Riflessione di Mons. Enrique Díaz: Compassione, convivenza

XVI Domenica Ordinaria

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Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 21 luglio 2024, dal titolo: “Compadecerse, convivir”.

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Geremia 23,1-6: “Radunerò il resto delle mie pecore e le farò pastori”

Salmo 22: “Il Signore è il mio pastore, non mi mancherà”

Efesini 2,13-18: “Cristo è la nostra pace; “Ha fatto degli ebrei e dei non ebrei un solo popolo”

San Marco 6,30-34: “Camminavano come pecore senza pastore”


Perché un pensiero possa cambiare il mondo, deve prima cambiare la vita di chi lo propone. Viviamo in un vuoto impressionante, a tal punto che alcuni credono che la prima cosa di cui abbiamo bisogno sia avere ideali e pensieri e che siano efficaci nell’agire, nel creare e nell’amare. Solo allora saranno progetti che danno vita. La denuncia è che attualmente mancano leader che attraggano e siano di esempio non solo con le parole, ma soprattutto con la vita. Siamo come pecore senza pastore, che non sanno cosa fare, dove stiamo andando e come vivere per sentirci realizzati e felici. Qui appare fondamentale l’atteggiamento assunto da Gesù e da chiunque voglia essere suo discepolo: avere un cuore misericordioso, non costruire muri contro chi è nel bisogno ed essere disposti a condividere, a servire, a vivere per gli altri. Oggi Gesù si presenta a noi così: «Ebbe compassione di loro, perché camminavano come pecore senza pastore».

Felici ed entusiasti, i Dodici tornano dalla missione. Sono stati giorni di attività, di predicazione, di guarigione dei malati, e ora tornano euforici, con la voglia di continuare la missione. Ci sono così tante cose da fare che il tempo non dovrebbe essere sprecato. Una volta iniziato il lavoro apostolico, si entra in una sorta di vortice che porta a cercare sempre più attività. La loro gioia e il loro entusiasmo sono immensi. Gesù però li chiama e li invita a un momento di intimità e di vicinanza, un momento di riposo e di condivisione. Il lavoro e la missione sono molto importanti, ma la persona è più importante. È necessario ritornare alle fonti che danno energia; Altrimenti finirà per seccarsi, esaurirsi e sarà una campana vuota, che continua solo a risuonare, ma non ha vita. La disponibilità a donare la propria vita non annulla il diritto-obbligo di vigilare affinché la propria fonte non si spenda in un attivismo senz’anima che, invece di sprigionare energia, la consuma e la esaurisce. La proposta di Gesù è silenzio, compagnia, dialogo. Stare alla presenza di Gesù, la preghiera, incontrarlo, ci ridona le forze, ci incoraggia e ci ristora. La preghiera non è tempo perso!

Questa vicinanza e umanità di Gesù dovrebbe far riflettere tutti noi che in qualche modo abbiamo l’ufficio di pastore: sacerdoti, insegnanti, animatori, autorità, genitori, capigruppo. Ammiriamo e imitiamo la vicinanza che Lui ha con i suoi discepoli. Non rifugge dal lavoro, non è irresponsabile, ma sa che è in relazione con le persone e non con le macchine. È triste guardare il modo in cui viviamo e conviviamo: giustapposti ma non correlati; tutti immersi nel loro mondo. La televisione, i cellulari, i computer, le reti, tutto serve a relazionarci e finisce per isolarci. Al lavoro, in famiglia, negli uffici, in tutti i luoghi, ci siamo spersonalizzati e non contiamo più come individui. Ricordo le parole di una moglie al marito tormentato e frenetico: “Cosa c’è che non va in te? Va bene preoccuparsi delle cose, ma non sono queste le cose che ci rendono felici. Mettiti in testa che abbiamo bisogno di te, non delle cose. Perché dovremmo volerli se non sei con noi? Ma abbiamo dato così tanta importanza alle cose che sembra che abbiano più valore delle persone. Viviamo insieme ma soli. Ammiro molto quelle persone che riescono a instaurare un rapporto molto personale con chi è al loro fianco, che li tiene in considerazione, che li fa sentire preziosi. Così fa Gesù. Siamo sempre di fretta, corriamo senza sapere dove e “non abbiamo tempo” per prenderci cura con calma degli altri.

Cristo non ha un cuore duro e insensibile, anche se avrebbe voluto restare solo con i suoi discepoli, il suo cuore è compassionevole per prendersi cura delle moltitudini che lo cercano come pecore senza pastore. È l’altro insegnamento di Gesù: non possiamo e non dobbiamo vivere con il cuore chiuso. Dobbiamo aprire le finestre, quelle dei sensi e quelle del cuore, quelle della mente e quelle dello spirito, quelle personali e quelle comunitarie, per renderci conto del dolore e della sofferenza degli altri, per vedere che ci sono persone affamate e persone maltrattate. È l’atteggiamento fondamentale di Gesù e di chiunque voglia essere suo discepolo. Richiede compassione e un cuore misericordioso. Non costruire muri per difenderti, isolati e continua a guardarti narcisisticamente. Condividi veramente con Gesù quando inizi ad accogliere e condividere con tuo fratello. Certo, c’è del rischio nell’amare e nel dare amicizia, ma è sempre preferibile farsi male per amare, piuttosto che ritrovarsi con il cuore insensibile e indurito perché non si è mai rischiato in amore. L’amore ci rende sempre deboli e fragili, ma è allora che siamo più forti nella vita.

Ascoltiamo oggi le parole di Gesù rivolte anche a noi: “Vieni con me”. Cerchiamo oggi di sentirci avvolti dallo sguardo amorevole di Gesù, pieni di tenerezza e tra le braccia aperte nonostante le nostre miserie. Ci accetta così come siamo, come siamo venuti dal cammino, come la vita ci ha lasciato: maltrattati, feriti, diffidenti. Il suo amore e la sua compassione sono capaci di rifarci e di restituirci la dignità. Questo sarà un giorno speciale per sentire la tua protezione e cura. Inoltre, in questa preghiera, insieme a Gesù, sarà un’occasione per guardare alle nostre relazioni con gli altri e alla nostra capacità di aprirci e impegnarci con loro. Come e con chi condivido il dono della vita? Con chi vivo e come interagisco? C’è qualcuno vicino a me che si sente solo e non me ne rendo conto? Oggi ci lasciamo amare da Gesù e apriamo il cuore ai nostri fratelli.

Signore Gesù, guardaci con amore, oggi siamo noi che vagalo come pecore senza pastore, facci sentire la tua amorevole cura, e tocca la nostra mente e i nostri occhi affinché proviamo compassione e apriamo il nostro cuore ai nostri fratelli. Amen