Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 14 aprile 2024, dal titolo: “In te, Signore, confido. Hallelujah”.
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Atti degli Apostoli 3, 13-15. 17-19: “Tu hai messo a morte l’autore della vita, ma Dio lo ha risuscitato dai morti”.
Salmo 4: “In te, Signore, confido. Hallelujah”.
I San Giovanni 2,1-5: “Cristo è vittima di propiziazione per i nostri peccati e per quelli del mondo intero”
San Luca 24,35-48: “Sta scritto che Cristo dovette soffrire e dovette risorgere dai morti”.
Cosa fare per sperimentare la risurrezione? Lasciamo che Gesù si metta in mezzo a noi, apra le nostre porte e le nostre finestre. Ascoltare in silenzio, fissando lo sguardo su Gesù e scoprendo ciò che ci sta dicendo, condividendo il pane, contemplando le sue cicatrici e lasciandoci invadere dalla pace che ci offre. Dovremo smascherare i fantasmi che ci intimidiscono e osare essere loro testimoni: Cristo vive!
Ora che tocca a San Luca presentarci una scena di Cristo risorto, ci fa vedere i discepoli riuniti che parlano di Gesù. Stanno appena cominciando ad assimilare che Cristo è risorto e rimangono stupiti dai racconti dei discepoli di Emmaus che raccontano loro come lo hanno riconosciuto quando hanno spezzato il pane. Spiegano loro che non capiscono bene come abbiano potuto avere tanta delusione e paura fino a quando non hanno abbandonato la comunità e tutti i sogni del Regno, per tornare alla loro vita ordinaria. Tuttavia, un pane spezzato e condiviso ha dato loro speranza e li ha fatti ritornare nelle tenebre, ma con il cuore illuminato. È lì che sono, quando Gesù appare di nuovo con il saluto che più offre dopo la risurrezione: “La pace sia con voi”. E Gesù ha ragione perché la sua crocifissione e la sua morte hanno fatto loro perdere la pace. Ha portato loro paura e confusione. Non possono capirlo perché non concepiscono un Messia sulla croce. Per questo li saluta ancora e ancora con la stessa espressione, cercando che ritrovino la pace. Ma la loro paura è così grande che ora credono di vedere un fantasma.
Oggi che anche noi abbiamo perso la pace, pur sapendo che Cristo è risorto, abbiamo bisogno di sperimentare la sua presenza in mezzo a noi, aprire il cuore alle sue parole e recuperare la vera pace. Mi piace immaginare Cristo in mezzo a noi e dirgli che siamo immersi nell’angoscia e nella disperazione.Cosa risponderebbe Gesù? Abbiamo bisogno che tu apra le nostre porte e le nostre finestre e scopra cosa c’è dentro di noi; possa la sua luce penetrare nel profondo delle nostre tenebre per illuminarla e dissipare i nostri fantasmi. Ascoltate come pronuncia con sicurezza e fiducia quelle parole: «Non abbiate paura, non perdete la pace, non lasciate tremare il vostro cuore». Da queste parole i cristiani possono imparare la lezione di non aver paura di niente e di nessuno. La paura paralizza e ci lascia impotenti di fronte alle difficoltà e ai pericoli. Per questo Gesù ci invita a ritrovare la pace e a superare le paure.
E come se volesse darci più sicurezza, anche lui ci presenta, come i suoi discepoli, le ferite del suo corpo, delle sue mani e dei suoi piedi. È lo stesso che è stato crocifisso e che ha sconfitto la morte. No, non si tratta dell’assenza di dolore o ferite, si tratta del fatto che nonostante quei dolori e quelle ferite tu possa trionfare e costruire il tuo Regno. È fatto di carne e ossa, non è un Messia angelico che ha offerto solo alleluia e gioie, presenta le tracce che la sua dedizione ha lasciato e per questo sappiamo che la paura e il dolore si possono superare. A volte le nostre vite sono piene di fantasmi che ci legano e ci sminuiscono, che ci impediscono di vivere con gioia e libertà. Gesù smaschera questi fantasmi attuali con la sua presenza liberatrice. Grazie alla sua risurrezione anche noi siamo capaci di vincere. Oggi ci invita a essere suoi testimoni e a portare questa pace vera nei nostri ambienti e nei nostri cuori.
Di fronte ai dubbi e alle difficoltà che i suoi discepoli hanno nel credere, Gesù usa il simbolo del cibo per dimostrare loro che non è un fantasma. Se Cristo condivide il pezzo di pesce arrosto, cerca molto di più che soddisfare la sua fame; vuole far comprendere ai suoi discepoli la missione di un Messia che condivide pienamente la vita con tutti gli uomini, nei loro bisogni più elementari: la fame, la paura e l’insicurezza. Il cibo, la tavola, il pane sono una sostanza sostanziale di tutte le culture per mostrare la comunione e la vera fratellanza. Mangiare implica qualcosa di più che soddisfare un bisogno biologico. Mangiare insieme, condividere l’abbondanza o la povertà del cibo, dove c’è posto per tutti, è simbolo e figura del Regno. Per questo Cristo condivide con i suoi discepoli e con noi un pezzo di cibo, Lui che è il vero cibo che dà la vita.
Qui sorgono molte domande sul nostro modo di vivere la fede. Il primo sarebbe se avessimo superato le nostre paure per affrontare l’ingiustizia sapendo che Cristo è dalla nostra parte, o se preferissimo vigliaccamente lasciare che il male e la menzogna continuino a regnare, mentre ci acquattiamo mormorando e negando, ma senza osare lottare per un vita. Dobbiamo anche interrogarci se le nostre eucaristie significano e creano spazi di condivisione, per costruire la fraternità, se siamo aperti perché tutti possano sedersi alla mensa della vita, senza mendicanti, senza emarginati che devono aspettare per vedere se cadono le briciole dalla nostra tavola per soddisfare la loro fame. Come stiamo testimoniando Gesù nei nostri tempi?
Signore, tu che ci hai rinnovato nello spirito restituendoci la dignità di figli tuoi, fa’ che, superando le nostre paure e sentendo la presenza di Cristo risorto, possiamo costruire la vera pace come testimoni del tuo Figlio Gesù. Amen.