Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 12 novembre 2023, dal titolo: “Lo sposo viene, andategli incontro”.
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Sapienza di Salomone 6, 12-16: “La sapienza è trovata da chi la cerca”.
Salmo 62: “Signore, l’anima mia ha sete di te” *** I Tessalonicesi 4, 13.
I Tessalonicesi 4, 13-18: “Chi muore con Gesù, Dio lo porterà con sé”.
San Matteo 25, 1-13: “Chi muore con Gesù, Dio lo porterà con sé”.
Matteo 25, 1-13: “Lo sposo viene, andategli incontro”.
L’invito a un banchetto di nozze è uno dei temi preferiti da Gesù. Egli intende il Regno dei cieli come la pienezza dell’amore e la condivisione della gioia. E le nozze possono significare il fidanzamento del Dio amante con il suo popolo, la sposa attesa. Gesù ci parla sempre di amore e ci invita a partecipare a questa celebrazione piena. E sarebbe il primo insegnamento a farci interrogare su come stiamo rispondendo a questa chiamata d’amore. Ma questa parabola entra anche in un clima di polemica e di provocazione. Gesù sembra continuare a rimproverare gli scribi e i farisei per la loro incoerenza e mancanza di coerenza nella loro ricerca di Dio. Loro che erano stati invitati per primi, loro che avevano le lampade accese in mano, ora si trovano rifiutati perché non hanno l’olio della fede, della misericordia e della fratellanza nelle loro lampade. Hanno dimenticato ciò che è più importante e si sono riempiti solo di apparenza e vanagloria. Molti studiosi sono colpiti dal fatto che le vergini sagge non vengono rimproverate per il loro egoismo nel negare un po’ del loro olio a chi ne è privo. Ma la chiamata e la risposta hanno soprattutto un significato personale. Dio ci chiama al suo amore in modo così personale e concreto che nessuno può rispondere per noi. La risposta non deve essere solo di un momento, ma deve essere sempre attuale e concreta. Come l’amore, non basta aver detto una volta “ti amo”, ma deve essere manifestato con parole e azioni in ogni momento. Questo è il peccato dei farisei: pensavano di essere già salvi. È anche il nostro peccato?
Allo stesso tempo, in questa parabola Gesù ci mostra anche l’urgenza della vigilanza. Descrivendo il Regno di Dio come una delle feste più gioiose e partecipate, esserne esclusi significa perdere la cosa più importante. La storia delle vergini ci pone in un’atmosfera di crisi che gli ascoltatori potrebbero facilmente cogliere come un campanello d’allarme per non perdere l’opportunità di partecipare alla grande festa del Regno. Ma in questi racconti della venuta del Figlio troviamo sempre una doppia intenzione: contemplano sia il presente che il futuro. Sono rivolti al momento presente: “state attenti, vegliate, non sapete a che ora verrà…”, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Si tratta di convincere i discepoli che l’arrivo del futuro è una minaccia per la loro vita presente, che è oggi che si preparano i cambiamenti di domani, che il presente genera il futuro. La lettura dei testi di questa domenica richiede questa doppia attenzione. Gesù sta arrivando: teniamo lo sguardo fisso su questa venuta; ma Gesù viene anche oggi: siamo attenti e pronti ad accoglierlo. Per San Matteo, essere pronti significa ascoltare e mettere in pratica le parole di Gesù oggi. Significa rinnovare sempre “l’olio” dell’amore e del servizio – come è diverso dagli atteggiamenti altezzosi di sicurezza che a volte mostriamo! L’olio dell’amore di Gesù è sempre inquieto, sempre in ricerca e sempre attento. Ci si può stancare e addormentare, ma non è ammessa né la sonnolenza né la passività. L’indifferenza e la pigrizia non sono ammesse.
