25 Marzo, 2025

Seguici su

Riflessione di Monsignor Enrique Díaz: Oltre la violenza

Settima domenica del tempo ordinario

Riflessione di Monsignor Enrique Díaz: Oltre la violenza
Pixabay

Monsignor Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 23 febbraio 2025, dal titolo: “Oltre la violenza”

***

1 Samuele 26, 2. 7-9. 12-13.22-23: “Davide non volle fare alcun male all’unto del Signore

Salmo 102: “Il Signore è misericordioso e pietoso

1 Corinzi 15, 45-49: “Eravamo come l’uomo terreno e saremo come l’uomo celeste

San Luca 6, 27-38: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro

Settimana dopo settimana sentiamo notizie di violenza. Non possiamo e non dobbiamo abituarci, tuttavia è presente in tutti gli ambiti, dai paesi in guerra o dalle esecuzioni violente del narcotraffico, alla violenza quotidiana in ogni casa che ci sorprende con crimini e violazioni molto gravi. Come possiamo porre fine alla violenza? Certamente non con più violenza, ma nemmeno con passività e indifferenza.

La Bibbia dice: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza… amerai il tuo prossimo come te stesso”. Ma questa legge era condizionata dalla famosa legge del Taglione, occhio per occhio e dente per dente, che cercava protezione per i più deboli. Le punizioni, i muri e le leggi cercano di impedire gli abusi, ma alla fine restano solo parole che non fermano la violenza.

Gesù propone un’altra via. Il regno di Dio non può basarsi sulla vendetta, nemmeno su una vendetta limitata, ma sul principio dell’amore e del perdono. Amore per i nemici, che può essere considerato un’altra benedizione, poiché coloro che lo praticano sono chiamati da Gesù “figli dell’Altissimo“, in questo brano di San Luca, come fondamento importantissimo della pace. Ed è vero, la vendetta e l’odio non sono barriere alla violenza; Se l’amore non la ferma, non saremo mai in grado di fermarla.

Un uomo anziano, nei suoi ultimi istanti di vita, confessò di aver trascorso quasi tutta la sua vita immerso nell’odio e nella vendetta. Un giorno, all’improvviso, decise di perdonare: “Era come se fossi rinato. L’odio è come una mela con un verme dentro. Nessuno può mangiare la mela, ma la mela è marcia. L’odio fa marcire chi lo porta nel cuore” Se osservassimo attentamente le guerre della storia e quelle di oggi, scopriremmo che, al di là di ogni conflitto, esse sono state causate dall’odio, dall’egoismo e dalla vendetta che oscurano la mente e intorpidiscono i sensi. Dove ci hanno portato le guerre e la violenza? Grandi uomini e riformatori si sono uniti a Gesù, annunciando con la loro vita e le loro opere che l’amore è più forte dell’odio. Abbiamo le grandi conquiste di Gandhi, di Martin Luther King e di tanti uomini e donne che hanno saputo affrontare con dignità, con coraggio, ma senza violenza, chi commette ingiustizie.

Un secondo principio che Cristo ci offre, conseguenza del primo, è: “A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra. A chi ti toglie il mantello, dai anche i vestiti…” Queste proposte di Gesù ci sembrano ingenue e motivo di abuso da parte dei potenti. Ma teniamo presente ciò che ha appena detto nelle Beatitudini. Si tratta di essere mansueti, ma non “stupidi”. Gesù non cerca di ridurci alla passività, al conformismo o alla rassegnazione. Per quanto tempo i potenti hanno utilizzato le “dimissioni cristiane” per mettere a tacere le voci che rivendicavano i loro diritti? Non si tratta di rinunciare ai nostri diritti o di restare in silenzio di fronte all’ingiustizia, ma di rinunciare alla violenza come unico mezzo per risolvere le divergenze e i conflitti; e anche rinunciare alle nostre comodità o ai nostri vestiti più preziosi per donarli a chi ne ha più bisogno. In questo senso, Gesù supera il concetto di condivisione fino ad allora sostenuto, perché non basta più semplicemente condividere “il pane con chi ha fame…”, ma donare tutto, anche la propria vita.

Il terzo principio che Gesù ci presenta va ancora oltre: se l’annuncio delle Beatitudini è rivoluzionario, perché tende a scoprire Dio e il suo Regno come unica ricchezza e perciò è capace di mettere in crisi tutti i falsi valori che l’uomo crea e si crea da sé, si può dire che è ancora più rivoluzionario l’annuncio di un amore che ci insegna a cercare l’altro proprio perché è l’altro, indipendentemente dal fatto che ci ami o ci odi, che ci faccia del bene o ci faccia del male: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro… e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è buono anche con i malvagi e gli ingrati”. La misericordia ci viene presentata come un elemento costitutivo dell’essere cristiani, perché è anche un elemento costitutivo di Dio.

Dobbiamo chiederci cosa stiamo realmente facendo per porre fine alla violenza e all’odio. Abbiamo mai riflettuto su quanto siamo misericordiosi? Spesso confondiamo la misericordia o la compassione con la pietà, e questo non è cristiano, perché chi prova pietà inconsciamente si presenta come superiore all’altro; Chi invece ha misericordia instaura una relazione di fratelli per trovare insieme la via del Signore. Essere misericordiosi significa “mettere il proprio cuore” accanto al cuore dell’altro. Possiamo farlo con coloro che odiamo, soprattutto quando sono vicini a noi? Molto più che perdonare, è “amare il nemico” ciò che Gesù ci propone. Nella famiglia, nella società, al di là delle incomprensioni che dobbiamo superare, Cristo ci offre oggi una via di riconciliazione. Chi ha bisogno del mio perdono e del mio amore? Perché considerare mio fratello un nemico?

Questo è ciò che Gesù ci dice in questo brano: “Tutto ciò che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo anche a loro… Perché con la stessa misura con cui misurate, sarà misurato a voi”. Mi piace essere accolto, preso in considerazione e che i miei diritti siano rispettati? Allora devo iniziare a farlo con gli altri. Vorrei trovare il vero perdono e poter continuare a essere un fratello per gli altri? Quindi devo concedere il perdono e amare “anche i nemici”. E la ragione di fondo ci è data da Gesù: «Per assomigliare al Padre vostro celeste». È il sogno di Gesù: che possiamo vivere tutti come fratelli e sorelle, somiglianti al nostro Padre Celeste.

Concedici, Signore, di essere docili allo Spirito e di scambiare le armi con strumenti di pace, l’odio con l’amore, e di costruire un mondo nuovo secondo i tuoi disegni di Padre Misericordioso. Amen.

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.