San Giuseppe: Sorriso perpetuo
La distinzione tra gioia e felicità nei momenti difficili

Il prelato dell’Opus Dei, don Fernando Cariz, ha pubblicato di recente una lettera sul sito web dell’Opus Dei, affrontando il tema della gioia e la sua differenza fondamentale dalla felicità. Con il suo stile tipicamente conciso, Don Fernando ci ricorda una distinzione che spesso dimentichiamo: la differenza tra gioia e felicità.
La gioia, spiega, è l’effetto del possedere e sperimentare il bene. A seconda del tipo di bene, si hanno diverse intensità e durate della gioia. Quando la gioia non è conseguenza di una specifica esperienza positiva, bensì della propria esistenza nel suo complesso, di solito viene considerata felicità. In ogni caso, la gioia e la felicità più profonde sono quelle che hanno le loro radici nell’amore.
Don Fernando distingue tra le gioie che derivano da beni tangibili, come la gioia dei bambini che ricevono un gelato, e le gioie che derivano da beni professionali, come il successo sul lavoro o un aumento di stipendio. Menziona anche gioie più elevate, come quelle radicate nelle relazioni, come un progetto con un amico o la prima parola di un bambino.
La felicità, invece, è la sensazione che si prova quando si possiede un bene che abbraccia tutta la vita. Si tratta di un bene definitivo nel duplice senso di definitorio e di stabile, che non passa né è transitorio. Questo bene conferisce alla vita una gioia di fondo definitiva e stabile, che nella teologia spirituale si chiama vocazione o, nell’etica, bene ultimo della persona.
Al contrario, i sentimenti negativi di dolore, sofferenza e tristezza sono parte di un male. Esiste una gradazione del dolore a seconda della patologia da cui deriva, dal dolore sensibile al dolore professionale o relazionale. La tristezza, a differenza della felicità, è prodotta da un male che abbraccia l’intera vita.
Don Fernando cita San Tommaso d’Aquino, il quale afferma che la tristezza è un vizio causato dall’amor proprio disordinato, che a sua volta è la radice generale di tutti i vizi. La tristezza è la scoria dell’egoismo, e l’amor proprio, radice di ogni bene e gioia, ha il suo opposto nella tristezza.
La conclusione fondamentale è che il dolore e la sofferenza sono perfettamente compatibili con la felicità. Sono due cose diverse che spesso confondiamo. Quando accade qualcosa di brutto, sia esso fisico, professionale o familiare, si tratta di un male particolare e concreto, ma non ha nulla a che vedere con l’infelicità.
Per illustrarlo, don Fernando ci invita a guardare a San Giuseppe, che, nonostante le sue numerose sofferenze, era un uomo felice. San Giuseppe ha vissuto grandi sofferenze e dolori, dalla notizia della gravidanza di Maria alla fuga in Egitto e allo smarrimento di Gesù per tre giorni. Tuttavia, se gli chiedessimo se fosse felice, direbbe che era l’uomo più felice della terra perché era lo sposo di Maria e il custode di Gesù.
Nei momenti difficili, come quelli che stiamo vivendo oggi nel mondo e nella Chiesa, è importante ricordare che il dolore e la sofferenza sono compatibili con la felicità. La felicità è il sentimento che si prova di fronte a un bene che abbraccia tutta la propria vita, di fronte alla propria vocazione. Se una persona è consapevole di essere figlio di Dio, marito della propria moglie o del proprio marito e padre dei propri figli, ciò giustifica, incoraggia e sostiene l’esistenza al di sopra di ogni dolore e sofferenza.
La parola chiave è vocazione, che è ciò che Dio desidera per noi. La relazione con Dio è alimentata dalle tre virtù teologali: fede, speranza e carità. La fede ci permette di trovare il senso della vita, la speranza ci porta ad affidarci totalmente a Dio, e la carità è il respiro della vocazione, la gioia che Dio conta su di noi per collaborare alla redenzione.
In breve, la felicità è perfettamente compatibile con il dolore e la sofferenza. La fortezza, come virtù, ci permette di sopportare e mantenere serenità e pace anche nei momenti più difficili. San Giuseppe è esempio di questa serenità e forza, affidandosi a Maria, che vive la fede, la speranza e la carità in misura assoluta.
Anche nei momenti difficili possiamo trovare la vera felicità nella nostra vocazione e nel nostro rapporto con Dio.
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