggiava un’antica storia del XVII secolo, riguardante un certo Gregorio Melchor, un uomo particolarmente devoto alla Madonna dell’Almudena, di cui portava sempre con sé l’immagine. Un giorno, mentre si affacciava da un belvedere che cade sul muro della Puerta de la Vega, gli venne un mal di testa e cadde su alcune pietre che erano per terra. Quando cadde, ebbe tempo e devozione per affidarsi a questa sacra immagine, e sebbene fosse rimasto stordito dal grande colpo, si vide poi libero, sano e senza alcuna ferita, e poté così entrare nella chiesa di Santa María sarà lui stesso a rendere il dovuto ringraziamento al suo Liberatore, per un così illustre beneficio.

Numerose sono le testimonianze che da secoli raccolgono l’intercessione e la protezione di Santa María la Real de la Almudena nei confronti del popolo madrileno.Nasce così il famoso miracolo del grano, avvenuto sotto il regno di Alfonso IX, quando i musulmani tentarono nuovamente di conquistare Madrid, assediandola e privandola del cibo. La cronista Vera Tassis nella sua Storia dell’Almudena raccontò questo evento con il titolo: “Madrid viene in aiuto della sua celeste Patrona in un altro assedio moresco, fornendo alla città il grano miracoloso della sua chiesa”.

I madrileni avevano fretta a causa dell’assedio di Aben-Jucet Miramolin e sarebbero morti di fame se la Santa Vergine non fosse intervenuta in loro favore.Terribilmente preoccupati, gli animi di tutti gli abitanti del paese, a causa della grande penuria di vettovaglie che ivi si riscontravano, non seppero affrontare gli orrori della fame che li minacciavano quando, mentre alcuni bambini giocavano nella parrocchia di Santa María, hanno fatto un buco in uno dei suoi pilastri. Uno dei ragazzi notò che c’era qualcosa lì e lo riferì agli altri, che scavarono più a fondo nella buca e trovarono un mucchio di grano. Alcune persone, informando i genitori della così piacevole notizia, si recarono in chiesa e, abbattendo un pezzo di muro, scoprirono un grosso deposito di grano.E c’era così tanto che era immagazzinato lì, che non solo soddisfaceva i bisogni urgenti degli assediati, ma anche questi
, energizzati dal miracolo operato dal Signore, sicuramente per intercessione di Maria Santissima, vollero far vedere ai loro nemici che non morivano di fame, gettando loro manciate di grano dalle mura.

Gli assedianti, che speravano di farli capitolare per fame, vedendo che erano così ben forniti di cibo, piantarono le tende, tolsero l’assedio e liberarono la città, che si affrettò a rendere grazie alla sua protettrice, la Vergine dell’Almudena. , per il prodigio che aveva operato in suo favore.Un grande dipinto posto nel portico della chiesa di Santa María certifica questo grande prodigio. Quella stessa tela è oggi esposta nella Cattedrale dell’Almudena.

Non vogliamo non fare riferimento a un altro episodio straordinario avvenuto in questa Villa e Corte. Già ai tempi del re Filippo II esisteva una leggenda secondo cui l’espressione sorridente del santo patrono di Madrid non era sempre la stessa, poiché in ogni epoca si era cercato di realizzare copie che somigliassero all’immagine sacra, ma non era mai stato raggiunto. A quanto pare, quando il pittore la guardò di nuovo, per perfezionare il suo ritratto, Almudena cambiò volto.

Anche l’infanta Isabel Clara Eugenia, figlia di Filippo II, molto devota alla Vergine dell’Almudena, quando si stava recando nei Paesi Bassi, per le sue nozze con l’arciduca Alberto, commissionò ai famosi pittori di corte di farle un dipinto di copiandolo, per portarlo con te.Tutti i dipinti furono portati al palazzo e lentamente esaminati dall’infanta, riconoscendo che nessuno di loro le somigliava. E sebbene rattristata per non aver esaudito il suo pio desiderio, decise di portare con sé tutti i dipinti, affinché le servissero di consolazione durante la sua lunga assenza dalla Spagna.

Le tele furono appese alle pareti delle stanze del suo palazzo, dove frequentavano molti signori spagnoli e fiamminghi, che avevano venerato più volte l’immagine prodigiosa a Madrid nel suo tempio di Santa María de la Almudena.Osservando i dipinti, tutti dissero all’unanimità che nessuno di essi somigliava alla scultura originale. Dispiaciuta da questi commenti, l’Infanta osò chiedere l’originale a suo padre, sebbene sapesse bene che si sarebbe rifiutato di privare i madrileni della loro tanto amata Vergine.

Quando don Felipe rifiutò, la figlia, con rinnovato desiderio di possedere un ritratto perfetto dell’immagine tanto venerata, inviò a Madrid un famoso artista fiammingo per portargliene una copia esatta, “affidando al pittore la massima cura nel “ritrarre il santo immagine con proprietà e somiglianza.” Il famoso pittore arrivò a Corte, e avendo il re Filippo dato ordine che l’immagine della Vergine fosse portata sotto il portico della chiesa, affinché potesse ritrarla in piena luce e con la massima comodità, ciò fu fatto cominciando il pittore il suo lavoro, che risultò perfetto, imitando le vesti con molta proprietà; Ma dovette gettare via i pennelli nello sconforto quando, volendo copiare il volto divino della Signora, vide che non riusciva, per quanto si sforzasse, a renderlo simile a quello dell’immagine.

