“Non sarò mai Erode per gli innocenti”
L’ostetrica di Auschwitz - l’eroica storia di Stanislawa Leszczynska

Stanislawa Leszczynska nacque nel 1896 nel quartiere più povero della città di Lodz, nel centro della Polonia. I Zambrzycki, gente di grande fede e devoti della Madonna, diedero alla figlia il nome Stanislawa in ricordo del santo patrono della Polonia, vescovo di Cracovia e martire. Nel 1908 la famiglia emigrò in Brasile alla ricerca di lavoro, ma tornò dopo due anni, proprio alla vigilia dell’inizio della Prima guerra mondiale. Nel 1914, allo scoppio della guerra, Stanislawa sospese gli studi per lavorare nel Comitato di Aiuto ai poveri. Il 17 ottobre 1917 Stanisława sposò il tipografo Bronisław Leszczyński. Dal matrimonio nacquero quattro figli. Nel frattempo, decise di studiare ostetricia anche perché nella sua città si verifica il più alto tasso di mortalità dei neonati. Studiò a Varsavia nell’Istituto per le ostetriche e ottenuto il diploma, nel 1922, cominciò a lavorare come ostetrica. Amava i bambini perciò le piaceva tanto la sua professione: far nascere la vita. Si meravigliava davanti alla vita nascente. Diceva: “L’atto della nascita è la più bella estasi della natura”. Diventò molto conosciuta e tante donne in attesa da Lodz, ma anche dai dintorni, chiamavano proprio lei per partorire. Da donna di grande fede, Stanislawa entrò nel Terz’Ordine Francescano e vive semplicemente come il Poverello d’Assisi.
La vita di Stanislawa e della sua famiglia fu sconvolta dopo l’invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche che segnava l’inizio del secondo conflitto mondale e dell’occupazione tedesca. In Polonia nasce il ben organizzato movimento della resistenza. Il marito e i figli di Stanislawa entrarono nell’organizzazione clandestina. Il marito lavorava come tipografo e i figli trovarono lavoro come tramvieri. Nella tipografia si stampavano i documenti e il materiale per le strutture clandestine polacche ed anche per gli ebrei del ghetto di Lodz organizzato dai tedeschi. La linea del tram passava vicino al ghetto e i figli di Stanislawa riuscivano a passare dentro sia gli aiuti sia i documenti falsi per gli ebrei. Furono scoperti il 18 febbraio 1943 e nella notte tra il 19 e il 20 febbraio 1943 i tedeschi della Gestapo organizzarono un blitz nella casa di Leszczynski: Stanisława fu arrestata insieme a Sylwia, Stanisław ed Henryk, mentre il marito e il figlio Bronisław sfuggirono alla cattura. Stanisława e Sylwia furono portate nel campo di concentramento di Auschwitz il 17 aprile 1943, mentre Stanisław ed Henryk furono rinchiusi nel campo di concentramento di Mauthausen.
Stanislawa viene rinchiusa nel campo di concentramento di Birkenau che si trova vicino ad Auschwitz e riceve il numero 41335. Quel campo fu costruito nel 1941 presso la cittadina Brzezinka (in tedesco Birkenau), a circa 3 km dal campo Auschwitz, e divenne il più esteso campo di sterminio tedesco dove potevano essere imprigionate fino a oltre 100 mila persone. Era dotato di quattro grandi crematori.
Leszczynska, spogliata di tutto, riuscì però a nascondere il certificato tedesco di ostetrica. All’inizio viene impiegata insieme con la figlia per trasportare l’argilla. Ma in un certo momento apprese che si ammalò l’ostetrica del campo, Klara, una vera infanticida condannata in Germania per aver praticato aborti.
Va spiegato che tra le prigioniere erano numerose le madri in attesa e i tedeschi avevano dato l’ordine di sopprimere ogni bambino che nasceva. “L’ostetrica” tedesca uccideva i neonati in modo terribile: subito dopo il parto, senza fare il nodo al cordone ombelicale, i bimbi venivano affogati in un barile e dopo, sotto lo sguardo della madre, gettato in pasto ai topi. Secondo gli ordini dovevano essere uccisi tutti i bambini appena nati. La situazione cambiò con l’arrivo ad Auschwitz del dott. Mengele che faceva al campo gli esperimenti pseudoscientifici, anche sui bimbi. Allora, lui diede l’ordine di annodare il cordone ombelicale dei neonati. In questo modo si aprì la strada per poter salvare i bambini.
Quando a maggio 1943 si ammalò Klara, Stanislawa fermò il medico del campo mostrandogli il certificato di ostetrica. Fermare un tedesco nel campo era un grave “crimine” che poteva essere punito con la morte, ma il medico, sorpreso e stupito, la mandò nella “baracca parto”.
