San Girolamo, 30 settembre

Sacerdote e dottore della Chiesa

Il suo nome completo era Sofronio Eusebio Jerónimo. La sua città natale era Stridone, nell’attuale Croazia. Non si conosce esattamente la sua data di nascita, ma è intorno all’anno 347. Proveniente da una ricca famiglia cristiana, ricevette una solida educazione e, sostenuto dai genitori, perfezionò gli studi a Roma. Lì si abbandonò alla vita mondana, lasciandosi trasportare dai piaceri; ma presto si pentì, ricevette il battesimo e si innamorò della vita contemplativa. Per questo motivo si trasferì ad Aquileia ed entrò a far parte di una comunità di asceti. Qualche tempo dopo la abbandonò, deluso dalle inimicizie che erano sorte in quell’ambiente. Partì quindi per l’Oriente e si fermò a Treviri, ritornò a Stridone e si distribuì nuovamente. Rimase alcuni anni ad Antiochia, dove perfezionò la conoscenza del greco, per poi ritirarsi come eremita nel deserto della Calcide, a sud di Aleppo. Per quattro anni si dedicò pienamente agli studi, imparò l’ebraico e trascrisse codici e scritti dei Padri della Chiesa. Furono anni di meditazione, di solitudine e di intensa lettura della Parola di Dio, che lo portarono anche a riflettere sul divario tra la mentalità pagana e la vita cristiana. Amareggiato dalle invettive degli anacoreti provocate dalla dottrina ariana, ritornò ad Antiochia. Nel 379 fu ordinato sacerdote, per poi trasferirsi a Costantinopoli, dove continuò a studiare il greco con san Gregorio Nazianzeno.

Accanto a Papa Damaso

Nel 382 Girolamo tornò a Roma per partecipare a un incontro convocato da papa Damaso sullo scisma di Antiochia. Nota la sua fama di asceta ed erudito, il Pontefice lo scelse come suo segretario e consigliere e lo invitò a realizzare una nuova traduzione dei testi biblici in latino. Nella capitale Girolamo fondò anche un circolo biblico e diede inizio allo studio della Scrittura da parte di donne della nobiltà romana che, desiderando intraprendere il cammino della perfezione cristiana e desiderando approfondire la conoscenza della Parola di Dio, lo nominarono loro maestro. e guida spirituale. Dato che le rigide regole che suggeriva ai suoi discepoli erano considerate troppo dure, si capisce perché il suo rigore morale non fosse condiviso da quel tipo di clero troppo permissivo. Anche Jerónimo non era ben considerato dagli altri a causa dei suoi modi aggressivi e del suo carattere difficile. Inoltre, condannava severamente i vizi e le ipocrisie e spesso discuteva con i saggi e i sapienti. In queste condizioni contrastanti, quando Damaso morì, decise di ritornare in Oriente e nell’agosto del 385 si imbarcò a Ostia per raggiungere la Terra Santa, accompagnato da alcuni suoi fedeli monaci e da un gruppo di suoi seguaci, tra cui la nobile Paola con la figlia Eustoquia. Intraprese un pellegrinaggio, arrivò in Egitto e poi si fermò a Betlemme, dove aprì una scuola che gli offriva la sua istruzione gratuitamente. Grazie alla generosità di Paola costruì un monastero maschile, uno femminile e un ospizio per i viaggiatori in visita ai Luoghi Santi.


Il ritiro a Betlemme

Girolamo trascorse il resto della sua vita a Betlemme, dedicandosi sempre alla Parola di Dio, alla difesa della fede, all’insegnamento della cultura classica e cristiana, e all’accoglienza dei pellegrini. Un uomo impetuoso, spesso polemico e litigioso, detestato ma anche molto amato. Non era facile parlargli; tuttavia, con la sua testimonianza di vita e i suoi scritti, lasciò una grande eredità al cristianesimo. A lui si deve la prima traduzione latina della Bibbia, la cosiddetta Vulgata – con i Vangeli tradotti dal greco e l’Antico Testamento dall’ebraico – che ancora oggi, nella sua versione riveduta, rimane il testo ufficiale della Chiesa latina. La Parola di Dio, così studiata e commentata, è stata anche “impegnata a viverla concretamente”, ha detto Benedetto XVI, che a Girolamo ha dedicato due catechismi nelle udienze generali del 7 e 14 novembre 2007. È morto nella sua cella, vicino la Grotta della Natività, il 30 settembre, probabilmente nel 420.

I suoi insegnamenti e le sue opere

“Cosa possiamo imparare da san Girolamo? Mi sembra che soprattutto questo: amare la Parola di Dio nella Sacra Scrittura – ha suggerito Benedetto XVI – è importante che ogni cristiano viva il contatto e il dialogo personale con la Parola di Dio, quella che ci è donata nella Sacra Scrittura… è anche una Parola che edifica la comunità, che edifica la Chiesa. Perciò dobbiamo leggerla in comunione con la Chiesa viva”. Girolamo è uno dei quattro Padri della Chiesa d’Occidente (insieme ad Ambrogio, Agostino e Gregorio Magno), proclamato Dottore della Chiesa nel 1567 da Pio V. In eredità ci hanno lasciato i suoi commenti, omelie, lettere, trattati, e opere storiografiche e agiografiche; Celebre è il suo De Viris Illustribus, con le biografie di 135 autori, in maggioranza cristiani, ma anche ebrei e pagani, a dimostrare come la cultura cristiana fosse “una vera cultura degna di confronto con quella classica”. Non dobbiamo dimenticare la sua Cronaca (Chronicon) – traduzione e rielaborazione in latino della Cronaca greca di Eusebio di Cesarea, oggi perduta, – che contiene il racconto della storia universale, dove i dati storici si mescolano ai miti, a partire dalla nascita di Abramo fino all’anno 325. Infine, ricche di insegnamenti e consigli sinceri, ci restano molte epistole che rivelano la sua profonda spiritualità.