Papa Francesco chiede un’azione globale per i diritti dei bambini

Al Summit sui diritti dell’infanzia il Papa denuncia lo sfruttamento e l’indifferenza globale verso i più vulnerabili

In occasione del Summit sui diritti dell’infanzia, Papa Francesco ha rivolto un messaggio urgente ai leader mondiali, sottolineando che la protezione dei minori deve essere una priorità globale. Ha denunciato le prolungate sofferenze dei bambini causate dalla povertà estrema, dal lavoro minorile, dalla violenza e dalla tratta di esseri umani. Il Santo Padre ha ricordato che l’indifferenza verso queste ingiustizie costituisce una grave violazione morale, esortando a trattare ogni bambino con dignità, amore e rispetto, indipendentemente dalla sua situazione o dal luogo di nascita.

Ha sottolineato che, nonostante siano stati compiuti progressi in alcuni aspetti della tutela dell’infanzia, c’è ancora molto da fare, poiché milioni di bambini continuano a essere privati ​​della loro infanzia e dei loro diritti fondamentali. Il Papa ha esortato i governi e la società in generale a non permettere che la sofferenza infantile diventi una “normalità” in un mondo che si definisce civile. Ha ribadito che i diritti dei bambini devono essere difesi con urgenza e che è essenziale un’azione collettiva per garantire loro un futuro libero da abusi.

Il Santo Padre ha anche invitato alla speranza, sottolineando la forza dell’unità e della collaborazione internazionale nella lotta per i diritti dei bambini. Nel suo discorso ha anche chiesto un maggiore coinvolgimento delle famiglie, delle istituzioni e delle comunità locali per garantire il benessere dei bambini, con un approccio globale che tenga conto sia dei loro bisogni materiali che di quelli emotivi.

Il Papa ha concluso il suo discorso ricordando che ogni bambino è una benedizione per il mondo e che la nostra responsabilità è quella di proteggere il loro futuro, dando loro gli strumenti per crescere in un ambiente sicuro e amorevole.

Testo completo:

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AI LEADER MONDIALI PARTECIPANTI AL VERTICE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA

Maestà,
cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Saluto i Signori Cardinali e le Personalità qui presenti, in occasione dell’Incontro mondiale sui diritti dei bambini dal titolo “Amiamoli e proteggiamoli”. Vi ringrazio di aver accolto l’invito e sono fiducioso che, mettendo in comune le vostre esperienze e competenze, voi potrete aprire nuove vie per soccorrere e proteggere i bambini i cui diritti ogni giorno vengono calpestati e ignorati.

Ancora oggi, la vita di milioni di bambini è segnata dalla povertà, dalla guerra, dalla privazione della scuola, dall’ingiustizia e dallo sfruttamento. I bambini e gli adolescenti dei Paesi più poveri, o lacerati da tragici conflitti, sono costretti ad affrontare prove terribili. Anche il mondo più ricco non è immune da ingiustizie. Là dove, grazie a Dio, non si soffre per la guerra o la fame, esistono tuttavia le periferie difficili, nelle quali i piccoli sono spesso vittime di fragilità e problemi che non possiamo sottovalutare. Infatti, in misura assai più rilevante che in passato, le scuole e i servizi sanitari devono fare i conti con bambini già provati da tante difficoltà, con giovani ansiosi o depressi, con adolescenti che imboccano le strade dell’aggressività o dell’autolesionismo. Inoltre, secondo la cultura efficientista, l’infanzia stessa, come la vecchiaia, è una “periferia” dell’esistenza.

Sempre più frequentemente chi ha la vita davanti non riesce a guardarla con atteggiamento fiducioso e positivo. Proprio i giovani, che nella società sono segni di speranza, faticano a riconoscere la speranza in sé stessi. Questo è triste e preoccupante. «D’altronde, quando il futuro è incerto e impermeabile ai sogni, quando lo studio non offre sbocchi e la mancanza di un lavoro o di un’occupazione sufficientemente stabile rischiano di azzerare i desideri, è inevitabile che il presente sia vissuto nella malinconia e nella noia» (Bolla Spes non confundit, 12).

Non è accettabile ciò che purtroppo negli ultimi tempi abbiamo visto quasi ogni giorno, cioè bambini che muoiono sotto le bombe, sacrificati agli idoli del potere, dell’ideologia, degli interessi nazionalistici. In realtà, nulla vale la vita di un bambino. Uccidere i piccoli significa negare il futuro. In alcuni casi i minori stessi sono costretti a combattere sotto l’effetto di droghe. Anche nei Paesi dove non c’è la guerra, la violenza tra bande criminali diventa altrettanto micidiale per i ragazzi e spesso li lascia orfani ed emarginati.

Anche l’individualismo esasperato dei Paesi sviluppati è deleterio per i più piccoli. A volte essi vengono maltrattati o addirittura soppressi da chi li dovrebbe proteggere e nutrire; sono vittime di liti, del disagio sociale o mentale e delle dipendenze dei genitori.

Molti bambini muoiono da migranti nel mare, nel deserto o nelle tante rotte dei viaggi di disperata speranza. Molti altri soccombono per mancanza di cure o per diversi tipi di sfruttamento. Sono situazioni differenti, ma di fronte alle quali ci poniamo la stessa domanda: come è possibile che la vita di un bambino debba finire così?