Le donne partorivano all’interno di una baracca con al centro «una stufa» di mattoni, circondata da trenta brande separate, su ogni branda dovevano dormire 5-6 donne. Le donne partorivano su questa stufa, prive di tutto. Leszczynska era sempre al loro fianco: lavorava giorno e notte per le madri in attesa e per i «suoi» bambini, nessun parto avveniva senza di lei ed ella cercava in continuazione lenzuola, bende, fette di pane, medicinali. Sempre mite, umile, buona.
Ogni giorno Stanislawa, con la sua fede forte e gioiosa, organizzava la preghiera per tutti, prima di tutto il Rosario e, attorno a lei, lo recitavano le detenute del campo.
Tra le donne in attesa, il 20 dicembre 1944, venne nella «sala parto» del lager Jadwiga Machaj, prigioniera 87263 che Stanislawa aiutò a partorire: nacque una bambina. L’ostetrica chiese alla donna che nome voleva dare alla figlia. Sentendo la risposta: «Non lo so», Stanislawa volle dare alla neonata il nome Ewa: «sarà l’inizio della vita» – disse. Poi versò sulla sua testolina l’acqua del battesimo: «Ewa, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Per la piccola riesce a trovare una coperta di piume. Ewa sopravvive e le viene dato il numero 89243. Un giorno del 1970 Ewa, la bambina nata nel lager, ormai di 26 anni, nel Teatro grande di Varsavia, consegnò a Stanislawa un mazzo di fiori a nome dei bambini sopravvissuti.
Leszczynska, che diceva che non sarebbe mai stata Erode per gli innocenti: aiutò a far partorire 3 mila bambini anche se sopravvissero soltanto 30, altri morirono di fame e di freddo; i bambini con i tratti ariani vennero portati in Germania per essere “germanizzati”.
Una volta libera insieme con la figlia, che anche sopravvisse alla prigionia ad Auschwitz, si recarono a Cracovia: la prima cosa che Stanislawa fece a Cracovia fu la Messa e l’Eucaristia. Quando si furono riprese, tornarono nella città natale di Lodz dove continuò ad esercitare la professione di ostetrica fino al 1957. Non le piaceva parlare di quello che aveva passato e di quello che aveva fatto al campo di concentramento Auschwitz-Birkenau e solo nel 1965 decise di pubblicare le sue memorie intitolate “Rapporto dell’ostetrica di Auschwitz”. Il Rapporto viene pubblicato in un libro con il titolo voluto da Leszczynska stessa: “No, mai! Non si possono uccidere i bambini”.
Si spense l’11 marzo 1974 a 78 anni di età. Nella bara la vestirono con l’abito di terziaria francescana, come aveva voluto.
Dall’anno 1992 nell’arcidiocesi di Lodz si svolgeva il processo di beatificazione di Stanislawa Leszczynska, “fedele laica, madre di famiglia”. Quattro anni più tardi la Congregazione per le Cause dei Santi diede il permesso per l’esumazione del corpo della Serva di Dio che fu trasferito dalla tomba del cimitero nella cripta della chiesa dell’Assunzione di Maria di Lodz dove Leszczynska era stata battezzata.
L’11 marzo 2024 si è conclusa a Lodz la fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Stanisława Leszczyńska: l’atto della chiusura ha avuto luogo nel cinquantesimo anniversario della morte dell’eroica ostetrica di Auschwitz.
Il 17 aprile 2024 il card. Grzegorz Ryś, metropolita di Łódź, il card. Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, mons. Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenzieria Apostolica, mons. Zbigniew Tracz, Cancelliere della Curia metropolitana di Łódź e rev. Łukasz Burchard hanno consegnato alla Congregazione delle Cause dei Santi i documenti raccolti durante il processo diocesano di beatificazione della Serva di Dio Stanisława Leszczyńska.
Intanto c’è la continuità del culto privato della Serva di Dio: tante persone, particolarmente le infermiere e le ostetriche, fanno dei pellegrinaggi sulla sua tomba, molte associazioni delle infermiere ed anche una scuola infermieristica portano il suo nome. Tutto questo è l’ulteriore prova della diffusa fama di santità di Stanislawa Leszczynska. Speriamo che presto l’”ostetrica di Auschwitz” potrà essere venerata sugli altari diventando patrona non soltanto delle infermiere ed ostetriche ma anche di tutti quelli che difendono la vita nascente.
Stanisława Leszczyńska si unisce alla schiera dei grandi difensori della vita, come Giovanni Paolo II, Madre Teresa, il prof. Jérôme Lejeune, Carlo Casini. Oggi nel mondo, quando si vuole affermare, anche con le leggi, il “diritto” all’aborto abbiamo bisogno di testimonianza delle persone come Leszczynska. Il motto della vita dell’ostetrica di Auschwitz “Non si possono uccidere i bambini!” diventa un motto della lotta pro-life anche nei nostri giorni.
Il discorso è stato pronunciato il 3 aprile 2025, presso la Pontificia Università della Santa Croce, in occasione della terza giornata dedicata alla santità laicale, sul tema: “Santità e professioni sanitarie”.
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