Perdona e chiedi perdono

Hai il coraggio?

Dal processo che porta a perdonare o chiedere perdono, viene fuori il meglio e il peggio di noi stessi.

È direttamente correlato all’arroganza e all’orgoglio che ci impediscono di scendere dal piedistallo su cui ci siamo posti, ed è intimamente connesso all’egoismo in cui vive ogni individuo. Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze affinché l’umiltà e la generosità del perdono emergano sempre vittoriose in questo combattimento.

Il seme dell’umiltà e della generosità, dono di Dio che si perde se non lo si esercita, viene annegato dal dolore dell’offesa e molte volte, anche se ci sforziamo di perdonare, non ci riusciamo. È lì che comincia a prendere forma il malvagio risentimento che inebrierà il tuo cuore, perché il risentimento non è una brutta parola con cui definisci una certa amarezza, è l’odio, una grave malattia dell’anima che deformerà la tua vita.

Dio non ti chiede di essere il migliore amico di colui che ti ha offeso quanto o quanti. Ti chiede di lasciare scorrere l’acqua inquinata e stagnante che avvelena il tuo essere. Ti chiede, per il tuo bene, di perdonare e di permetterti di aprire la porta al dolore che soffoca il tuo cuore. Non augurare niente di male a quella persona. Pregate affinché trovi la luce necessaria e comprenda che il perdono è sempre qualcosa che viene da Dio. Che tu lo dia o lo riceva.

Allo stesso modo in cui il risentimento corrode il cuore di chi dovrebbe perdonare e non lo fa, così l’orgoglio sale gradini nell’animo di chi non ha sufficiente umiltà per chiederlo.

Chiediti se Gesù può perdonare i tuoi peccati, non importa quanto terribili possano essere stati… Cosa ti impedisce di seguire il suo esempio? Perché pensi che l’offesa che ti hanno fatto non meriti il ​​tuo perdono? Nostro Signore morendo sulla croce, ci ha lasciato un messaggio che dovrebbe penetrare nel profondo del vostro essere:

“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34)

Sai cosa stai facendo negando il perdono a qualcuno? Le conseguenze che questo fatto potrebbe avere per la vita eterna e la salvezza della tua anima o di quella dell’altra persona? Credi che la tua sofferenza sia più grande di quella sofferta da Gesù nel Getsemani quando contemplava con immenso dolore il nostro destino se non si fosse sacrificato? Pensi di essere più o migliore di Dio?

Inizia scendendo dal piedistallo su cui ti sei messo, sentendoti una vittima, anche se lo sei stata, e liberati, lasciandoti confortare da chi ci ha insegnato cos’è l’amore.

“…un cuore spezzato e umiliato, tu, o Dio, non disprezzare, Signore” (Salmi, 51, 19)


Tu, perdona con tutto il cuore e lascia che Dio giudichi il peccato che è stato commesso. Non sei qui per giudicare nessuno, sei qui – nella prova – per mostrare a Dio con il tuo amore che meriti di tornare a casa e godere al suo fianco del Paradiso eterno.

“Infatti se amate coloro che vi amano, quale ricompensa ne avrete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani?” (Matteo 5-46)

Man mano che avanziamo nella nostra esperienza di vita, le cose tendono anche a diventare più complicate. L’amore della tua vita può diventare il tuo più grande nemico o un estraneo. Il lavoro dei sogni, nel tuo peggior incubo o nella routine che ti uccide. La famiglia perfetta, nell’inferno più grande.

L’umiliazione, la solitudine causata e non voluta, l’indifferenza di chi ti ignora, l’abbandono di chi dovrebbe prendersi cura di te, l’arroganza di chi si crede migliore di chiunque altro, l’incomprensione dovuta alla morte improvvisa di una persona cara, il male della società in cui viviamo, gli abusi. La malattia inaspettata. Invidia, gelosia. Il crimine. Debiti ereditari. L’ingiustizia ha resistito. Il crepacuore che tormenta. Gli incidenti. La bugia.

Tutto quel dolore con cui conviviamo, quella sofferenza che soffoca le nostre vite, crea una massa invisibile e amorfa che non influenza solo il nostro comportamento sociale. Si insinua nel profondo del nostro essere e ci spezza dentro.

La difficoltà più grande non è amare chi non ci ama, perché nostro Signore ci ha fatti attraverso e per amore. Ne siamo predisposti e ad un certo punto, se ci lavoriamo, troveremo un modo per riconciliare il nostro io egoistico con i bisogni degli altri. Con carità.

La sfida più grande di tutte è perdonare e chiedere perdono. Scappiamo sempre dalla sofferenza, ci terrorizza ed è per questo che ci costa così tanto. Il dolore dell’umiliazione per dare o ricevere perdono affoga il nostro ego e invece di intenderlo come una vittoria personale contro l’orgoglio, pensiamo di essere stati sconfitti.

Il “nemico” ne gode, perché ti tiene nell’angoscia e non ti permette di liberarti. Te lo mette in mente e tu semplicemente ti lasci andare, perché la ricompensa è non soffrire e lasciare le cose come stanno. La sensazione è che non cambi nulla nella tua vita, ma non è vero. Il male avanza e tu acconsenti.

Questa Quaresima imponi (per il tuo bene) la santa penitenza di perdonare tutti coloro che corrodono il tuo cuore e di chiedere perdono a coloro che in coscienza credi di doverglielo.

Vi assicuro che questa Settimana Santa sarà totalmente diversa. Quando il Mercoledì Santo ti accosterai al sacramento della Confessione – riconoscendoti peccatore – il Signore ti abbraccerà e ti consolerà con tutto il cuore per aver fatto bene i compiti.