Pandemia: la salute non è un privilegio di pochi

L’arcivescovo Paglia ha presentato i lavori dell’assemblea dell’Accademia per la Vita: “Le disuguaglianze vanno superate”

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Mons. Vincenzo Paglia (C) Vatican Media

Questa “non è un’Assemblea sulla pandemia, bensì su quanto abbiamo imparato con la pandemia e su quali linee impegnarci per un nuovo futuro”. Lo ha detto mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, presentando la 27ª plenaria (la PAV fu fondata nel 1994). Il tema scelto è “La Salute Pubblica in Prospettiva Globale. Pandemia, Bioetica, Futuro”.

I documenti della PAV

Paglia ha ricordato i documenti preparati dalla PAV fin dall’inizio dell’emergenza, a cominciare da “Pandemia e Fraternità Universale” e “L’Humana Communitas nell’era della Pandemia”. Poi i tre documenti dedicati ai più colpiti: anziani, disabili e bambini. “A breve pubblicheremo un documento sui giovani e giovanissimi. Seguendo questo percorso, questa Assemblea, che prevede la partecipazione degli Accademici sia in presenza sia collegati on line, con il “workshop” che vede tra i partecipanti alcuni dei maggiori esperti internazionali, intende porre al centro del dibattito la Salute Pubblica”.

Superare le disuguaglianze

“Mai come in questo periodo abbiamo compreso quanto la salute di ogni singola persona sia collegata a quella di tutti: siamo tutti interconnessi, nel bene come nel male. Non è più sostenibile il privilegio di alcuni senza che altri vengano penalizzati. Differenze, disparità e disuguaglianze negano questa fondamentale evidenza e vanno quindi superate”.

Nuova visione della famiglia globale

L’arcivescovo ha ricordato quanto “delineato da Papa Francesco nella sua Enciclica Fratelli Tutti: siamo parte di un’unica famiglia umana e nessuno potrà salvarsi da solo. Occorre perciò individuare gli snodi che nelle nostre relazioni conducono a mantenere aree di benessere di pochi, a scapito dei tanti. L’ “io” iperindividualista deve cedere il passo al “Noi” della famiglia umana. È un’esigenza che il messaggio del Vangelo illumina, ma che è iscritta nell’orizzonte di una società globale basata su rapporti solidali ed equilibri mondiali perché nessuno sia escluso. C’è bisogno di una nuova visione della famiglia umana globale”.

Accesso alle cure

Paglia ha citato il discorso di ieri di Papa Francesco ieri e ha proseguito: “Se per i paesi occidentali la priorità è rappresentata dai vaccini (e stiamo infatti assistendo allo sforzo vaccinale più grande mai attuato nella storia), non dobbiamo dimenticare la necessità di costruire una sanità equa su scala planetaria. Il tema al centro della riflessione è il futuro della cura e della sanità, se vogliamo prendere sul serio la lezione che la pandemia ci rivolge.


Per la maggior parte della popolazione mondiale, oltre ai vaccini è prioritario un accesso vero ed effettivo alle cure, ma anche ai beni che permettono ‘semplicemente’ di vivere. Dobbiamo superare il divario non solo vaccinale, ma di accesso alla sanità pubblica, abbattendo i problemi collegati alla mancanza di strutture e gestendo con più sapienza le risorse da destinare alle cure”. Senza dimenticare la necessità di garantire un “equo accesso” alle cure stesse.

All’incontro della PAV hanno partecipato il dottor David Barbe, presidente della World Medical Association (WMA) e la professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Consegnato il discorso del prof. Jules Hoffmann, Premio Nobel per la Medicina 2011, sugli aspetti più strettamente scientifici della diffusione del virus.

L’intervento di Barbe

Il presidente del WMA si è soffermato in particolare sulla necessità della prevenzione attraverso i vaccini. Lo scienziato ha evidenziato come casi di eventi avversi, dubbi, paure e disinformazione abbiano contribuito a creare in molti un clima di sfiducia. “I medici e gli altri professionisti della salute sono le voci più affidabili. Dobbiamo continuare a promuovere un’informazione valida e trasparente, enfatizzare i benefici del vaccino e continuare a sottolineare il rischio significativamente maggiore della malattia naturale” ha concluso Barbe.

Carrozza: attenzione ai più fragili

Dal canto suo, la professoressa Carrozza ha affermato che “una ricerca scientifica e un’innovazione tecnologica che siano davvero al servizio delle persone e della collettività devono guardare, come primo target di riferimento, alle categorie più fragili, alle persone più bisognose di assistenza, agli ultimi. Bisogna uscire dalla logica secondo cui le fragilità e le diverse abilità, condizioni che nelle società contemporanee sono ormai molto frequenti, anche a causa della maggiore longevità, siano una sorta di condanna dovuta al fato, il cui peso deve gravare solo sulle spalle dei diretti interessati e dei loro caregiver, cioè quasi sempre delle famiglie.

La fragilità, la diversa abilità – ha concluso – è una problematica sociale, cioè una condizione di svantaggio di cui tutta la collettività deve farsi carico per porvi rimedio, a partire da quanti hanno le competenze e le conoscenze per sviluppare sistemi che aiutino a colmare tali divari”.