San Luca, patrono dei medici e degli artisti

Biografo della Vergine e dell’infanzia di Gesù

San Luca di Giorgio Vasari © National Art Gallery, Washington, Stati Uniti

Il sacerdote D. Manuel González López de Lemus propone un articolo su San Luca evangelista, patrono dei medici e degli artisti, la cui festa si celebra ogni 18 ottobre.

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Il nome Luca sembra derivare dal termine latino “lucius”, che significa “luminoso” o “splendente”, anche se ci sono anche teorie che ne collocano l’origine nell’ebraico, nel qual caso il suo significato sarebbe “uragano”, oppure da dal greco Leukos, che significa “luminoso, splendente”. Il nome divenne popolare nel mondo cristiano grazie a uno dei quattro evangelisti, San Luca. Qualunque sia la sua origine, si vede che la luce e la forza dell’uragano sono perfette per questo.

Sappiamo dalla Tradizione che San Luca nacque ad Antiochia di Siria. Questo ci dà informazioni sulla sua origine dai gentili e non dal giudaismo. Non sappiamo quando si convertì, anche se è possibile che molto presto. In ogni caso, ciò che è chiaro è che non fu un testimone diretto della vita di Nostro Signore Gesù Cristo. Ce lo chiarisce quando nel prologo del suo Vangelo esclude i testimoni oculari della predicazione del Maestro: «Dopo aver cercato con tutte le mie forze di comporre un racconto delle cose pienamente confermate tra noi, secondo quanto ci è stato trasmesso da coloro che erano , fin dall’inizio, testimoni oculari e ministri della parola; È parso conveniente anche a me, che per molto tempo ho seguito ogni cosa esattamente, di scrivere tutto in modo ordinato, ottimo Teofilo, affinché tu possa conoscere bene la certezza delle parole nelle quali sei stato istruito» (Lc 1: 1-4).

Sappiamo che San Luca è l’autore del terzo vangelo e degli Atti degli Apostoli, questo è un dato fermo della Tradizione cristiana confermato dagli studi effettuati sui testi stessi. Scrive a Teofilo che potrebbe essere un personaggio reale o come indica il nome: Theos è Dio; Philia è amore, cioè: Il Vangelo è per coloro che amano Dio.

Negli Atti degli Apostoli san Luca appare come discepolo e compagno di san Paolo. Nel suo racconto narra alcuni brani alla prima persona plurale: noi, includendo se stesso tra i partecipanti a quei viaggi dell’Apostolo delle genti. In altri passaggi usa l’espressione li, chiarendo di non essere stato testimone oculare di quegli avvenimenti. Sappiamo però che accompagnò san Paolo a Gerusalemme, in visita a Giacomo e ai presbiteri. Successivamente si reca anche a Roma con l’Apostolo, quando si appella a Cesare e nella lettera a Filemone, San Paolo lo annovera tra i suoi collaboratori.

Il fatto che di professione fosse medico lascia supporre che San Luca dedicasse molto tempo allo studio e, quindi, fosse una persona molto colta. Tutto questo si vede nello stile dei suoi libri: il suo Vangelo, che è il più lungo e il meglio scritto per l’uso raffinato ed equilibrato del greco, come solo un dotto, come lui, poteva scrivere: ricco di termini che gli altri tre gli evangelisti non ne hanno.

Sul suo Vangelo, oltre allo stile attento e alla seria indagine dei fatti, va fatta un’altra considerazione: Luca è l’evangelista che meglio disegna la figura umana del Redentore, la sua mitezza e misericordia verso i peccatori pentiti; la loro attenzione alle donne, ai poveri e ai bisognosi.

È il biografo della Vergine e dell’infanzia di Gesù e secondo la tradizione incontrò Maria, la madre di Gesù Cristo, durante una visita fatta a Paolo. Rivelandoci gli intimi segreti dell’Annunciazione, della Visitazione, della Nascita di Gesù Cristo…, ci fa capire che ha conosciuto Maria personalmente. Motivo per cui Luca cita così tanti eventi dell’infanzia di Gesù. Esprime anche i sentimenti di Maria, come se fosse un testimone oculare. Inoltre, alcune di queste scene hanno Maria come unica testimone possibile.

