Il tempo di Avvento è un tempo in cui rinnoviamo l’attesa del Signore che è già entrato nella storia, ma che tornerà per portarla a compimento. È un tempo breve ma intenso in cui svegliarsi, come diciamo in questi giorni, non significa far nulla, addormentarsi, sdraiarsi da qualche parte, ma, al contrario, risvegliare tutta la lucidità e lo stupore di fronte alla realtà, e davanti a ciò che Dio, in realtà, realizza. Anche se la realtà, come ci ricorda il Vangelo, spesso ci spaventa: segni terribili, angosce, paure, guerre, terremoti, cataclismi… Il Vangelo dice addirittura che tutti moriamo di paura di fronte alla realtà, e questo vale per molti ragioni. Ma in quei momenti Gesù dice: “Alzate il capo e rendetevi conto che io vengo e la vostra liberazione è vicina”. Sarebbe bello avere questa capacità. Come farlo? Gesù dà due istruzioni fondamentali. La prima è: non appesantite i vostri cuori. Nel nostro cuore ci sono desideri sbagliati, cose che ci fanno vivere con un ritmo frenetico perché cerchiamo in realtà qualcosa che non c’è. Non sopraffare il cuore, quindi, significa trovare la giusta profondità dei nostri desideri, comprendere cosa vogliamo veramente e cosa la realtà può offrirci. E poi Gesù dice: “Vegliate e pregate”. Non basta pregare, prima bisogna spalancare gli occhi, guardare. Questa è un’indicazione molto importante, perché tante volte diciamo le preghiere, ma non ci succede nulla, perché abbiamo ancora gli occhi chiusi, cioè non abbiamo uno sguardo fiducioso e attento sulla realtà. E, d’altronde, il tempo di Avvento comincia proprio così: aprire gli occhi, entrare nel cuore, cominciare a pregare.
Prima Domenica di Avvento: Primo passo, la preghiera, senza sopraffare il cuore
Il neo predicatore della Casa Pontificia riflette sulla prima domenica dei tempi in preparazione al Natale: la realtà che viviamo è terrificante, ma Gesù che viene ci ricorda di alzare la testa perché “la vostra liberazione è vicina”