Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 12 maggio 2024, dal titolo: “Si alzava al cospetto degli Apostoli”.
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Atti 1,1-11: “Egli si innalzò davanti agli apostoli”
Salmo 46: “Tra grida di gioia, Dio sale al suo trono. Hallelujah”
Efesini 4,1-13: “Fino a raggiungere la pienezza di Cristo in tutte le sue dimensioni”
San Marco 16,15-20: “Salì al cielo, siede alla destra di Dio”
Quante volte Gesù ci ha parlato di andare al Padre! E lo ha fatto con entusiasmo e invitando i suoi discepoli ad avere un grande desiderio di stare con il Padre. Lui stesso sarebbe andato a preparare un posto. Il suo cammino è inteso come missione di far conoscere il Padre per renderci partecipi del suo amore. Oggi è arrivato il grande giorno e Gesù condivide con i suoi discepoli: andate con il Padre, ma restate con loro per compiere la stessa missione alla quale Lui è stato inviato: “Andate e predicate il Vangelo”.
Quando ero piccolo immaginavo l’ascensione di Gesù come se salisse fino a perdersi in mezzo alle nuvole e finire seduto in alto. A poco a poco ho capito che il cielo non deve essere lassù, vicino alle stelle, che in questa nuova vita c’è molto più della semplice materia e che questo cielo di Gesù è lontano dai viaggi nello spazio e oltre le galassie. Il cielo di cui ci parla Gesù è al di là del tempo, delle misure, delle distanze e degli spazi. Il cielo di cui Gesù ci parla si riassume nel dimorare nell’amore del Padre e nelle dimore dell’amore eterno insieme alla Santissima Trinità. Il modo in cui ci viene descritta l’ascensione di Gesù al cielo ha lo scopo di dare riconoscimento ed esaltazione a Gesù Risorto. Vengono così confessati l’immortalità di Cristo e la sua influenza e potenza nella storia umana come Figlio dell’Uomo. È riconoscere che Cristo stesso, che si è abbassato per diventare uno di noi, è ora riconosciuto e adorato come Figlio di Dio e che ci invita a partecipare a quella vita e pienezza.
L’ascensione non è una partenza o un semplice addio, ma l’inizio di un nuovo modo di presenza del Signore ed è legata all’inizio dell’attività evangelizzatrice universale dei discepoli. Ascensione e missione appaiono strettamente legate perché il Signore esaltato partecipa, coopera e opera attivamente alla nuova evangelizzazione. Il trionfo del Signore porta con sé l’incoraggiamento a evangelizzare: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”. Comandamento che deve essere inteso non tanto come uno slogan che va oltre le situazioni storiche, ma come una forza di vita che sgorga dalla comunità credente quando si unisce al suo pastore. Evangelizzare è riempirsi dello stesso spirito di Cristo che umanizza, accompagna, ascolta, incoraggia e dà vita.
Questa missione evangelizzatrice ha come primo compito quello di rendere la vita delle persone più umana e dignitosa. Cerca di trasformare le strutture ingiuste e oppressive in servizio e convivenza fraterna. Ecco perché è molto chiaro il primo comando e segno che Gesù ci propone per “scacciare i demoni nel suo nome”. Come ha fatto Gesù, i suoi discepoli devono scacciare dalla loro vita e dalla vita della comunità i demoni che opprimono il cuore e ci fanno vivere nella miseria umana. Oggi, come ieri, l’annuncio della buona notizia è accompagnato da segnali liberatori. Se non ci sono segni che ci facciano sentire e sperimentare davvero, il vangelo perde la sua identità, si deforma e cessa di essere notizia. È fondamentale sperimentare in noi stessi la liberazione per trasmettere agli altri l’annuncio di Gesù. E ci sono demoni, e tanti, nel nostro mondo: corruzione, svendita di persone, bugie, inganno, ambizione, ingiustizia, fame e povertà estrema. Sono demoni contro cui ogni cristiano dovrà combattere. Non puoi dormire sonni tranquilli con questi demoni sulla coscienza.
L’ascensione di Gesù, pur implicando una profonda meditazione e contemplazione della grandezza del trionfo del Signore, non può portare a chiudersi in se stessi e a creare un rapporto solo ed esclusivamente con Dio, poiché il Signore invita sempre a uscire allo scoperto. Abbiamo il mandato di aprire i nostri cuori e le nostre porte, per realizzare tutto ciò che ci circonda. Uscire da noi stessi e guardare il nostro mondo come lo guarderebbe Gesù. Trova tutti coloro che gridano, gridano e lottano per un nuovo modo di vivere, e offri loro la speranza che Gesù ci ha dato. Guardatelo e attraversatelo tutto, contemplate il mondo con i suoi silenzi e i suoi gemiti angosciati, con le sue delusioni e le sue cadute, con i suoi desideri insoddisfatti e proponete la Buona Novella. Siate portatori del Vangelo. Parlare la nuova lingua che abbiamo imparato da Gesù. Un linguaggio che va oltre l’egoismo e l’autoritarismo, un linguaggio che parla di servizio e di speranza. Un linguaggio che parla soprattutto di amore. Allora non temeremo i serpenti, i veleni, le opposizioni, le discriminazioni, perché il Signore Gesù supera tutte le barriere e riunisce tutti coloro che sono lontani.
L’Ascensione del Signore è una nuova presenza di Gesù in mezzo a noi che risveglia la speranza, che ci lancia in una costruzione attiva del Nuovo Regno, il che implica che per partecipare alla vita divina dobbiamo raggiungere la pienezza della vita umana, della tutto. l’uomo e tutti gli uomini. È sentire la presenza di Gesù che continua ad agire, costruire e amare in mezzo a noi. La terra è l’unica via per arrivare al cielo. Come stiamo adempiendo al comando di Gesù?
Riempi, Padre di bontà, i nostri cuori di gratitudine e di gioia per l’ascensione gloriosa del tuo Figlio, poiché il suo trionfo è anche la nostra vittoria, perché dove è arrivato Lui, nostro capo, abbiamo la speranza certa di arrivare, noi che siamo il suo corpo. Amen.