Alcuni si preoccupano che se lo sposo è in ritardo, sarà lui a doverne sopportare le conseguenze e non le povere giovani donne che lo hanno aspettato per lunghe ore. Ma non è un atteggiamento evangelico quello di calcolare e adattarsi alle situazioni senza la presenza del Signore. Il pericolo è duplice: da un lato, non preoccuparsi e abbandonarsi alla bella vita, perché il Signore ritarda; dall’altro, non avere la pazienza di aspettare la sua venuta. La vigilanza deve essere continua. L’amore, il servizio e la dedizione non si improvvisano, sono atteggiamenti che si assumono per tutta la vita e nessuno può “riempire” il nostro cuore con l’amore per gli altri. Già la prima lettura ci ha messo in uno stato di ricerca e di inquietudine per trovare la saggezza. E chiedeva un cuore degno di lasciarsi trovare da lei, piuttosto che raggiungerla con le proprie forze, perché lei è seduta alla porta di chi la cerca sinceramente. È molto bella questa descrizione paradossale, contenuta nel Libro della Sapienza, dell’incontro tra l’uomo e Dio: dell’uomo che vaga e si interroga su Colui che lo ha già trovato, e dell’uomo che trova Colui che non smette di cercarlo. Quando ci fermiamo, quando ci sentiamo soddisfatti e pieni di noi stessi, quando ci saturiamo dei nostri oli, nessuno può riempire il nostro vuoto. Diventiamo come lampade inutili, buie e inutili, come lampade senza luce.
Questa parabola non vuole instillare le paure e le ansie che piacciono tanto ai predicatori evangelici. Non si tratta di instillare una paura che spaventa e manipola le azioni dell’uomo. La parabola ci pone in un’altra dinamica: la dinamica dell’incontro e dell’incontro festoso al banchetto di nozze. Dobbiamo aprirci alla realtà del Dio di Gesù: un Dio gioioso, che prepara un banchetto per riceverci, che è in grado di comprendere le nostre stanchezze, i nostri sogni e le nostre debolezze, che vuole che la nostra felicità sia sempre più grande nei nostri cuori e che la condividiamo nella festa universale. Chi asciuga la sua lampada o la riempie di egoismo, si esclude dalla festa. Non temiamo la fatica, il sonno, la frustrazione che sono sempre presenti nelle nostre comunità. Impariamo a vivere nell’attesa vigile, con l’olio dell’amore e del servizio nelle nostre lampade, con l’illusione dinamica di incontrare il Signore. Quante volte mi lascio trascinare dall’indifferenza e dall’apatia? Aspetto la venuta del Signore con illusione e speranza, oppure sono assonnato e frustrato? In quali cose concrete di amore e di servizio mostro di aspettare il Signore?
Padre buono, illumina i nostri cuori con la luce del tuo Spirito, affinché con speranza dinamica e vigilanza continua possiamo attendere la venuta del tuo Regno. Amen
Riflessione del vescovo Enrique Díaz: “Lo sposo viene, andategli incontro”
31ª domenica del Tempo Ordinario
Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 12 novembre 2023, dal titolo: “Lo sposo viene, andategli incontro”.
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Sapienza di Salomone 6, 12-16: “La sapienza è trovata da chi la cerca”.
Salmo 62: “Signore, l’anima mia ha sete di te” *** I Tessalonicesi 4, 13.
I Tessalonicesi 4, 13-18: “Chi muore con Gesù, Dio lo porterà con sé”.
San Matteo 25, 1-13: “Chi muore con Gesù, Dio lo porterà con sé”.
Matteo 25, 1-13: “Lo sposo viene, andategli incontro”.
L’invito a un banchetto di nozze è uno dei temi preferiti da Gesù. Egli intende il Regno dei cieli come la pienezza dell’amore e la condivisione della gioia. E le nozze possono significare il fidanzamento del Dio amante con il suo popolo, la sposa attesa. Gesù ci parla sempre di amore e ci invita a partecipare a questa celebrazione piena. E sarebbe il primo insegnamento a farci interrogare su come stiamo rispondendo a questa chiamata d’amore. Ma questa parabola entra anche in un clima di polemica e di provocazione. Gesù sembra continuare a rimproverare gli scribi e i farisei per la loro incoerenza e mancanza di coerenza nella loro ricerca di Dio. Loro che erano stati invitati per primi, loro che avevano le lampade accese in mano, ora si trovano rifiutati perché non hanno l’olio della fede, della misericordia e della fratellanza nelle loro lampade. Hanno dimenticato ciò che è più importante e si sono riempiti solo di apparenza e vanagloria. Molti studiosi sono colpiti dal fatto che le vergini sagge non vengono rimproverate per il loro egoismo nel negare un po’ del loro olio a chi ne è privo. Ma la chiamata e la risposta hanno soprattutto un significato personale. Dio ci chiama al suo amore in modo così personale e concreto che nessuno può rispondere per noi. La risposta non deve essere solo di un momento, ma deve essere sempre attuale e concreta. Come l’amore, non basta aver detto una volta “ti amo”, ma deve essere manifestato con parole e azioni in ogni momento. Questo è il peccato dei farisei: pensavano di essere già salvi. È anche il nostro peccato?
