Come spettatore del carnevale dei bambini nel mio quartiere, ha attirato la mia attenzione il fatto che l’intrattenitore musicale, facendo riferimento alla Quaresima ai bambini, li faceva sembrare strani, perché non suonava loro familiare. Nello stesso quartiere, fino all’anno scorso, il panificio esponeva un grande cartello con la scritta “Frittelle quaresimali”, ora nemmeno quello. A sottolinearlo ancora di più, al supermercato in questi giorni, all’inizio della Quaresima, il reparto della pescheria non è più affollato del solito. Inutile dire l’impatto mediatico. Si può dire che la Quaresima, come i cristiani, diventa invisibile.
Anche se siamo una minoranza, come ci dice il Papa, dovremmo essere una minoranza significativa. E la Quaresima è la piattaforma che potrebbe permetterci di essere più visibili.
Forse noi stessi per molto tempo abbiamo fatto cattiva propaganda alla Quaresima, presentandola come un insieme di divieti senza altro obiettivo se non quello di compiere il tiempo perché necessario.
Non l’abbiamo vissuta come una proposta positiva. Me ne sono reso conto il giorno in cui ero in fila al ristorante aziendale dell’Ospedale, parlando con una collega infermiera, di fronte alle sue scelte di piatti senza carne, le ho chiesto se non poteva mangiare carne, alla quale lei, senza batter ciglio, mi ha risposto che sì, poteva. Con sorpresa le ho fatto notare che avevo cercato dei piatti che non contenessero carne, al che lei ha risposto che potevo, ma che non volevo. Mi è diventato chiaro che non si trattava di un divieto, ma di un’opzione. La conversazione propendeva per la filosofia vegetariana, tanto che la sua convinzione e le ragioni che adduceva incoraggiavano a lasciare gli animali nel loro habitat. Non mangiare carne, per l’infermiera, non era né un sacrificio, né una questione militante, tanto meno un divieto, era il modo per sfuggire alla distruzione e vivere una vita più in linea con la natura.
Come viviamo l’ascesi cristiana e soprattutto la Quaresima, come tempo di divieti o come tappa di rinnovamento e rafforzamento. Papa Francesco ci dice “Il cammino ascetico quaresimale, come il cammino sinodale, ha come meta una trasfigurazione personale ed ecclesiale. Una trasformazione che, in entrambi i casi, trova il suo modello in quello di Gesù e si realizza attraverso la grazia del suo mistero pasquale”.
La Quaresima ai suoi inizi fu un tempo di speranza, sia per i catecumeni che desideravano il battesimo, sia per i penitenti che desideravano rientrare nella comunità. Non furono giorni di divieti, ma di vivere intensamente la preparazione per essere cristiani in pienezza.
Sarebbe bene vivere la Quaresima come una proposta positiva di rinnovamento e non come un insieme di divieti che di per sé e senza un obiettivo diventano pratiche oscurantiste e sterili.
E sebbene gli obiettivi del digiuno quaresimale siano diversi dal digiuno terapeutico, tanto di moda ogni giorno, nel nostro caso l’astinenza e il digiuno come pratiche quaresimali, come preghiamo nel prefazio, ci aiutano a moderare il nostro desiderio di sufficienza e a tradursi in beni per i poveri , cioè ci rende più umili e di conseguenza più umani.
La trasfigurazione personale di cui ci parla il Papa non è solo corporale, ma spirituale. Sarebbe bello se, vivendo in questo tempo, anche a noi venisse chiesto del nostro digiuno, non tanto per il volto triste che Gesù tanto critica ma per la gioia che deriva dal liberarci da ganci e attaccamenti schiavizzanti.
Sul piano spirituale, anche le nuove spiritualità senza Dio ci sfidano, quando parlano di ritiri di meditazione e di convivenza. Con quale stato d’animo positivo e di autoaffermazione, mostrano le loro pratiche come qualcosa di vitale. Che differenza con la Chiesa nei tempi che proponiamo, all’interno di quello che è la Quaresima, colloqui di formazione, meditazioni e ritiri, come non riscuota molto successo, considerandolo qualcosa di superfluo.
Il giorno in cui qualcuno ci dice che ci vede più amichevoli e di buon umore e ci chiede se andiamo da uno psicologo o qualcosa di simile e noi rispondiamo che siamo semplicemente in Quaresima, tempo per vivere il deserto, per ritrovare noi stessi di più e meglio. e continuiamo a chiederci come lo facciamo e noi possiamo rispondere che facciamo meditazione e preghiera, che il rosario, la Via Crucis e l’Eucaristia in questo tempo ci permettono di lavorare su noi stessi, quel giorno avremo risvegliato la curiosità in altri. Con una faccia felice ci siamo diffusi. È la proposta di Gesù sul modo di digiunare e di pregare.
L’elemosina. Anche l’altro pilastro della Quaresima, insieme all’astinenza e alla preghiera, ha connotazioni peggiorative che non sono utili. Dolore, pietà, mettici al di sopra degli altri. Ma anche il fatto di aiutarli diventa uno sforzo caritativo, un sacrificio. Nel messaggio di quest’anno il Papa ci parla del cammino sinodale, di questo cammino insieme. «Il Signore, oltre a parlarci attraverso le Scritture, lo fa attraverso i nostri fratelli e sorelle, soprattutto nei volti e nelle storie di chi ha bisogno di aiuto. Ma vorrei aggiungere anche un altro aspetto, molto importante nel processo sinodale: ascoltare Cristo significa anche ascoltare i fratelli e le sorelle nella Chiesa; quell’ascolto reciproco che in alcune fasi costituisce l’obiettivo principale, e che, in ogni caso, è sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa sinodale”.
La Quaresima diventa così una proposta positiva di rinnovamento fisico e spirituale, un’oasi di meditazione e di preghiera e una proposta per camminare insieme condividendo la vita.