Riflessione di Mons. Enrique Díaz: Arma pericolosa

XXII Domenica Ordinaria

La parola di Dio © Canva

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 1 settembre, dal titolo: “Arma pericolosa”.

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Deuteronomio 4, 1-2. 6-8: “Non aggiungerai nulla a ciò che ti comando…Osserva i comandamenti del Signore”

Salmo 14: “Chi sarà gradito ai tuoi occhi, Signore?”

Giacomo 1, 17-18. 21.22. 27: “Metti in pratica la Parola”

San Marco 7, 1-8. 14-15. 21-23: “Hanno trascurato il comandamento di Dio di attenersi alle tradizioni degli uomini”

Iniziamo oggi il mese di settembre, mese della Bibbia, mese della presenza viva di Gesù, Parola del Padre, in mezzo a noi.


Dopo diverse domeniche passate a riflettere sul capitolo sesto di san Giovanni, con “odore di pane”, oggi torniamo al vangelo di san Marco e ci troviamo improvvisamente con “odore di corruzione”, in un brano in cui Gesù ha un forte alterco con gli scribi e i farisei sulle tradizioni descritte da Gesù come umane, inventate da coloro che sono lontani da Dio pur credendo di essergli molto vicini. In effetti, una tradizione sarà valida solo quando aiuterà a osservare i comandamenti di Dio, quando mantiene il cuore unito a Lui, quando dona la vita alle persone. In definitiva, Cristo offre un criterio e pone una domanda, sia a quei tempi che oggi: i nostri usi e costumi servono a mascherare i nostri mali e mascherare il nostro egoismo, oppure servono a mantenerci fedeli a Dio e a dare la vita al popolo? Solo nel secondo caso avranno vero valore e bisognerà preservarli.

Sembra che dimentichiamo i principi fondamentali e vogliamo trasformare il mondo dall’esterno, senza trasformare l’interno delle persone, senza una vera conversione. Non esiste un percorso segreto che possa condurci a una vera trasformazione quando rimaniamo nelle esteriorità, nella composizione e nelle deformazioni della realtà. Quanti programmi rimangono solo sull’abbellimento esterno senza toccare le fibre interne per paura di impegnarsi? Cristo ci avverte con la sua forte dichiarazione che “il male viene dal cuore”. Delitti, adulteri, furti, ingiustizie, invidie, diffamazioni, sono perversità del cuore anche se mascherate da usi, tradizioni o mode.

Il fariseismo e il ritualismo non sono una questione del passato, ma una continua tentazione del presente ovunque, anche nelle persone e nelle istituzioni che partono dalle intenzioni più pure e giuste. La mentalità farisaica blocca il dinamismo e la potenza del Vangelo e lo trasforma in riti, strutture e consuetudini che ne soffocano lo spirito. Purtroppo è molto facile cadere in questo stile di religione che calma le nostre preoccupazioni profonde e intorpidisce il desiderio di una vita coerente. Oggi possiamo vivere anche un cristianesimo superficiale, delle celebrazioni sociali con l’acqua santa, dell’esteriorità e della periferia. Al contrario, Cristo esige un cristianesimo che sia una vera risposta personale alla chiamata di Dio e ai bisogni dei nostri fratelli. Non possiamo, né dobbiamo, chiudere la nostra fede in una sacrestia o tacerla con una novena; Deve andare nel profondo della vita e dare energia a ogni azione di coloro che si dicono cristiani.

Il cristianesimo, quindi, non è solo una medaglia da portare sul petto, né un documento che ci accredita all’interno della Chiesa, ma è soprattutto un atteggiamento interiore e una forza per vivere onestamente in tutti i momenti della vita. Dovremo verificare se i nostri atteggiamenti negli incontri di ogni momento sono conformi a ciò che il Vangelo ci chiede. Non è possibile definirsi veri cristiani e appropriarsi indebitamente dei fondi comunitari, giocare con la giustizia, mentire sfacciatamente. Non si può dire che ascoltiamo il Vangelo se poi mettiamo il denaro come nostro dio, conviviamo con l’ingiustizia e dedichiamo tutti i nostri sforzi al piacere. Sbagliamo completamente quando prestiamo più attenzione ai comportamenti esterni che alla cura interiore, quando curiamo i formalismi e non la sostanza, quando le nostre tradizioni non affondano le loro radici nella volontà di Dio.

La critica di Gesù è durissima quando si tratta di passare in rassegna i frutti concreti che scaturiscono dal di dentro: “cattive intenzioni, fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, avidità, ingiustizia, frode, dissolutezza, invidia, diffamazione, superbia e frivolezza”. Questo viene da dentro di noi? Il saggio avvertimento di Gesù è pienamente attuale nella nostra società complessa e organizzata. Devi prenderti cura dell’interno, non della superficie. Vanno bene tutti i tentativi di abbellire e dare la mano al proprio gatto con programmi sociali, ma se non si va fino in fondo, se non si cambiano le strutture ingiuste, se non si cambia il cuore dell’uomo, tutto resta nella buona cosa ha importanza vestirsi bene quando hai il cuore marcio!

Questa conversione ci porterà ad azioni concrete in ogni momento della nostra vita. Essere discepolo di Gesù significa vivere secondo i suoi criteri in tutti gli ambiti della nostra esistenza perché ovunque mettiamo il cuore. La fede non è una borsa che si mette e si toglie quando si entra nella Chiesa, ma è piuttosto un’esperienza personale che ci chiede di agire con coerenza in tutti gli angoli del nostro mondo. È una falsa illusione dire che stiamo cercando una società più giusta e umana, se nessuno di noi è disposto a riconvertirsi e a cambiare il nostro cuore, e continuiamo ad aggrapparci alle nostre tradizioni e ai nostri privilegi. Il Vangelo influenza ogni momento della nostra vita? È solo un accessorio o nasce dentro di noi? Cosa dovremo cambiare?

Padre misericordioso, infiammaci del tuo amore e avvicinaci a te, affinché possiamo essere coerenti con il nostro impegno cristiano in ogni momento della nostra vita. Amen.