All’inizio del mese di maggio Rafal Trzaskowski, il sindaco di Varsavia e politico di spicco, vicepresidente del partito Piattaforma Civica del premier Donald Tusk: l’8 maggio ha dichiarato guerra alla croce e alla libertà religiosa in Polonia, firmando un ordine che richiede la rimozione di croci, immagini di santi e altri simboli religiosi. I simboli religiosi dovranno scomparire da ogni spazio pubblico negli uffici di Varsavia, e tutti gli eventi organizzati dagli uffici della capitale dovranno essere «di natura laica, cioè non conterranno elementi religiosi, ad esempio preghiere…». Purtroppo, la lotta di Trzaskowski contro la croce ricorda i tempi del regime comunista che combatteva la religione e la Chiesa. E proprio quest’anno si ricorda il 40° anniversario delle lotte degli studenti delle scuole polacche contro la rimozione delle croci.
Va ricordato che nel periodo dell’attività legale della NSZZ “Solidarność”, cioè tra l’agosto 1980 e il dicembre 1981, la croce – come simbolo della fede cattolica – è apparsa sempre più spesso nello spazio pubblico, anche nelle scuole e nei collegi di tutto il paese. Dopo l’introduzione della legge marziale il 13 dicembre 1981, il regime militar-comunista del gen. Jaruzelski ordinò, soprattutto a partire dalla metà del 1983, di rimuoverle. Ciò ha portato a molte proteste da parte degli studenti e dei loro genitori, così come di alcuni insegnanti. Il loro culmine si è verificato nel 1984, esattamente 40 anni fa. Le manifestazioni più in difesa di questo simbolo della fede hanno avuto luogo nel complesso della Scuola Agraria di Mietno, una cittadina vicino Garwolin, culminando nel marzo 1984. Tutto ebbe inizio in questa scuola agricola, all’epoca la più moderna del paese, nel novembre del 1983, quando all’improvviso scomparvero due croci appese nell’atrio. Ma quello era solo l’inizio. Il 3 dicembre 1983 – su decisione del preside – furono rimosse dalle aule altre croci. Il consiglio studentesco inviò una lettera alla direzione per chiedere delle spiegazioni. La risposta del direttore, datata il 19 dicembre, era la seguente: “Le croci sono state rimosse perché bisogna ripristinare l’ordine giuridico. La scuola è un’istituzione laica e le croci venivano appese durante il periodo di ‘Solidarnosc’, quando alle autorità venivano imposte varie decisioni”. Gli studenti, delusi dalla risposta del preside, si rifiutarono di andare a lezione e iniziarono a pregare e a cantare il famoso canto polacco “Vogliamo Dio”. Ma questa volta la situazione si risolse velocemente con la promessa che la questione della presenza delle croci a scuola sarebbe stata riconsiderata. Ma dopo le vacanze invernali la direzione confermò che non c’era posto per le croci in una scuola laica.
Il 10 gennaio 1984 i giovani organizzarono uno sciopero di diverse ore per protestare contro la rimozione delle croci. Il 12 gennaio, dopo le lezioni, un gruppo di circa 500 studenti marciò dalla scuola alla chiesa di Garwolin, a circa 5 chilometri di distanza, e le croci della scuola furono trasportate lì in macchina e poste su un cartello con la scritta: “Non c’era posto per te, Cristo, nella nostra scuola – Scuola Agraria Miętne.”
In risposta agli avvenimenti di Miętne, il vescovo ordinario di Siedlce, Jan Mazur, regalò agli studenti diverse centinaia di piccole croci di dieci centimetri, che incominciarono a indossarla a scuola. Il tentativo del preside di placare la protesta fallì. Nelle settimane successive gli studenti appendevano le croci che furono sistematicamente rimosse. In questa situazione – il 5 marzo 1984 – i giovani organizzarono una manifestazione di avvertimento di venti minuti, il giorno dopo si rifiutarono di partecipare alle lezioni e il 7 marzo 1984 proclamarono uno sciopero d’occupazione al quale inizialmente si unirono circa 200, ed infine parteciparono circa 400 studenti su 600. Posizionarono delle guardie, allestirono un punto di ristoro e un posto dove dormire su un tappeto da wrestling. Purtroppo, alla scuola si presentò un pubblico ministero e minacciò sanzioni penali per aver occupato l’edificio. A sua volta il direttore lesse la decisione del voivoda di Siedlce, che annunciava la sospensione delle lezioni. Per paura della pacificazione da parte delle Riserve Motorizzate della Milizia Cittadina (ZOMO), che le autorità avevano inviato a Miętne, gli studenti lasciarono la scuola per recarsi, insieme ai loro compagni di altre scuole e agli abitanti della zona, alla messa a Garwolin. Durante l’incontro, mons. Mazur lanciò un appello alla calma e promise che le autorità ecclesiastiche polacche avrebbero utilizzeto “tutti i mezzi legali” per rimettere le croci nella scuola. Successivamente diverse centinaia di persone si recarono in pellegrinaggio a Czestochowa al santuario di Jasna Góra. Secondo la BBC, il 10 marzo arrivarono lì in totale 700 persone, alle quali si sarebbero uniti i rappresentanti di altri 20 pellegrinaggi giovanili (anche da Varsavia, Cracovia e Breslavia).
In risposta alla protesta, le autorità ordinarono la reiscrizione alla scuola di Miętne: la condizione per l’ammissione era che lo studente e i suoi genitori firmassero una dichiarazione secondo cui si sarebbe iscritto in una scuola laica dove non c’era posto per i simboli religiosi. In risposta 380 studenti ritirarono i documenti da scuola e solo 90 studenti frequentarono le lezioni riprese. Ma la lotta per le croci non finì qui, perché il vescovo Jan Mazur decise di digiunare a pane e acqua finché il conflitto non fosse stato risolto. Finalmente il 6 aprile – dopo i colloqui tra le autorità comuniste e l’Episcopato polacco si raggiuse un compromesso: una croce fu appesa nella biblioteca della scuola diventando una specie di “cappella”. Vinsero i giovani, ma il prezzo di quella vittoria fu alto: agli studenti di Miętne che non firmarono la dichiarazione fu vietata l’ammissione alle altre scuole.
Oggi, 40 anni dopo questi gravi fatti della persecuzione dei cattolici in Polonia del regime di Jaruzelski, il sindaco della capitale si comporta come il regime comunista dei tempi che sembravano già passati. La decisione di Trzaskowski di rimuovere le croci degli uffici pubblici viola tanti articoli della Costituzione polacca, prima di tutto l’articolo 53 che garantisce a ciascuno la libertà di coscienza e di religione, compreso il diritto di manifestare pubblicamente la propria religione sotto varie forme. Ma, come si vede, nella Polonia di Tusk un sindaco “europeista”, “progressista”, pro LGBT può violare la Costituzione del Paese senza pagarne le conseguenze.
Va detto che le notizie della lotta degli studenti di Miętne in difesa delle croci arrivarono anche all’orecchio di Giovanni Paolo II: qualche studente, testimone di questi fatti portò al Papa un diario dove furono raccontati i fatti illustrati con le foto. Oggi questo diario è conservato presso il Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II a Roma, in via Cassia 1200.