Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questo lunedì, 1 gennaio 2024, dal titolo: “Invocheranno il mio nome e io li benedirò”
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Numeri 6,22-27: “Invocheranno il mio nome e io li benedirò”
Salmo 66: “Abbi pietà di noi, Signore, e benedicici”
Galati 4,4-7: “Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna”
San Luca 2,16-21: “Trovarono Maria, Giuseppe e il bambino. Passati gli otto giorni, lo chiamarono Gesù”
Mentre alcuni soffrono e sono dilaniati, altri sono stufi di feste e di chiasso con il pretesto delle festività di Natale e Capodanno… Dimenticato da alcuni e disprezzato da altri, il presepe resta con la sua proposta di vita, la sua offerta di riconciliazione e l’unica via che ci condurrà alla vera pace. Ciò che accadde «in quel tempo», che san Luca in modo poetico e bello cerca di trasmetterci nel suo vangelo sull’infanzia di Gesù, sembra accadere adesso: Cristo continua la sua incarnazione tra i poveri e i disprezzati, mentre il mondo continua il suo percorso di ignoranza e disprezzo. Questo primo giorno dell’anno appare saturo di feste ed eventi. Anche liturgicamente, in un ampio ventaglio di occasioni per la nostra riflessione, ci offre la pausa e il respiro necessari per riprendere fiato e iniziare con decisione il nuovo anno. La proposta c’è: nello stesso momento in cui questo nuovo giorno ci viene presentato come momento di grazia e di benedizione, scopriamo il passaggio del Signore nell’anno che è passato e imploriamo la sua benedizione per il nuovo anno che inizia. L’immagine di Betlemme porta nuove speranze e opportunità per la costruzione di un nuovo mondo possibile. Gesù si offre a noi come il vero Principe della pace, che con la sua vita e il suo amore disarma e costruisce, illumina e scopre nuove strade per la pace. E tutto questo possiamo farlo mano nella mano, con l’esempio e sotto la cura di Maria, la piccola, la semplice, colei che ascolta la parola, la madre di Gesù.
Cosa mi lascia l’anno che finisce? Mi guardo indietro e contemplo il susseguirsi dei giorni come in un turbine, e mi fermo a rivedere cosa ho vissuto come importante, cosa mi ha lasciato vuoti e vuoti, quante cose ho potuto fare che mi hanno dato gioia, quante cose sono rimasti nel baule dei desideri e dei buoni propositi… Ci sono stati momenti di solitudine, di dolore e di sofferenza, è vero; ma ci sono stati anche momenti di intesa, di affetto, di lavoro, di successi, di gioie… È vita vissuta in pienezza, è vita come dono di Dio. Mi feriscono le assenze delle persone care che se ne sono andate e mi hanno lasciato ricordi pieni di nostalgia e vuoti impossibili da riempire; Mi feriscono le malattie mie e degli altri, che mettono alla prova la nostra fede e la nostra forza, che minano le nostre sicurezze e che ci fanno capire quanto siamo fragili. Sono ferito dalla violenza, dalla guerra, dalla fame, dalla morte e dalla corruzione. Ma guardando ogni giorno e ogni momento, scopro con sorpresa e gratitudine la presenza di Gesù sempre e incondizionatamente. Ci sono momenti in cui mi sono dimenticato di Lui, ma Lui non si è mai dimenticato di me; Ci sono momenti in cui le mie azioni non erano in accordo con i Suoi pensieri, ma Lui non mi ha mai abbandonato. Ho sempre sentito la sua presenza vicina, discreta e incondizionata. Come a Betlemme, nel silenzio, in mezzo alla violenza, continua ad offrire la sua proposta di pace. Per me questo momento è un momento di grazia e un dono del Suo amore. Perché non scoprire il valore della propria vita, un dono di Dio, come primo passo per trovare la pace interiore?
E come ogni buon cristiano, all’inizio dell’anno trovo una benedizione. Mosè trasmette ad Aronne il modo in cui ogni Israelita deve iniziare ogni sua opera, con la memoria e l’esperienza della presenza di Dio nella propria vita: «Il Signore ti benedica e ti protegga, faccia risplendere su di te il suo volto e ti conceda la sua grazia. . Il Signore ti guardi con benevolenza e ti conceda la pace”. È l’evento più grande per tutti gli uomini: riconoscersi nelle mani di Dio. È l’inizio della vera pace: scoprirsi fratelli e benedetti dallo stesso Padre. Significa diventare una benedizione per gli altri e manifestare il volto di Dio nella nostra vita, nello stesso tempo in cui scopriamo il volto di Dio in loro. Questa benedizione trova la sua pienezza nel brano evangelico. Il testo si conclude con la storia della circoncisione. È un rito che esprime le radici ebraiche di Gesù, il legame con le promesse dei profeti dell’Antico Testamento. Gesù è nato sotto la Legge, ma è venuto a salvare quelli che erano sotto la Legge, per renderli figli di adozione. Tutti siamo stati salvati da Gesù, perché Lui è nostro fratello. Adesso possiamo chiamare Dio “Abbà!”, Padre. Confesso che è la migliore notizia che potessi ricevere: Dio è mio padre, che mi ama, mi coccola, mi perdona, è attento a me, mi guida sulla retta via. Perché avere paura, se Dio mi accompagna sempre?
E questa notizia e questa benedizione sono il modo migliore che abbiamo per fermare l’escalation di violenza. Solo quando scopriremo il volto e l’immagine di Dio, quando vedremo negli altri il volto e l’immagine di nostro Padre, saremo capaci di superare l’odio, le ambizioni e i risentimenti. Lui fa così e così ci insegna Gesù. Penso che non ci siamo resi conto della grandezza e della gioia che produce questa grande notizia, sapendo che Dio è mio Padre. Eliminiamo la paura o la paura dalle nostre credenze, perché non ha alcun significato in chi crede nel Dio rivelato da Gesù. Il nome dato al Dio-Bambino indica quale è la sua missione; A quel tempo il nome non fu dato per caso o perché piacesse molto al padre. Gesù significa “Dio salva”, cioè Dio è per noi. La religione della paura o dell’aggressività non è cristiana, è vera solo la religione dell’amore, della speranza e della fratellanza. Se Dio ci ama, se mi ha fatto suo figlio, se Gesù si è fatto uomo per me, ma anche per mio fratello, se viene a salvarci tutti, perché continuare ad attaccarci e a lottare? Perché non spezzare la catena della violenza con l’amore?
Oggi all’inizio dell’anno rinnoviamo la benedizione che Dio nostro Padre ci offre nel suo Figlio Gesù. Impegniamoci seriamente per costruire un mondo senza violenza. Rivediamo i nostri spazi e bandiamo ogni violenza familiare, istituzionale e discriminatoria. Se Gesù si è fatto uomo per noi, è certo che si può costruire un mondo diverso, con il suo amore, con la sua parola e nel suo stile. Maria, la piccola e fedele, sapeva ascoltare le parole e farle vivere. Seguiamo il loro esempio e costruiamo un mondo migliore partendo dalla vita di tutti i giorni.
“Maria, Vergine dell’attesa e del compimento, che custodisci il segreto del Natale, rendici capaci di riconoscere nel Bambino che tieni tra le braccia il Salvatore annunciato, che porta a tutti speranza e pace”. Amen