Riflessione di Mons. Enrique Díaz: Gesù: pane di vita

XVIII Domenica Ordinaria

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Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 4 agosto 2024, dal titolo: “Gesù: pane di vita”.

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Esodo 16, 2-4. 12-15: “Farò piovere pane dal cielo”

Salmo 77. “Il Signore gli diede il pane dal cielo”

Efesini 4,17. 20-24: “Rivestire l’uomo nuovo, creato a immagine di Dio”

San Giovanni 6,24-35: “Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà mai sete”

Perché cerchiamo Gesù? Sarà sempre importante scoprire le vere ragioni che muovono le persone. Gesù rimprovera chi si avvicina a Lui cercando il proprio vantaggio, ma ricompensa generosamente chi si avvicina a Lui con cuore puro. Oggi, in mezzo alla folla, contempliamo Gesù, ascoltiamo con attenzione le sue parole, osserviamo il suo atteggiamento ed esaminiamo i nostri veri interessi. Gesù è pane di vita e di salvezza per me e la mia comunità?


L’inizio di questo brano evangelico è molto comprensibile. Se Gesù ha sfamato migliaia di persone, la cosa più naturale è che ora vogliano seguirlo ovunque. Qualcuno parlerebbe di populismo, di dare al popolo pane e circhi, di far dimenticare i suoi problemi e di nutrire il suo stomaco. Gesù non accetta questa ricerca interessata, ma esige una ricerca più impegnata e seria. Fa vedere loro l’errore del loro atteggiamento e, sentendo la domanda: “Quali opere dobbiamo fare?”, proseguendo sul piano esteriore e superficiale, Cristo li invita a una nuova relazione e ad un nuovo modo di vivere. Non è solo esteriore, implica un profondo cambiamento interiore. Chiede loro un’unica opera: “credere in Lui” e fa loro vedere che non basta trovare una soluzione al bisogno materiale, ma che bisogna aspirare alla pienezza umana, e questo richiede la loro collaborazione. Li invita a lavorare per il cibo che non finisce, che rimane, quello che dà la vita senza fine, donando loro l’adesione a Lui come inviato da Dio. È elevare ulteriormente lo sguardo. Siamo così assorti e bisognosi di pane materiale che affoghiamo nell’angoscia di ogni giorno. “Lavoriamo per mangiare e mangiamo per poter lavorare”.

Forse ad alcuni la proposta di Gesù appare scandalosa, ma dai segni che ci offre nel compiere il miracolo, ci fa capire che il pane che sazia la fame deve essere accompagnato anche dal riconoscimento della dignità di ogni persona e di ogni popolo. Nessuno ha il diritto di usare la fame come arma per controllare la propria volontà. Soddisfare la fame, progredendo solo economicamente e tecnologicamente, non è sufficiente per ridare all’uomo il suo vero posto nella creazione. Il progresso è spesso legato a nuove forme di schiavitù e di sfruttamento che vincolano e disumanizzano la persona. È urgente cercare modi per porre fine alla fame, ma non basta, sono necessari nuovi modi per riunire i fratelli al tavolo dell’unità e della fraternità, condividendo e costruendo un mondo in cui le persone e i popoli raggiungano uno sviluppo integrale e pieno. Cristo propone una nuova visione della persona che comprende la sua piena realizzazione: “Non cercate il cibo che perisce”. Oltre al cibo, la persona ha bisogno di riconoscimento, realizzazione e integrazione nella comunità. Richiede anche quella vita in pienezza con Dio, dove la sua esistenza trova senso.

Non so se esista tra due corpi un’integrazione più completa di quella fornita dal cibo. Il pane che ci nutre diventa il nostro sangue, le nostre membra, la nostra carne e non possiamo dire “ecco ho un pezzo di pane che ho mangiato stamattina” ma diventa noi stessi, le nostre membra. Il sistema digestivo scompone e lavora gli elementi della tortilla, dei fagioli o del pane che mangiamo e dà vita e forza al nostro corpo. Cristo ha scelto il pane come segno della sua presenza e della sua integrazione in ciascuno di noi. Il pane così comune nella loro cultura, così insignificante e così indispensabile. Composto da piccoli chicchi frantumati, scomposti per donare la vita, sostiene la persona e le dona energia per il suo lavoro. Diventa parte della stessa persona e diventa così vita dopo la morte. Cristo ha scelto questo segno ed esso diventa per noi il pane della vita. Si unisce a noi, passa inosservato e diventa parte di noi, o, forse è meglio dire, ci rende partecipi per continuare a donare la vita. Forse non abbiamo riflettuto profondamente su tutta questa trasformazione e non abbiamo reso abbastanza grazie per questo dono di Gesù che vuole restare così profondamente dentro di noi fino a diventare parte di noi stessi, diventare nostro corpo, farci suo corpo.

Credere in questa presenza, credere in Lui, è l’esigenza che questa giornata ci presenta. Se prendessimo sul serio questo segno, come cambierebbe la nostra vita in ogni comunione. Noi siamo uniti a Cristo, Lui è unito a noi, e così anche noi siamo uniti a tutti i fratelli. È una vera comunione che dovrebbe portarci a conseguenze molto coerenti nella vita quotidiana. Non avremo il diritto di vivere una vita sonnolenta e indifferente, altrimenti dovremo viverla pienamente e uniti a Gesù. Non potremo vivere una vita individualistica e casuale, ma piuttosto una vita condivisa e impegnata con ciascuno dei fratelli ai quali Gesù ci ha uniti. È l’unica opera che Gesù ci chiede: “credere in Lui”, ma crederci seriamente e veramente; una fede che porta alle opere, una fede che non resta nei semplici desideri, ma si trasforma in azione e dedizione.

Com’è la nostra fede in Gesù? Cosa significa per me che il pane è fatto, che viene a nutrirmi, che mi dà forza e mi sostiene? Come vivo la comunione con Lui e con i miei fratelli? A quali impegni sociali ed evangelizzatori mi spinge l’Eucaristia, così vissuta?

Signore, tu sei il pane della vita, fatto di molteplici chicchi, consegnato e schiacciato per darci la vita, donaci di credere in te, nella tua Eucaristia e consegna, per vivere pienamente in comunione con te e con i nostri fratelli. Amen.