“Se i piccoli gruppi possono seminare il terrore, i piccoli gruppi possono seminare la pace”. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha commentato l’invito lanciato da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica a pregare e digiunare per intercedere a favore della pace in Afghanistan.
In una intervista rilasciata a Vatican news e pubblicata oggi, Riccardi sottolinea che “pregare e digiunare non sono assolutamente pratiche anacronistiche e ancor meno spiritualistiche. Al contrario, penso che preghiamo troppo poco per la pace nelle nostre chiese. La domenica non ascoltiamo mai preghiere per l’Afghanistan o, per esempio, per il nord del Mozambico, con 800.000 rifugiati, o per tante guerre dimenticate”.
“La preghiera è una forza”
“Preghiamo poco per la pace mentre dovremmo avere tra le nostre mani ogni giorno un Rosario con i nomi di tutti i paesi in guerra e pregare per loro. La preghiera è una forza” afferma Riccardi.
In questi giorni la Comunità ha avviato una raccolta di fondi “per soccorrere coloro che si trovano in grave pericolo. Non basta guardare con angoscia le terribili immagini che giungono da lontano: è possibile iniziare a dare subito risposte. Per questo Sant’Egidio è impegnata nel sostenere l’evacuazione e la prima accoglienza di gruppi di cittadini afghani che hanno le famiglie in Italia o hanno legami di lavoro con il nostro paese”.
I temi affrontati con il Pontefice
Come riporta la Comunità sul suo sito web, ieri il pontefice ha ricevuto in udienza Riccardi. L’incontro ha avuto luogo alla vigilia della festa di Sant’Egidio che si celebra il 1° settembre.
Secondo le poche indiscrezioni trapelate, durante il colloquio è stato affrontato il grande tema del contrasto alla povertà crescente e della necessità di offrire risposte adeguate a tutte le problematiche emerse a causa della pandemia da Covid-19, dalle sofferenze vissute da tante famiglie, agli anziani e ad altre condizioni di fragilità presenti nella società.