Addì 17/09 ultimo, gruppi della stampa hanno diffuso il ritrovamento di una lettera di D. Lothar Koenig, SJ, a Papa Pio XII. Datata il 14/09/1942, con la quale informa il Santo Padre dell’atroce persecuzione sofferta da cattolici, in particolare sui campi di concentramento nazisti. I servizi, sebbene non sembrino aggressivi, riportano a galla, ancora una volta, l’argomento: Pio XII è stato prudente o omesso nei confronti delle atrocità naziste della 2ª Grande Guerra? – È dunque ciò che tratteremo su questo articolo.
In linea generale, sembra sicuro, alla luce dei dati già pubblicati da seri storiografi – tenendo in conto Actes et Documents du Saint Siège relatifs à la seconde guerre mondiale (Vaticano, 12 volumi, 1965-1981, disponibile sul sito della Santa Sede), di Pierre Blet, Angelo Martini e Burkhart Schneider, e Pie XII et la seconde guerre mondiale d’après lês archives du Vatican (Perrin, 1997), di Pierre Blet –, che il Papa Pio XII era al corrente su quanto avvenisse di perverso contro gli avversari del nazismo. Il problema centrale, comunque, è: Avrebbe dovuto fare lui una grande protesta contro il nazismo o aver attuato di modo prudente, però efficace, come ha attuato?
La precisa risposta a codesto argomento, a nostro avviso, solo lo stesso Pio XII potrebbe darla, ormai si tratta di una sua decisione di propria coscienza. Decisione che, per noi, dopo più di 80 anni dagli eventi, al di fuori del forte calore di quel momento, quasi non è possibile pensare. Comunque, un’intricata domanda impone: Perché, dunque, subito dopo la fine della Guerra, il Sommo Pontefice non si è rivolto al popolo e ha spiegato, di modo chiaro, le ragioni della sua azione silenziosa?
La replica è molto semplice: Perché, lontano dalla sua azione contestata, Pio XII è stato, contrariamente, molto acclamato. Solo di giudei, per attuazione del Papa, migliaia sono stati salvati, in particolare a Roma. E, con giubilo, gli sono stati molto riconoscenti. Solleviamo – fra tanti altri – due fatti illustrativi: la premier israeliana Golda Meir ha dichiarato, nell’ONU, in occasione della morte di Pio XII, nel 1958: “Durante i dieci anni di terrore nazista, quando il nostro popolo ha subito spaventoso martirio, la voce del Papa si è fatta sentire per condannare i carnefici e para esprimere la sua compassione nei confronti delle vittime” (Pergunte e Responderemos n. 461, ottobre 2000, p. 480). Invece, il Gran-Rabbino Zolli, di Roma, si è convertito al Cattolicesimo, prendendo il nome di Eugenio in tributo al Papa Eugenio Pacelli (cf. Pergunte e Responderemos n 446, luglio 1999, p. 325-328).
La forte campagna diffamatoria contro Pio XII è da tanto tempo. Ha avuto inizio, nel 1963, con lo spettacolo teatrale Der Strellvertreter (Il Rappresentante o il Vicario), del direttore tedesco Rolf Hochhuth, cioè, cinque anni dopo la morte del Pontefice e diciotto dopo la fine della Guerra. Qual è la ragione di questi attacchi che durano fino ad oggi? – Gli studiosi non sono unanimi, ma due grandi linee si distaccano di recente: 1) Per mezzo delle accuse a Pio XII, si prova a demoralizzare la Chiesa Cattolica che, all’interno di una società ogni volta più pagana, insiste, per fedeltà a Dio, nel valore della famiglia monogamica e stabile, nella difesa della vita dalla sua concezione fino alla sua fine naturale, nel sostegno all’obbiezione di coscienza, ecc. (cf. Joaquim Blessmann. O Holocausto, Pio XII e os Aliados. EDIPUCRS, 2003) e 2) Nell’attacco a Pio XII, si vendica di questo Papa che molto ha avvertito il mondo sui mali del comunismo (cf. Francisco Vázquez. La verdad de Pío XII. ABC.ES, on-line, 08/04/2020).
Infine, la Sorella Pasqualina Lehnert, ausiliare fedele di Pacelli lungo 41 anni e autrice del libro Pie XII. Mon privilège fut de le servir (Téqui, Paris, 1984), ha sentito da lui, in un mattino di agosto del 1942, in seguito alle informazioni di violenti attacchi nazisti, il quanto segue: “È meglio che in pubblico io mi taccia e che in silenzio faccia, come prima, tutto ciò che è possibile fare in favore di questo povero popolo” (Pergunte e Responderemos n. 305, outubro de 1987, p. 443). E così, in coscienza, lo fece per evitare un male ancora maggiore.
Ecco ciò che, di momento si può dire sull’agire di Pio XII nella Guerra. Agire discreto, ma che difese molte persone. Se avesse protestato pubblicamente, sarebbe, oggi, considerato insensato dai medesimi soliti critici. Imputerebbero, forse, a lui la colpa per tante vite falciate in reazione a ciò che avrebbe detto. Tali parole, dunque, sarebbero tenuto come inconseguenti.
Così sono, allora, attaccati i Papi. A volte perché parlano, a volte perché non parlano!
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Traduttore: Giovanni Gianelli