Oggi, 8 dicembre, il mondo cattolico celebra la festa dell’Immacolata Concezione. È una festa molto cara al mondo cristiano, che ha sempre avuto un affetto particolare per la Madre del Redentore. E credo che questa festa ci offra l’opportunità di riflettere su una realtà che non guardiamo, eppure è essenziale quando si tratta di gestire un’azienda, una comunità o una famiglia. Mi riferisco all’interiorità, o come si dice tecnicamente, alla propria intimità. Quella sfera personale, dove nessuno può penetrare, nessuno può sondare, e che allo stesso tempo è responsabile di molte delle nostre decisioni e del nostro modo di vedere le relazioni con gli altri.
Come siamo dentro, quali sono i nostri pensieri e desideri più profondi? Meister Eckhart ha giustamente osservato, nel XIII secolo, che siamo troppo preoccupati di fare, mentre dovremmo preoccuparci di più di essere. Dedichiamo molte ore allo studio per conoscere meglio la natura o i processi di un’organizzazione; lavoriamo molto sul miglioramento fisico e sulla nostra capacità vitale; impariamo le lingue; coltiviamo la danza, il parlare in pubblico e il saper stare in scena. Ma passiamo poco o niente tempo a riconoscere dove siamo internamente, che tipo di sentimenti proviamo spontaneamente, quali desideri abbiamo, che qualità hanno le nostre illusioni, perché abbiamo queste paure, perché ammettiamo queste avversioni.
Come tutte le dimensioni umane, anche l’interiorità è un piano che ammette miglioramenti e progressi, cambi di timone e riconversioni. C’è una frase della Sacra Scrittura che mi sembra molto utile in questa riflessione: “A che serve a un uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima? A che serve se abbiamo molte capacità personali, o molte risorse, se la nostra interiorità è molto debole o malata? Se una sola piccola cosa va contro di noi, l’intero edificio del successo che abbiamo raggiunto crolla improvvisamente come un castello di carte.
In un articolo precedente ho detto che chi serba rancore verso un altro è una persona che danneggia tutte le relazioni personali. Il rancore è qualcosa di interiore ed egoistico, e quindi sarà presente in tutte le relazioni che instaura. Poiché si è inacidito internamente: è diventato più sensibile a tutto ciò che ha a che fare con se stesso; si sta abituando a vedere possibili nemici dappertutto; è più diffidente; ha diminuito la sua capacità di dubitare di se stesso; si sta abituando a razionalizzare le sue ossessioni; e così via, allora questo rancore sarà sempre una minaccia latente nelle relazioni che instaura; e prima o poi finirà per emergere.
L’interiorità di ciascuno di noi è una dimensione essenziale per la vita sociale, familiare, imprenditoriale, nazionale e internazionale. La stiamo osservando nel nostro Paese con le odiose reazioni alla liberazione di un detenuto anziano e malato. Si arriva al punto di non ammettere che qualcuno possa avere pietà. Fino a dire che non c’è nessuno sulla terra che possa fare del bene. Che non si possa mai avere una persona del genere come vicino di casa. L’esposizione è molto alta.
Per questo è bene fermarsi un attimo per riconoscersi interiormente. E insieme a questo riconoscimento, non dobbiamo mai scoraggiarci per ciò che possiamo incontrare. Nel caso dell’interiorità, per fortuna, c’è sempre un rimedio; è sempre possibile guarire.
Anche all’ultimo minuto della vita, si presenterà l’occasione. Di questo possiamo essere certi. Molte persone che hanno attraversato una trance critica e poi si sono riprese, commentano che in quel momento hanno visto passare tutta la loro vita come in un film. Qualcosa come l’ultima risorsa che la Divina Provvidenza ha previsto per guarire quell’interiorità.
Tutto sommato, penso che sia molto più prezioso e fruttuoso cercare la medicina e iniziare la guarigione proprio ora, senza dover aspettare l’ultimo momento della vita temporale. Non solo faremo un gran bene a molti con relazioni più sane; i primi a beneficiarne saremo noi stessi: avremo più pace interiore, più semplicità e più gioia….