07 Aprile, 2025

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Riflessione di Mons. Enrique Díaz: “Seminare nel silenzio”

XI Domenica Ordinaria

Riflessione di Mons. Enrique Díaz: “Seminare nel silenzio”

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 16 giugno 2024, dal titolo: “Semina nel silenzio”.

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Ezechiele 17,22-24: “Farò crescere gli alberelli”.

Salmo 91: “Quanto è bello ringraziarti, Signore!”

II Corinzi 5,6-10: “In esilio o in casa, cerchiamo di piacere al Signore”

San Marco 4,26-34: “L’uomo semina il suo campo e, senza che lui sappia come, il seme germoglia e cresce”.

Il Regno di Dio è sempre nuovo, sempre dinamico ed è già presente in questo mondo, anche se a volte può non sembrare. Papa Francesco ci mette in guardia dallo scoraggiamento e dall’atteggiamento negativo quando i frutti non appaiono come ci aspettavamo e ci mette in guardia dal grande peccato del pessimismo: arrendersi senza aver lottato minimamente. Cristo ci rivela nelle sue parabole quali sono le vie di Dio in contrasto con le vie dell’uomo e il sorprendente risultato finale di piccoli inizi e di una lotta costante nel silenzio e nell’anonimato che sembrerebbe infruttuosa.

Il Regno di Dio è il tema centrale della predicazione di Gesù e il modo preferito per farlo è attraverso le parabole. In essi troviamo il significato più profondo del Regno, ma, se li leggiamo superficialmente, possono sembrare misteriosi, contraddittori e incomprensibili. Raccolgono avvenimenti della vita ordinaria, ciò che gli ascoltatori di Gesù sperimentano e confermano quotidianamente, ma c’è sempre un momento di rottura e di sorpresa che presenta “qualcosa di nuovo e di misterioso”. Cosa c’è di straordinario nella scena che ci viene presentata nella prima parabola di questo giorno? Allora, come adesso, era una scena quotidiana quella in cui i seminatori uscivano per fare il loro lavoro e depositare il seme nel solco aperto. Perché allora Gesù lo racconterebbe? Perché allora, e anche adesso, di fronte ai pochi frutti ottenuti nella lotta per il Regno, nella ricerca della giustizia, nella diffusione della parola, arrivano momenti di scoraggiamento e si rischia di smettere di seminare sedersi e rimuginare sul pessimismo, lasciare che le cose vadano da sole.

Se guardiamo la parabola in questo modo, troveremo un forte richiamo a questa società che è stanca, che è stufa, che da tanto dolore e noia si ubriaca dei suoi piaceri, della sua immagine e si dimentica della costruzione della il Regno. Vive nella sonnolenza e nell’abbandono. Non vuole riflettere né costruire. Sono stati infranti così tanti sogni che finiamo per addormentarci; sono falliti tanti ideali, che non vogliamo più alzare lo sguardo. Ci siamo visti cadere così tante volte che non vogliamo più rialzarci. Non è forse vero che il pessimismo e l’indifferenza hanno preso il sopravvento su molti di noi? Ebbene c’è l’invito a seminare ancora. Se viene piantato ci sarà speranza di raccolto, se la terra rimane intatta resta sterile e piena di erbacce. Il discepolo del Regno non ha il diritto di incrociare le braccia e di fingere ignoranza, mentre c’è un mondo di miseria che esige il lavoro, magari piccolo, ma costante e duro, di chi ha riposto la propria fede in Gesù. È vero: c’è corruzione, ci sono ingiustizie, ma continueranno a crescere se non seminiamo pace, onestà, coerenza e giustizia. La semina nascosta, nel silenzio, con speranza, è la promessa di frutti futuri.

Ma attenzione, la parabola del seme che cresce da solo insiste sulla forza del regno di Dio già seminato sulla terra. Tocca a noi piantare il seme, spetta al Signore farlo crescere. Sono necessarie pazienza e perseveranza. Cresce lentamente, per gradi: “prima i fusti, poi le spighe e poi i chicchi nelle spighe”, ma inesorabile nonostante gli inizi nascosti. Sia che l’uomo dorma o si alzi, di notte o di giorno, senza che lui sappia come, il seme germoglia e cresce da solo, anche se nessuno vi lavora. Il Regno rompe i nostri schemi, è un dono e non dipende solo dal nostro lavoro e dalla nostra fatica. Credere in Dio, credere nelle persone, credere nel Regno, rispettarne i ritmi e confidare nelle dinamiche della sua realizzazione qui, è molto più che “fare”. È lasciare che sia fatto e lasciare che sia fatto. È cambiare il cuore e aprirlo al Regno. Significa mettersi con fiducia nelle mani di Dio. Non è in alcun modo un invito alla pigrizia e al provvidenzialismo. È l’impegno forte a seminare e lavorare, ma poi, nella preghiera, riporre con fiducia i nostri sforzi nelle mani del Padre che ci ama e che farà crescere.

La parabola del granellino di senape, molto più conosciuta e commentata, ci mette sulla stessa lunghezza d’onda: il Regno non si arriva con scandali e propaganda menzognera, si costruisce dai piccoli e dai piccoli, ogni giorno, con dedizione, con perseveranza, con dedizione, in silenzio. Questo lavoro quotidiano e silenzioso è difficile per molti di noi, tuttavia, il nostro mondo è pieno di persone che stanno costruendo questo Regno con generosità e onestà. Mi vengono in mente le parole di quel santo martire messicano che con grande veemenza ripeteva: «Voglio essere un seme e morire sulla linea, per non restare a guardare dalla riva». O come dicevano i nostri nonni: “Chiedere a Dio e dare con il martelletto”. Impegno serio per la costruzione del Regno, ma speranza fiduciosa nell’azione amorevole del nostro Dio. Presenza del Regno che è dono, conquista, lavoro e gioia, fraternità e costruzione, ma mai passività o indifferenza. Come stiamo costruendo il Regno di Dio? Come diamo speranza in quei momenti di dolore, sfiducia e pessimismo? Il vero cristiano continua a seminare nel silenzio e attende con fiducia la pioggia d’amore di Dio Padre che farà crescere e rafforzare il suo seme.

Dio nostro, forza di tutti coloro che confidano in te, aiutaci con la tua grazia, affinché, senza cadere nel pessimismo o nello scoraggiamento, continuiamo a seminare i semi del Regno e ad affidarli alle tue cure. Amen.

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.