07 Aprile, 2025

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Riflessione di Mons. Enrique Díaz: “Che tutti gli uomini ti adorino, Signore”

Epifania del Signore

Riflessione di Mons. Enrique Díaz: “Che tutti gli uomini ti adorino, Signore”

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 7 gennaio 2024, dal titolo: “Che tutti gli uomini ti adorino, Signore”.

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Isaia 60,1-6: “La gloria del Signore splende su di te

Salmo 71: “Tutti gli uomini ti adorino, Signore

Efesini 3,2-3, 5-6: “Anche i pagani hanno la nostra stessa eredità

San Matteo 2,1-12: “Siamo venuti dall’Oriente per adorare il re dei Giudei”

Chi non si è sentito affascinato contemplando una notte stellata? Le stelle a portata di mano, migliaia e migliaia, ti circondano da ogni parte, scintillano, ammiccano e stupiscono in corse folli quando l’una o l’altra si stacca e sembra cadere dal cielo. Questa notte dei Re Magi mi chiedo quale sarebbe la stella che riuscì a colpire quei saggi d’Oriente. Sono tutti così belli, così simili e allo stesso tempo così diversi, che ognuno ha un fascino particolare. Cosa c’è di così speciale in una stella che ha scosso migliaia di uomini che, lasciando il proprio Paese, la propria casa e le proprie imprese, si sono imbarcati in un’avventura? Ognuno è capace di suscitare una passione e un desiderio di muovere e trasformare il mondo… ma sono lì, silenziosi, ognuno di loro aspetta che qualcuno lo scopra e lo guardi in profondità. E l’uomo chiuso nel suo guscio, nascosto nelle proprie luci, immerso nella sua nera oscurità, muore di noia e di indifferenza. Riuscirai a scoprire la tua stella?

È impressionante la solitudine in cui vive l’uomo moderno: chiuso in se stesso, isolato e protetto dai mezzi tecnologici, soffocato dai propri programmi e dalle proprie paure. Mai l’uomo aveva avuto così tante possibilità di comunicazione, ma non si era nemmeno mai sentito così solo. L’Epifania è la manifestazione del Signore, il Dio bambino che esce incontro agli uomini. La prima condizione per incontrare Gesù è uscire da sé, lasciare andare le sicurezze e fare il primo passo, come fanno i bambini, magari con insicurezza e paura, incerti e barcollanti, ma correndo il rischio di incontrare Gesù. Uscire dalle nostre tenebre per lasciarci illuminare dalla luce. È superare le paure e lasciarsi affascinare e innamorare di una stella, per intraprendere l’avventura più folle: vivere nello stile di Gesù, sperimentando pienamente l’amore e la verità. Erode e Gerusalemme si sentono turbati, hanno paura che i loro progetti, la loro situazione privilegiata, insomma tutta la loro vita vengano sconvolti. Per questo si chiudono alla lieta notizia che i visitatori offrono e, pur avendo le risposte, scelgono di distruggere la Buona Novella.

Il punto centrale di questa festa cristiana dei Santi Re o Epifania è la Manifestazione del Signore. Cristo si presenta e si offre come amore e luce capace di attrarre i lontani; come un appello amichevole, sonoro, che convoca, mobilita e collega oltre le barriere innalzate dagli uomini; come dono universale, non soggetto alle meschinità e ai particolarismi di un popolo o di una cultura, ma aperto a tutti gli uomini, a tutti i luoghi e a tutti i tempi. Gesù è il grande passo di Dio che salva la trascendenza, la distanza, il silenzio, e viene a noi, dopo un lungo cammino d’amore, tremante, mendicante di amori. Gesù è l’avventura dell’incontro tra Dio e gli uomini che supera le distanze, le differenze e rende fratelli tutti gli uomini. Eppure eccola lì, come una stella, in attesa di quell’incontro in profondità che riesca a mobilitare l’essere umano. Lì è disposto a illuminare, guidare e trasformare. Ma l’uomo ha bisogno di aprire il suo guscio di sicurezze e di lasciarsi illuminare. Il rischio è trasformazione, l’inizio dell’avventura, dell’amore e del dolore. Ma una vita vissuta così, sullo stile di Gesù, vale sicuramente la pena. È meglio soffrire nel dolore dell’amore e seguire una stella che rimanere sterili nell’insensatezza di una vita vuota.

Questi uomini provenienti dall’Oriente, quando si prostrarono davanti al Bambino Gesù, «gli offrirono doni: oro, incenso e mirra». Cosa significano questi doni? Si dice che offrano l’oro come re, l’incenso come Dio e la mirra come uomo, ma a me il significato di questi doni mi sembra più profondo: sono segno di una dedizione totale e personale di ciascuno di loro al quale si ho dato, ho cercato così tante avventure. Solo allora il regalo avrà senso. Altrimenti diventa uno scambio mercantilista che cerca di mascherare il vuoto ed evitare un incontro profondo tra le persone. Sembrerebbe che il dono porti con sé un gancio utilitaristico che lega le persone ai nostri desideri e questo non dovrebbe essere il vero significato del dono. È un vero dono solo quando è simbolo espressivo della stima che nutriamo per le persone, quando esprime il legame gratuito che vogliamo mantenere e rafforzare con loro, quando è segno della nostra disponibilità a donare loro tempo, sostegno , compagnia e affetto vero; quando mostra la nostra gratitudine per quello che sono e valgono per noi e tutto questo senza fare calcoli, senza aspettarsi ritorsioni o dare luogo a secondi fini. Questo è il vero dono sia a Dio che a chi ci circonda. Diamo questo significato ai nostri “doni” in questi giorni di Natale, Capodanno ed Epifania? Con chi e perché condividiamo un dono? Cosa offriamo al Bambino Gesù?

Infine, solo una parola per chiudere la storia: tornarono alla loro terra per un’altra strada. Ritornano nella stessa patria, ma con un altro cuore, lungo un’altra strada. Chi trova la Vera Stella avrà sempre conversione e cambiamento. Le cose possono sembrare le stesse, ma lui è già diverso. Chi trova Gesù non può proseguire per “le sue stesse strade”. Continuerà negli stessi luoghi, ma con un cuore nuovo e uno sguardo nuovo, perché una Stella ha illuminato la sua vita. Cosa significa per te questa festa dell’Epifania o dei Re Magi? Come ha trasformato la tua vita?

Signore, nostro Dio, che per mezzo di una stella hai fatto conoscere in questo giorno a tutti i popoli la nascita del tuo Figlio, concedi a coloro che già ti conoscono per fede di poter contemplare, faccia a faccia, la bellezza della tua immensa gloria. Amen.​

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.