No. Non è accettabile e dobbiamo resistere all’assuefazione. L’infanzia negata è un grido silenzioso che denuncia l’iniquità del sistema economico, la criminalità delle guerre, la mancanza di cure mediche e di educazione scolastica. La somma di queste ingiustizie pesa soprattutto sui più piccoli e più deboli. Nell’ambito delle Organizzazioni internazionali viene chiamata “crisi morale globale”.

Oggi siamo qui per dire che non vogliamo che tutto questo diventi una nuova normalità. Non possiamo accettare di abituarci. Alcune dinamiche mediatiche tendono a rendere l’umanità insensibile, provocando un indurimento generale delle mentalità. Rischiamo di perdere ciò che è più nobile nel cuore umano: la pietà, la misericordia. Più di una volta abbiamo condiviso questa preoccupazione con alcuni tra voi che sono rappresentanti di comunità religiose.


Oggi più di quaranta milioni di bambini sono sfollati a causa dei conflitti e circa cento milioni sono senza fissa dimora. C’è il dramma della schiavitù infantile: circa centosessanta milioni di bambini sono vittime del lavoro forzato, della tratta, di abusi e sfruttamenti di ogni tipo, inclusi i matrimoni obbligati. Ci sono milioni di bambini migranti, talvolta con le famiglie ma spesso soli: il fenomeno dei minori non accompagnati è sempre più frequente e grave.

Molti altri minori vivono in un limbo per non essere stati registrati alla nascita. Si stima che circa centocinquanta milioni di bambini “invisibili” non abbiano esistenza legale. Questo è un ostacolo per accedere all’istruzione o all’assistenza sanitaria, ma soprattutto per loro non c’è protezione della legge e possono essere facilmente maltrattati o venduti come schiavi. E questo succede! Ricordiamo i piccoli Rohinghya, che spesso fanno fatica a farsi registrare, i bambini indocumentados al confine con gli Stati Uniti, prime vittime di quell’esodo della disperazione e della speranza di migliaia che salgono dal Sud verso gli USA, e tanti altri.

Purtroppo, questa storia di oppressione dei bambini si ripete: se interroghiamo gli anziani, i nonni e le nonne, sulla guerra vissuta quando erano piccoli, emerge dalla loro memoria la tragedia: il buio – tutto è scuro durante la guerra, i colori quasi scompaiono –, gli odori ripugnanti, il freddo, la fame, la sporcizia, la paura, la vita randagia, la perdita dei genitori, della casa, l’abbandono, ogni tipo di violenza. Io sono cresciuto con i racconti della prima guerra mondiale, fatti da mio nonno, e questo mi ha aperto gli occhi e il cuore sull’orrore della guerra.

Guardare con gli occhi di chi ha vissuto la guerra è il modo migliore per capire l’inestimabile valore della vita. Ma anche ascoltare i bambini che oggi vivono nella violenza, nello sfruttamento o nell’ingiustizia serve a rafforzare il nostro “no” alla guerra, alla cultura dello scarto e del profitto, in cui tutto si compra e si vende senza rispetto né cura per la vita, soprattutto quella piccola e indifesa. In nome di questa logica dello scarto, in cui l’essere umano si fa onnipotente, la vita nascente è sacrificata mediante la pratica omicida dell’aborto. L’aborto sopprime la vita dei bambini e recide la fonte della speranza di tutta la società.

Sorelle e fratelli, è importante ascoltare: dobbiamo renderci conto che i bambini piccoli osservano, capiscono e ricordano. E con i loro sguardi e i loro silenzi ci parlano. Ascoltiamoli!

Cari amici, vi ringrazio e vi incoraggio a valorizzare al massimo, con l’aiuto di Dio, l’opportunità di questo incontro. Prego perché il vostro contributo possa aiutare a costruire un mondo migliore per i bambini, e quindi per tutti! Mi dà speranza il fatto che siamo qui, tutti insieme, per mettere al centro i bambini, i loro diritti, i loro sogni, la loro domanda di futuro. Grazie a tutti voi e che Dio vi benedica!

* * *

Chiusura del Summit sui Diritti dei Bambini – Ringraziamento

Desidero esprimervi di cuore la mia gratitudine al termine di questo Incontro sui diritti dei bambini.

Grazie a voi le sale del Palazzo Apostolico oggi sono diventate un “osservatorio” aperto sulla realtà dell’infanzia nel mondo intero, un’infanzia che purtroppo è spesso ferita, sfruttata, negata. La vostra presenza, la vostra esperienza e la vostra compassione hanno dato vita a un osservatorio e soprattutto a un “laboratorio”: in diversi gruppi tematici avete elaborato proposte per la tutela dei diritti dei bambini, considerandoli non come dei numeri, ma come dei volti.

Tutto questo dà gloria a Dio, e a Lui noi lo affidiamo, perché il suo Santo Spirito lo renda fecondo e fruttuoso. Padre Faltas ha detto una parola, una frase che mi piace tanto: “I bambini ci guardano”. È stata anche il titolo di un film famoso. I bambini ci guardano: ci guardano per vedere come noi andiamo avanti nella vita.

Da parte mia, per dare continuità a questo impegno e promuoverlo in tutta la Chiesa, ho intenzione di preparare una Lettera, un’Esortazione, non so, dedicata ai bambini.

Grazie ancora a tutti! Grazie a tutti e a ciascuno di voi.