Con abilità letteraria, sembra che egli tralasci la sua fonte di ispirazione citando due volte la seguente espressione: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose con cura, meditandole nel suo cuore», dice Luca quando i pastori arrivano alla mangiatoia adorare Gesù neonato (Lc 2,19). E come tocco finale al Vangelo dell’infanzia, nel raccontare la scena di Gesù perduto e ritrovato nel Tempio, dopo aver espresso lo stupore della Vergine per la risposta del Figlio, ripete l’espressione da cui lascia intravedere la sua fonte: «Ma loro non capivano cosa avesse detto loro. E scese con loro e venne a Nazareth, e stava loro sottomesso. E sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,50-51).


San Luca è l’unico a raccontarci le parabole del figliol prodigo e del buon Samaritano. È lui che ci racconta la storia dei discepoli di Emmaus… Si vede che da buon medico non si preoccupa solo della salute del corpo, ma che la fede gli ha dato una visione più profonda di curare anche l’anima del peccato, che è la sua malattia peggiore. Inoltre presuppone la morte dell’anima alla vita della grazia.

Quando consiglio a qualcuno di leggere i vangeli per la prima volta, in modo sistematico, consiglio sempre di cominciare dal vangelo di san Luca: innanzitutto perché è più lungo di ogni altro: va dall’annunciazione di san Giovanni del Battista a Zaccaria e si conclude con l’Ascensione del Signore. In secondo luogo perché è scritto per i pagani e cioè per i non ebrei. Non siamo ebrei e San Luca spiega dettagliatamente molte cerimonie, celebrazioni e tradizioni ebraiche che sono molto utili e in terzo luogo, essendo una persona colta, rende la lettura piacevole, interessante e molto piacevole. È un magnifico antipasto per stuzzicare l’appetito per la lettura dei Vangeli e aprire così la vostra conoscenza alla persona di Nostro Signore Gesù Cristo.

Infine è anche il santo patrono degli artisti. Poiché è considerato l’autore della famosissima immagine Salus Populi Romani, venerata nella Basilica di Santa María Maggiore. Come la maggior parte delle icone mariane di area greco-bizantina, secondo la tradizione la Salus Populi Romani fu dipinta da San Luca su un pezzo di legno della tavola utilizzata nell’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli oppure, su una tavola costruita dallo stesso Redentore che la Vergine Maria conservò dopo la sua crocifissione. La stessa tradizione dice che si tratta della copia di un’immagine apparsa miracolosamente a Lidda, in una chiesa edificata dagli apostoli San Pietro e San Giovanni.

Essendo mecenate degli artisti, è una figura molto importante per la Nuova Evangelizzazione, di cui i Papi tanto parlano a partire dal 2000. Benedetto XVI, ad esempio, ci ha spiegato che da secoli la Chiesa cerca di cercare la Verità conoscendo le persona di Gesù Cristo in profondità e intelligenza veniva dato il primato. Successivamente, la Chiesa ha fatto un grande sforzo per cercare il Bene, e così ha cercato il modo di assomigliare al suo unico modello: Gesù. Ciò indusse i cristiani a sviluppare l’ascetismo, cioè l’esercizio di comportarsi bene, sotto il controllo della volontà.

Oggi l’uomo moderno non capisce bene con la sua intelligenza, a causa della sua ignoranza delle verità più elementari. Non capisce bene l’ascetismo, essendo circondato da tante comodità e dalla ricerca della felicità attraverso i piaceri. Tuttavia, la bellezza è qualcosa che ha un impatto sul cuore umano a tutti i livelli e in tutte le culture. Dobbiamo insistere sul fatto che l’arte parla di quella bellezza perché è la partecipazione di Dio, che è Bellezza in maiuscolo.

Mi sembra che la festività non potrebbe essere più opportuna per chiedere a San Luca di intercedere per noi come medico del nostro corpo e della nostra anima. Oltre a chiedergli di intercedere affinché gli artisti esprimano con le loro opere la bellezza che ci conduce naturalmente a Dio.

D. Manuel González López de Lemus, sacerdote.

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