Allo stesso tempo, in questa parabola Gesù ci mostra anche l’urgenza della vigilanza. Descrivendo il Regno di Dio come una delle feste più gioiose e partecipate, esserne esclusi significa perdere la cosa più importante. La storia delle vergini ci pone in un’atmosfera di crisi che gli ascoltatori potrebbero facilmente cogliere come un campanello d’allarme per non perdere l’opportunità di partecipare alla grande festa del Regno. Ma in questi racconti della venuta del Figlio troviamo sempre una doppia intenzione: contemplano sia il presente che il futuro. Sono rivolti al momento presente: “state attenti, vegliate, non sapete a che ora verrà…”, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Si tratta di convincere i discepoli che l’arrivo del futuro è una minaccia per la loro vita presente, che è oggi che si preparano i cambiamenti di domani, che il presente genera il futuro. La lettura dei testi di questa domenica richiede questa doppia attenzione. Gesù sta arrivando: teniamo lo sguardo fisso su questa venuta; ma Gesù viene anche oggi: siamo attenti e pronti ad accoglierlo. Per San Matteo, essere pronti significa ascoltare e mettere in pratica le parole di Gesù oggi. Significa rinnovare sempre “l’olio” dell’amore e del servizio – come è diverso dagli atteggiamenti altezzosi di sicurezza che a volte mostriamo! L’olio dell’amore di Gesù è sempre inquieto, sempre in ricerca e sempre attento. Ci si può stancare e addormentare, ma non è ammessa né la sonnolenza né la passività. L’indifferenza e la pigrizia non sono ammesse.
Alcuni si preoccupano che se lo sposo è in ritardo, sarà lui a doverne sopportare le conseguenze e non le povere giovani donne che lo hanno aspettato per lunghe ore. Ma non è un atteggiamento evangelico quello di calcolare e adattarsi alle situazioni senza la presenza del Signore. Il pericolo è duplice: da un lato, non preoccuparsi e abbandonarsi alla bella vita, perché il Signore ritarda; dall’altro, non avere la pazienza di aspettare la sua venuta. La vigilanza deve essere continua. L’amore, il servizio e la dedizione non si improvvisano, sono atteggiamenti che si assumono per tutta la vita e nessuno può “riempire” il nostro cuore con l’amore per gli altri. Già la prima lettura ci ha messo in uno stato di ricerca e di inquietudine per trovare la saggezza. E chiedeva un cuore degno di lasciarsi trovare da lei, piuttosto che raggiungerla con le proprie forze, perché lei è seduta alla porta di chi la cerca sinceramente. È molto bella questa descrizione paradossale, contenuta nel Libro della Sapienza, dell’incontro tra l’uomo e Dio: dell’uomo che vaga e si interroga su Colui che lo ha già trovato, e dell’uomo che trova Colui che non smette di cercarlo. Quando ci fermiamo, quando ci sentiamo soddisfatti e pieni di noi stessi, quando ci saturiamo dei nostri oli, nessuno può riempire il nostro vuoto. Diventiamo come lampade inutili, buie e inutili, come lampade senza luce.
Questa parabola non vuole instillare le paure e le ansie che piacciono tanto ai predicatori evangelici. Non si tratta di instillare una paura che spaventa e manipola le azioni dell’uomo. La parabola ci pone in un’altra dinamica: la dinamica dell’incontro e dell’incontro festoso al banchetto di nozze. Dobbiamo aprirci alla realtà del Dio di Gesù: un Dio gioioso, che prepara un banchetto per riceverci, che è in grado di comprendere le nostre stanchezze, i nostri sogni e le nostre debolezze, che vuole che la nostra felicità sia sempre più grande nei nostri cuori e che la condividiamo nella festa universale. Chi asciuga la sua lampada o la riempie di egoismo, si esclude dalla festa. Non temiamo la fatica, il sonno, la frustrazione che sono sempre presenti nelle nostre comunità. Impariamo a vivere nell’attesa vigile, con l’olio dell’amore e del servizio nelle nostre lampade, con l’illusione dinamica di incontrare il Signore. Quante volte mi lascio trascinare dall’indifferenza e dall’apatia? Aspetto la venuta del Signore con illusione e speranza, oppure sono assonnato e frustrato? In quali cose concrete di amore e di servizio mostro di aspettare il Signore?
Padre buono, illumina i nostri cuori con la luce del tuo Spirito, affinché con speranza dinamica e vigilanza continua possiamo attendere la venuta del tuo Regno. Amen
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