Vera Tassis, che ricorda anche questo evento, conclude il suo racconto affermando che da quei dipinti furono realizzate numerose stampe, che guarirono miracolosamente molte malattie. Con tali testimonianze si è confermato come la Vergine dell’Almudena sia sempre stata avvocata e protettrice e abbia ascoltato con clemenza le preghiere del popolo madrileno, a Madrid e oltre le sue antiche mura.

Il poema storico a Nostra Signora dell’Almudena di Lope de Vega

Furono molti gli scrittori del nostro Secolo d’Oro che dedicarono alcune lettere alla santa patrona di Madrid, Santa María la Real de Almudena, stabilendone così la cronaca e la tradizione. Dai cronisti Jerónimo de la Quintana o Juan de Vera Tassis all’illustre Calderón de la Barca o Lope de Vega. Inizieremo in questa occasione facendo riferimento a quest’ultimo.


Nel 1625, Lope, genio indiscusso della letteratura universale, pubblicò il libro di poesie Trionfi Divini, che comprendeva un poema storico, in tre canti e ottave reali, intitolato “La Virgen de la Almudena”, e dedicato alla regina. Dona Isabel de Borbone. Questa poesia era già stata pubblicata liberamente un anno prima.La poesia era, quindi, composta da questi tre canti, con la seguente struttura:

Canto I. Occultamento (28 strofe).I Mori dall’Africa entrano in Spagna, i cristiani nascondono le immagini e Madrid nasconde quella della sua chiesa principale sul muro della Puerta de la Vega.
Canto II. Invenzione (28 strofe). La Spagna si lamenta con il re Pelayo, i cristiani ritirano i mori in Andalusia, quelli di Madrid trovano la sua immagine nell’Almudena, dove i mori mediano il grano.
Canto III. Miracoli. Erezione di un tempio. (57 strofe).Descrive le meraviglie di questa sacra immagine, e il miracolo che compì con il figlio di sant’Isidro, e la solitudine con cui fu posta la prima pietra del tempio promesso.

Di seguito riportiamo alcuni di questi versi del Canto II dove si narra l’apparizione della scultura della Vergine dell’Almudena sul muro:

Madrid, per tradizione dei suoi avi,
cerca la sua immagine con devoto dolore,
dove gli africani vittoriosi
Avevano il grano dell’Almudena.
Il muro, producendo vari fiori
attraverso le fessure della terra amata,
con lettere colorate sembrava
che mostrava loro il nome di Maria.

E più tardi, dopo aver raccontato minuziosamente la processione avvenuta dopo il ritrovamento dell’immagine mariana, ce la descrive in modo delicato:

L’immagine, poi, così pulita e ben trattata,
uscì dal muro, benché fosse di pietra,
che sembrava dipinto
Inoltre è sempre rimasto intero:
i fiori d’oro di cui era ornata,
Anche oggi sono con la prima bellezza,
che come sempre era un giardino chiuso,
Non c’era caldo o gelo.

Il pino di cui è fatto, sempre intero,
a quell’età sembra inaccessibile,
questo a meno che Dio non sia il primo scultore
Per anni è sembrato impossibile […].

Lo stesso Lope de Vega era un grande devoto della Vergine dell’Almudena, come attestano questi versi finali del Canto III, con i quali concludiamo questa recensione:

Perdona (debole ora) la voce pia,
che cantino le tue lodi divine,
Quanto bene vorrei che i miei accenti
gli angeli erano attenti.
In quale anima ti do e quanto posso
del tuo colore, Morena, innamorata.

Inno della Madonna dell’Almudena
Ti saluto, SIGNORA DALLA CARNAGIONE MARRONE, VERGINE E MADRE DEL REDENTORE
SANTA MARIA DE LA ALMUDENA, REGINA DEL CIELO, MADRE DELL’AMORE.
SANTA MARIA DE LA ALMUDENA, REGINA DEL CIELO, MADRE DELL’AMORE.
1. Tu che stavi nascosto tra le mura di questa cara vecchia Madrid,
Oggi risplendi davanti al tuo popolo che ti venera e spera in te.
Ti saluto, SIGNORA DALLA CARNAGIONE MARRONE, VERGINE E MADRE DEL REDENTORE
SANTA MARIA DE LA ALMUDENA, REGINA DEL CIELO, MADRE DELL’AMORE.
SANTA MARIA DE LA ALMUDENA, REGINA DEL CIELO, MADRE DELL’AMORE.
2. Sotto il tuo manto, Vergine semplice, cercano protezione i tuoi figli.
Tu sei la patrona della nostra città, Madre amorevole, Tempo di Dio.

Maggiori informazioni sul sito dell’arcidiocesi di Madrid