Il cammino ecclesiale non è immune dalla stanchezza e dallo scoraggiamento e spesso si corre il rischio di restare impigliati nelle reti della rassegnazione, del pessimismo o dei rimpianti. Occorre risvegliare l’inquietudine del Vangelo. Francesco incoraggia vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, seminaristi e operatori pastorali di Lisbona nel corso della recita dei Vespri con circa 1100 fedeli nel Monastero Reale di Santa Maria de Belèm, noto come il Mosteiro dos Jeronimos: “La Chiesa non è una dogana” che separa giusti e peccatori: abbraccia tutti e “non punta il dito”, avverte il Papa mettendo in guardia chi abbraccia la vita consacrata dai rischi del proselitismo e dal rischio di trasformarsi in “funzionari del ministero”.
Il rischio della stanchezza
La stanchezza di Pietro e dei primi discepoli che usciti a pescare nella notte erano tornati a mani vuote è un sentimento che accomuna anche la Chiesa di oggi:
È un sentimento piuttosto diffuso nei Paesi di antica tradizione cristiana, attraversati da molti cambiamenti sociali e culturali e sempre più segnati dal secolarismo, dall’indifferenza nei confronti di Dio, da un crescente distacco dalla pratica della fede. E ciò è spesso accentuato dalla delusione e dalla rabbia che alcuni nutrono nei confronti della Chiesa, talvolta per la nostra cattiva testimonianza e per gli scandali che ne hanno deturpato il volto, e che chiamano a una purificazione umile e costante, a partire dal grido di dolore delle vittime, sempre da accogliere e da ascoltare.
Gesù continua a rialzare la sua Sposa
La percezione del fallimento induce alla tentazione di voler scendere dalla barca, dice il Papa:
Invece, dobbiamo portare al Signore le fatiche e le lacrime, per poi affrontare le situazioni pastorali e spirituali confrontandoci con apertura di cuore e sperimentando insieme qualche nuova via da seguire, fiduciosi che Gesù continua a prendere per mano e rialzare la sua amata Sposa.
Chiamati a gettare di nuovo le reti
Come con i discepoli Gesù infatti viene a cercarci nelle nostre solitudini e crisi per aiutarci a ricominciare. Lui sale sulla barca per cambiare le loro vite, li invita a prendere il largo, proprio nel momento in cui ai pescatori, scesi a lavare le reti rimaste vuote, non restava che tornare a casa a mani vuote:
Fratelli e sorelle, quello che viviamo è certamente un tempo difficile, ma il Signore oggi chiede a questa Chiesa: “Vuoi scendere dalla barca e sprofondare nella delusione, oppure farmi salire e permettere che sia ancora una volta la novità della mia Parola a prendere in mano il timone? Vuoi solo conservare il passato che hai alle spalle oppure gettare nuovamente con entusiasmo le reti per la pesca?”.
Passare dal disfattismo alla fede
“Siamo chiamati a gettare di nuovo le reti e abbracciare il mondo con la speranza del Vangelo” È l’inquietudine buona di Gesù – prosegue il Vescovo di Roma – “che l’immensità dell’oceano consegna oggi ai portoghesi: spingersi oltre la riva non per conquistare il mondo, ma per allietarlo con la consolazione e la gioia” della Buona Notizia. “Non è dunque il tempo di arrendersi, di ormeggiare la barca a riva o di guardarsi indietro o di fuggire da questo tempo perché ci spaventa e rifugiarci in forme e stili del passato”, ammonisce Francesco: questo è il tempo che il Signore ci da per “avventurarci nel mare dell’evangelizzazione e della missione”, per “prendere il largo” e passare, mai stancandosi di pregare in adorazione davanti al Signore, “dal disfattismo alla fede”:
Bisogna lasciare la riva delle delusioni e dell’immobilismo, prendere le distanze da quella tristezza dolciastra e da quel cinismo ironico che ci assalgono dinanzi alle difficoltà.
Non rifugiarsi nel passato. Il Vangelo è per tutti oggi
No ad una pastorale della nostalgia, uno solo è il desiderio: che il Vangelo raggiunga tutti. Il Pontefice cita il giovane San João de Brito, partito secoli fa per l’India, il quale pur di annunciare Gesù parlava e si vestiva allo stesso modo di chi incontrava:
Anche noi siamo chiamati a immergere le nostre reti nel tempo che viviamo, a dialogare con tutti, a rendere comprensibile il Vangelo, anche se per farlo possiamo rischiare qualche tempesta.
Senza dialogo la Chiesa invecchia
Mai dimenticare poi che la pastorale va portata avanti insieme. “Senza dialogo, corresponsabilità e partecipazione” – avverte il Papa mettendo in guardia dalla pretesa di autosufficienza e richiamando tutti all’importanza della relazione e della sinodalità – la Chiesa invecchia”: “Pietro guida la barca, ma sulla barca tutti sono chiamati a calare le reti”, osserva il Papa :
La Chiesa è sinodale, è comunione, aiuto reciproco, cammino comune. A questo tende il Sinodo in corso, che avrà il suo primo momento assembleare nel prossimo ottobre. Sulla barca della Chiesa ci dev’essere spazio per tutti: tutti i battezzati sono chiamati a salirvi e a gettare le reti, impegnandosi in prima persona nell’annuncio del Vangelo. È una grande sfida, specialmente nei contesti in cui i sacerdoti e i consacrati sono affaticati perché, mentre aumentano le esigenze pastorali, sono sempre di meno. A questa situazione, però, possiamo guardare come un’occasione per coinvolgere, con slancio fraterno e sana creatività pastorale, i laici.
Senza mondanità, ma mai senza il mondo
“Mai senza gli altri, mai senza il mondo. Senza mondanità, ma non senza il mondo in un clima di fraternità costruttivo”, prosegue il Papa che ai portoghesi dice: “voi siete una calçada, siete le pietre pregiate di quel pavimento accogliente e splendente su cui il Vangelo ha bisogno di camminare: neanche una pietra può mancare, altrimenti si nota subito”.
Pescatori di uomini nel mare di oggi
L’invito rivolto duemila anni fa da Gesù ai discepoli è quanto mai attuale: diventare pescatori di uomini significa “pescare le persone e tirarle fuori dal mare”, spesso associato nella Scrittura al luogo del male. “Aiutarle a risalire da dove sono sprofondate, risuscitarle da ogni forma di morte”.
Il mandato che il Papa lascia alla Chiesa del Portogallo in questa prima giornata del suo 42.mo viaggio apostolico internazionale è quello di “portare l’accoglienza del Vangelo in una società multiculturale, la vicinanza del Padre nelle situazioni di precariato e di povertà che crescono, soprattutto tra i giovani; l’amore di Cristo dove la famiglia è fragile e le relazioni sono ferite; la gioia dello Spirito dove regnano demoralizzazione e fatalismo”.
Ci sono tante oscurità nella società di oggi, anche qui in Portogallo. Abbiamo la sensazione che sia venuto a mancare l’entusiasmo, il coraggio di sognare, la forza di affrontare le sfide, la fiducia nel futuro; e, intanto, navighiamo nelle incertezze, nella precarietà economica, nella povertà di amicizia sociale, nella mancanza di speranza. A noi, come Chiesa, è affidato il compito di immergerci nelle acque di questo mare calando la rete del Vangelo, senza puntare il dito, ma portando alle persone del nostro tempo una proposta di vita nuova, quella di Gesù
Paolo Ondarza – Città del Vaticano