07 Aprile, 2025

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Riflessione di Mons. Enrique Díaz: È ora di decidere

XXI Domenica Ordinaria

Riflessione di Mons. Enrique Díaz: È ora di decidere
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Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo per questa domenica, 25 agosto 2024, dal titolo: “È ora di decidere”.

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Giosuè 24, 1-2. 15-17.18: “Serviremo il Signore perché Egli è il nostro Dio”

Salmo 33: “Prova la prova e vedrai quanto è buono il Signore”

Efesini 5,21-32: “Questo è il grande mistero e mi riferisco a Cristo e alla Chiesa”

San Giovanni 6,55.60-69: “Signore, da chi andremo? Hai parole di vita eterna”

Il nostro mondo è caratterizzato da una mancanza di impegno. L’uomo di oggi è spesso considerato una banderuola che si lascia trasportare dalla direzione che il vento gli indica. Ecco perché le richieste di Gesù suonano così forti e inquietanti. È molto comune cercare sistemazioni e nuotare tra due acque nella politica, nei gruppi, nella società, nella religione. Quando dobbiamo decidere e bruciare le navi troviamo sempre delle scuse. Abbiamo paura di lasciarci coinvolgere nell’avventura di seguire Gesù con tutta la radicalità. Eppure, solo le parole di Gesù ci offrono la vita eterna e la vera felicità. Cristo oggi ci chiede: “Vuoi anche tu lasciarmi?” Le esigenti parole di Giosuè risuonano anche nel nostro cuore di fronte ai dubbi delle tribù d’Israele che, adorando il vero Dio, si dedicarono ai sacrifici degli dei cananei e per questo comanda loro: “Dite qui e adesso chi vuoi servire?”. Il vero discepolo non può essere ambiguo.

Le parole di Gesù provocano una grave crisi tra i suoi seguaci e discepoli. Le folle si allontanano bruscamente da lui perché ha interrotto i loro sogni di grandezza basati su formule materiali, economiche e militari. Anche nei suoi discepoli più vicini compaiono volti pieni di dubbi e contraddizioni: “Questo modo di parlare è intollerabile, chi lo ammette?” E anche per noi può sembrare un modo intollerabile, troppo radicale, perché abbiamo già acquisito uno stile di vita e di comportamento, un modo sicuro. Ci abituiamo a vivere una religione adattata ai nostri gusti, edulcorata e alleggerita. Ma le parole di Gesù sono esplosive e inquietanti. Mangiare la sua carne e bere il suo sangue non implica certo una sorta di antropofagia, ma piuttosto un modo di credere e di donare la vita. Un modo di abbandonarsi completamente allo stile di Gesù che fa contrasto tra la carne e lo spirito. E non si riferisce certo alla divisione che siamo soliti fare tra corpo e anima, ma a due modi di guardare e intendere la vita: dall’interno, dallo spirito, o dalla materia, dal potere, dall’esterno.

Quando guardiamo in questo modo alla radicalità del Vangelo e alla proposta di Gesù, molti cristiani si chiedono se varrà la pena seguire Gesù. Non si tratta di un punto particolare, ma di donare tutta la propria vita. Non è solo un dubbio su una verità o su un atteggiamento, ciò che li preoccupa davvero è qualcosa di fondamentale: perché dovrei orientare tutta la mia vita seguendo quegli ideali di Gesù? Perché tutti i miei desideri di felicità, di gioia e di possesso dovrebbero limitarsi alle sue beatitudini? Perché superare i miei desideri di autostima e di ricerca del benessere personale, per abbandonarmi al tuo modo di servire e al tuo modo di vivere? Ma in realtà queste domande interiori le pone Gesù stesso e lui si aspetta che noi rispondiamo: “Vuoi lasciarmi anche tu?” Non si scusa per le sue richieste, non dice che lo abbiamo frainteso, ma ce lo propone con chiarezza e si aspetta da ciascuno di noi una risposta decisa. Anche se cerchiamo di nasconderla e di seguirla con tiepidezza, la tua domanda deve essere inquietante e dobbiamo risponderle con chiarezza, non solo con le parole, ma soprattutto con i fatti. Non si può dire che lo seguiamo e che ascoltiamo la sua parola, se poi agiamo contro di lui, se conviviamo con l’ingiustizia e la menzogna, se non siamo capaci di perdonare, se mettiamo i nostri interessi al di sopra della verità.

Chi di noi ha commesso un errore, ha vissuto nell’errore, si è smarrito cercando la felicità nel piacere, nel potere o nel denaro, può dire a Gesù: “Signore, da chi andremo?”, perché torniamo senza speranza di quelle chimere. Abbiamo cercato in tanti luoghi che ci promettevano la felicità e alla fine ci siamo ritrovati a mani vuote e con il cuore spezzato. Per questo oggi, riconoscendo i nostri errori, possiamo dirgli che abbiamo già sbagliato tante volte e che “solo Lui ha parole di vita eterna”. Vogliamo scegliere Gesù, vogliamo tenere lo sguardo fisso su di Lui e camminare al suo fianco. Siamo disposti a mettere da parte quelle seduzioni e seguire il suo percorso. È vero, ci sono molte cose che ci saranno difficili perché siamo abituati alle nostre comodità e ai nostri arrangiamenti, ma questo non ci porta la vera felicità.

Dopo aver ascoltato il Vangelo, dobbiamo fare una vera scelta. Così come il discorso di Giosuè provoca una decisione: “Se non vuoi servire il Signore, di’ loro chi vuoi servire”. Oggi si tratta di prendere una posizione chiara ed evitare ambiguità. Non puoi servire due padroni e devi schierarti: o sei per il Dio della vita, oppure vuoi seguire gli altri dei, gli idoli, e oggi sono tanti gli idoli che ci seducono e ci attraggono. Si travestono da “dei buoni” ma portano alla morte: potere, piacere, denaro, benessere, miglioramento, ecc. Distruggono la comunità e distruggono i piccoli; In breve, si oppongono al Dio della vita. Oggi la parola di Gesù ci sembra dura, ma dobbiamo lasciarci interrogare, interrogarci e scoprire cosa Dio vuole da me, cosa pensa di me, come Gesù mi guarda.

Dio nostro, tu che puoi darci lo stesso desiderio e lo stesso sentimento, concedi a tutti noi di amare ciò che ci comandi e di desiderare ciò che ci prometti, affinché, in mezzo alle preoccupazioni di questa vita, i nostri cuori trovino la vera felicità. Amen.

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.