“Non dobbiamo mai accontentarci dei risultati ottenuti”

Udienza ai Docenti e agli Alunni della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e della Scuola Vaticana di Biblioteconomia

Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i Docenti e gli Alunni della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e della Scuola Vaticana di Biblioteconomia e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Eccellenza,
Onorevoli Ministri,
Reverendissimi Prefetti,
Cari professori e cari studenti!

Vi ringrazio per essere venuti oggi a festeggiare due significativi anniversari delle Scuole dell’Archivio Apostolico e della Biblioteca Apostolica: i 140 anni della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e i 90 anni della Scuola Vaticana di Biblioteconomia. Sono due istituzioni di alta formazione che giungono a traguardi importanti di cui mi felicito, perché conosco e apprezzo l’impegno che tutti voi profondete in un servizio che ha preparato e prepara molti archivisti e bibliotecari nella Chiesa e nel mondo. È un compito importante, il vostro, quello di favorire e sostenere, con ogni disponibilità, persone che, come dice l’evangelista Luca nel prologo del suo Vangelo, decidono di “fare ricerche accurate in ogni circostanza” per giungere alla verità. Il vostro è veramente un servizio alla “solidità degli insegnamenti ricevuti”, in senso cristiano e umano (cfr Lc 1,3-4). Una solidità tanto necessaria in tempi di notizie a volte diffuse senza verifiche e senza ricerche.

Ed è bello per me vedere questo vostro lavoro formativo, che richiede continuo aggiornamento, e constatare la stima di cui queste due Scuole sono circondate. Perciò sono grato per l’impegno profuso in vista del pieno riconoscimento istituzionale di cui queste Scuole possono godere.


Dobbiamo però essere consapevoli che non bisogna mai compiacersi dei risultati ottenuti: siamo di fronte a sfide culturali decisive ed epocali. Mi permetto di indicarvene alcune che – sono convinto – sono ben presenti anche a quanti vi guidano a livello formativo. Penso ad esempio ai grandi temi legati alla globalizzazione, al rischio dell’appiattimento e della svalutazione delle conoscenze; penso al rapporto sempre più complesso con le tecnologie; alle riflessioni sulle tradizioni culturali che devono essere coltivate e proposte senza imposizioni reciproche; penso al bisogno di includere e non escludere mai nessuno dalle fonti della conoscenza e, nello stesso tempo, di difendere tutti da ciò che di tossico, malsano e violento si può annidare nel mondo dei social e delle conoscenze tecnologiche.

In tale contesto, la prima capacità che vi verrà richiesta sarà quella di una grande apertura al confronto e al dialogo, la disponibilità all’accoglienza, soprattutto delle marginalità e delle povertà materiali, culturali e spirituali. Possano davvero gli studi misurarsi con la fragilità e con la ricchezza degli uomini di oggi! E questo non vale solo per voi allievi, ma anche per i professori che vi guidano.

Le nostre due Scuole hanno conosciuto in questi anni riforme profonde, ma devono continuare a confrontarsi con le necessità dei luoghi di conservazione del sapere e con altri analoghi istituti di formazione professionale, per apprendere e condividere idee ed esperienze, per crescere in apertura ed evitare l’autoreferenzialità. Che brutta! Come noi diciamo in Argentina: “yo, me, mi, conmigo, para mí”, io, me, mi, con me, per me. Questo è brutto! Tutto ciò deve costituire il punto di partenza per un vero rilancio. Credo infatti che a questo devono servire anniversari come quelli che oggi stiamo celebrando: non solo rendere onore a vecchie glorie, o a ricordare con gratitudine quanti hanno voluto e sostenuto in passato queste istituzioni, ma a guardare avanti, al futuro, per avere il coraggio di ripensarsi di fronte alle istanze provenienti dal mondo culturale e professionale.

Queste Scuole possiedono, dalle loro origini, una caratteristica decisiva: quella di avere un’impostazione eminentemente pratica e un approccio concreto ai problemi e agli studi, secondo una linea che ho più volte indicato, perché il confronto con la realtà delle cose vale di più dell’ideologia. Le ideologie uccidono sempre. Da voi si insegna e si impara a essere archivisti e bibliotecari a contatto, oltre che con gli studi, con l’esperienza viva di chi svolge in Biblioteca e in Archivio questa professione; a voi è concesso il privilegio di formarvi attingendo direttamente dal patrimonio secolare che l’Archivio e la Biblioteca hanno il compito e la responsabilità di custodire e di trasmettere alle generazioni presenti e future. E questi contatti, oltre che occasione di apprendimento tecnico, sono anche stimolo di apertura mentale e umana. Questa concretezza e questa apertura siano le stelle polari del vostro futuro cammino e di un deciso rilancio delle due Scuole vaticane.

Con queste speranze benedico di cuore tutti voi e il vostro lavoro. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!